Vite di carta. Non conoscevo Kent Haruf.
Fino a una settimana fa non conoscevo la scrittura di Kent Haruf, così nitida, le frasi brevi a segmentare con franchezza la realtà intorno ai personaggi e anche i loro sentimenti. Mi assolvo da sola: nel mare sterminato delle opere letterarie ci potranno pure essere aree inesplorate.
E tuttavia ho intenzione di rimediare: il gruppo di lettura della biblioteca del mio paese ha scelto per il mese di luglio l’ultimo romanzo di Haruf, Le nostre anime di notte, uscito postumo presso NN nel 2017 e io l’ho già letto.
La reazione di lettura più forte è stato il senso di vicinanza, pur essendo lontana, in Colorado, la città di Holt che è immaginaria e che accoglie questa storia e le altre racchiuse nella Trilogia della Pianura (che vorrei leggere presto) uscita nel 2016 per le edizioni NN con la sapiente traduzione di Fabio Cremonesi.
Le nostre anime di notte contiene come uno scrigno dalle linee pulite la storia di Addie e Louis: entrambi vedovi da molti anni e vicini di casa, si accordano per passare insieme le notti. A fare la proposta coraggiosa è lei, a spostarsi ogni sera col sacchetto del pigiama è Louis.
Quanto dura questa loro avventura, alcuni mesi. Il tempo che basta per stringere un rapporto di amicizia e familiarità che prescinde all’inizio dal sesso, ma in seguito li coinvolge completamente e li rende felici. Finiscono per fare gite insieme anche durante il giorno, per godere insieme degli agi della middle class a cui appartengono.
Nell’estate Addie ospita per parecchie settimane suo nipote Jamie, un bambino di sei anni che piano piano trova in lei – nonna – e in Louis – nonno improvvisato – una nuova famiglia, mentre i suoi genitori vivono da separati una difficile crisi coniugale.
È una storia che scivola a ogni pagina tra le cose di ogni giorno. Addie e Louis si raccontano reciprocamente la vita che hanno passato, ammettono con franchezza gli errori che hanno commesso, riempiono le notti di ricordi e poi si addormentano l’uno accanto all’altro.
Intanto riempiono le giornate del piccolo Jamie con giochi ed esperienze che ne stabilizzano la emotività, gli prendono il cane Bonnie, amico inseparabile e imperfetto con la protesi a una zampa.
A settant’anni sanno che c’è un prezzo alto da pagare per la libertà con cui lasciano che la città di Holt veda la loro unione. Sono discreti, ma non si nascondono. Dunque la città parla e la voce arriva agli orecchi inorriditi del figlio di Addie.
A questo punto mi sono chiesta quale tra le varianti narrative possibili avrebbe scelto Haruf per raccontare l’America (bigotta) di oggi.
Ho ripreso in mano l’altro grande affresco sul Paese, un racconto corale che graffia sulla disuguaglianza e sulle lacerazioni che lo stanno tagliando a grossi pezzi, una antologia di testi di autori statunitensi a cui ho fatto riferimento altre volte : Racconti delle due Americhe, curato da John Freeman e pubblicato nel 2022 da Mondadori con la traduzione di Federica Aceto.
Lo leggo e lo rileggo con l’angustia che cresce nel ritrovarci una deriva culturale e sociale molto simile nell’Italia di questi anni.
In Un buon vicino è cosa rara di Whitney Terrell il protagonista maschile è insegnante come lo è stato Louis. La sua vicina di casa, Jackie, è una donna di colore che ha con lui un passabile rapporto e che a un certo punto si trova a dover ospitare il nipote Terry: un adolescente che suona la tromba con modi incerti e ha ottimi voti a scuola. Anche lui come Jamie, dicono le voci nel quartiere, non ha un padre che gli stia vicino.
Ecco che si delinea di nuovo una dinamica narrativa a tre, con una coppia di persone mature e un nipote che deve crescere. Tra un uomo e una donna che hanno più passato che futuro e un bambino fragile a cui prestare cura, la nonna nel ruolo che le spetta per appartenenza alla famiglia, il vicino per scelta.
Cosa rara, come recita il titolo, è il fatto che in questo racconto il vicino sostiene per alcuni anni la carriera scolastica di Terry, lo spinge ad andare all’Università del Kansas e solo quando lo accompagna di persona al campus riesce a guardarsi intorno con gli occhi di Terry e a vedere che lì c’è un mondo di bianchi ad aspettarlo.
Con l’intervento nella crescita di Jamie e di Terry di una figura maschile, nonno o maestro che sia, i due racconti prendono strade diverse. Tra le innumerevoli varianti narrative gli autori hanno scelto un seguito particolate per ognuno dei due nipoti.
Il bambino nel romanzo di Haruf viene riportato a casa dal padre, che gli vieta di avere a che fare con Louis. Vieta anche ad Addie di continuare a vederlo, spezzando un amore che tra i due è diventato intanto una ragione di vita. Addie, col suo senso radicato della famiglia, resterà accanto al nipote, mentre i genitori tormentano con nuove liti la convivenza di tutti.
Terrell ha scelto invece di raccontare le scelte che Terry è spinto a fare per mancanza di mezzi economici: per un ragazzo di colore della working class lavorare a tempo pieno non basta a sostenere le spese universitarie ed è meglio arruolarsi nella aeronautica militare.
Quello che il suo mentore può fare è accettarne le scelte e riconoscere quanto sia maturato e si sia fatto una persona forte. Ma soprattutto essere un buon vicino, andare da sua nonna Jackie e rassicurarla dicendole che andare in guerra sugli aerei per Terry non sarà pericoloso.
Nota bibliografica:
- Kent Haruf, Le nostre anime di notte, edizioni NN, 2017
- AAVV, Racconti di due Americhe. Storie di disuguaglianza in una nazione divisa, a cura di John Freeman, Mondadori, 2022
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