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Ferrara film corto festival

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Allo European Projects Festival arriva Vladimir Olshansky “The laughter – investigation of an identity”, ovvero la magnifca arte della clownerie

Vladimir Moiseyevich Olshansky, classe 1947, russo di San Pietroburgo che oggi vive in Italia, appare sul palco dell’auditorium dell’ex Teatro Verdi, c’è molta aspettativa, qualche dubbio su cosa ci si aspetti. Per chi ha letto il percorso di Vladimir ce ne è qualcuno di meno, per chi è legato a memorie adolescenziali di alcune inquietanti figure di clown nel cinema, affiora qualche intimo timore. Nulla di tutto questo. In effetti, ci si rende conto che pochi sanno, me inclusa, cosa sia la clownerie, l’arte del clown.

Vladimir, in esordio, lo chiede al pubblico. La risposta arriva dal fondo della sala: il clown è un attore. E un attore con un forte talento comico, empatico, con l’impulso di dedicarsi a sviluppare questo dono per tutta la vita. Non è una maschera di carnevale, non può essere interpretato da chiunque. Un ruolo, dunque, vero, dove, spesso il clown è anche l’autore, il drammaturgo, del suo repertorio. Ci sono poesia, filosofia, ironia, pathos ed empatia.

Durante questa serata incredibile ci troviamo di fronte a momenti coinvolgenti della difficile e meravigliosa arte della pantomima, colei che dà maggiore libertà d’azione, non costringendo l’attore a relazionarsi con l’apparato scenico. Il clown, infatti, può creare il proprio mondo ricorrendo alla propria immaginazione e a quella degli spettatori. Non c’è l’impianto della scenografia, che può stimolare ma anche limitare l’immaginazione, c’è lui e il pubblico. E le sensazioni ed emozioni. In un monologo che subito diventa dialogo.

Anche il mondo interiore dell’individuo, i suoi problemi, la sua psicologia, le sue inquietudini e preoccupazioni possono essere la fonte di alcune scenette: l’uomo comune alle prese con un mondo insolitamente grande e complicato.

Il clown-attore è una figura eccentrica, spesso grottesca, la sua arte spazia dalla pantomima al teatro di parola, fondendo tecniche e stili diversi. La clownerie permette di stimolare la creatività. E di coinvolgere e far viaggiare. Prima regola, esserci.

Al Verdi si sono susseguiti momenti di ilarità (come la scena delle uova) e magia (come la scomparsa sotto il cappello di una pallina solo grazie alla spettatrice Maurizia) e momenti intensi di riflessione malinconica (in una lettera d’amore che inizia con romanticismo ma si conclude male, perché non strapparne e tenersene sono la parte buona???).

Vladimir, che ha fondato con Slava Polunin la compagnia di clown Teatr Licedei e ha collaborato con il canadese Cirque du Soleil, ha ispirato la sua visione a quella dei maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton. Anche se, osservandolo, la mia mente è andata subito al mimo Marcel Marceau e, in particolare, alla pellicola che ne narra le vicende, “Resistance – La voce del silenzio”, del 2020, scritto e diretto da Jonathan Jakubowicz. Il giovane Marcel è un aspirante mimo e, durante l’invasione tedesca della Francia durante la Seconda guerra mondiale, si unisce alla resistenza francese, salvando, anche grazie alla sua arte, molti bambini ebrei. Un film da non perdere dove arte e resistenza di abbracciano.

Come Marcel, infatti, Vladimir ha un importante legame con i bambini sofferenti o in pericolo. Nel 1980 Vladimir emigra a New York e mette il suo talento a disposizione di coloro che hanno un reale bisogno di sorrisi e risate: i bambini malati. Si unisce alla squadra di Michael Christensen e sviluppa il suo lavoro come attore-clown e regista. Supervisiona i clown dell’ospedale nell’Unità di cura dei clown del Circo della città.

In Italia, il fratello Yury (attore e regista) e Caterina Turi Bicocchi (attrice e regista), fondano nel 1996 Soccorso Clown, un’organizzazione no-profit di cui diventa direttore artistico. Vladimir e Yury hanno creato il progetto di formazione europeo “Clown in Corsia”, il cui obiettivo è formare clown ospedalieri professionisti. Soccorso Clown, sotto la supervisione dei fratelli Olshansky, ha introdotto questa nuova professione in molti ospedali italiani (oggi 8), tra cui Roma (Bambin Gesù, Policlinico Gemelli e Policlinico Umberto I) e Firenze (Ospedale Pediatrico Meyer).

Nel 2007, Vladimir e il gruppo di Soccorso Clown hanno introdotto in Russia la professione del clown ospedaliero. Il progetto pilota è stato presentato a Mosca nei reparti di oncologia, radiologia pediatrica, endocrinologia e neurochirurgia.

Il potere di un sorriso, ineguagliabile.

“Alla fine degli anni Settanta, quando vinsi un premio a Mosca per le Arti dello Spettacolo, il mio sogno era quello di fondare un Teatro di Clown. Mi sono laureato alla Scuola del Circo di Mosca. Le mie idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Mentre studiavo arti circensi ho avuto modo di incontrare lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, dal cui talento sono stato completamente sedotto. È stato il primo clown a combinare insieme l’Arte del Circo e il teatro. Me ne tornai, allora, a Pietroburgo con l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a un clown ora conosciutissimo e molto dotato, Slava Polunin, fondammo il Gruppo Clown “Lizidei”. Nel frattempo, io misi in piedi il mio primo “one man show”, uno spettacolo con me unico attore clown, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sono stato invitato da Slava a recitare la parte del principale “clown giallo” nel suo “Snow show” al teatro Old Vic di Londra. I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Alla fine degli anni 1990 con mio fratello Yury, regista e attore, e Caterina Turi-Bicocchi, abbiamo fondato “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit per attività artistiche e sociali. Abbiamo fatto esperienza come “hospital-clown” e lanciato questa nuova professione in Italia. Ho cominciato a lavorare al Cirque du Soleil come “guest-actor” in “Allegria” nel 2000. Ho lavorato con loro nelle tournées in Australia e Nuova Zelanda. Dopo una pausa la collaborazione è ripresa nel 2004 a New York, Philadelphia e Toronto. Il lavoro insieme al Cirque du Soleil mi ha indotto a inventarmi un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”, in cui ho potuto in parte mettere in pratica alcune mie idee sulla clownérie. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.” Vladimir Olshansky

Pagina Facebook di Vladimir Olshansky

Foto di Antonella Marchionni, fotopop.it

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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