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Letture leggere: “Un po’ di follia in primavera” di Alessia Gazzola
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Vite di carta. Letture leggere: Un po’ di follia in primavera di Alessia Gazzola
All’Istituto di Medicina Legale di Roma la specializzanda Alice Allevi sta per concludere il corso di studi e già prova nostalgia per gli ambienti che deve lasciare e per lui, CC, il medico suo superiore e al tempo stesso oggetto amoroso per eccellenza.
Dovrei cominciare da qui, forse, per riprodurre la trama di questo giallo (non del tutto giallo, in parte anche noir) che è il sesto scritto da Alessia Gazzola in cui la protagonista è la giovane dottoressa con la passione per l’investigazione.
Dico il titolo: Un po’ di follia in primavera.Nei Ringraziamenti alla fine del libro l’autrice rende omaggio tra l’altro ad alcuni suoi modelli letterari, in primis a Emily Dickinson per la poesia omonima che riporto nella traduzione di Giuseppe Ierolli:
Un po’ di Follia in Primavera/È salutare persino per un Re,/Ma Dio sia con il Clown -/Che considera questa formidabile scena -/Questo totale Esperimento di Verde -/Come se fosse suo!
Fra titolo e ringraziamenti si estende il romanzo, di cui dovrei riprodurre la trama. Non prima di avere detto che CC ha le stesse iniziali di Claudio Cantelmo, il protagonista del romanzo dannunziano Le vergini delle rocce e che invece si chiama Claudio Conforti ed è “…così dannatamente bello, così invariabilmente sadico. Lui, il pavor nocturnus delle giovinette del sesto anno, il principe della sala settoria, l’incarnazione della voluttà”.
Bello, principe e modello di voluttà: dalla Dickinson la penna disinvolta di Gazzola è volata tra le pagine di D’Annunzio e come un’ape voluttuosa è passata a suggere da fiore a fiore fior di citazioni celebri che fungono da titoli di alcuni capitoli. Si va dal verso di Montale Meriggiare pallido e assorto a una frase del Talmud, “Non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo”, fino all’aforisma di Khalil Gibran: “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”.
Non c’è dubbio che la cornice attorno al romanzo sia accattivante: pillole di saggezza sono distribuite ad arte, oltre che nei titoli, anche nelle riflessioni della protagonista Alice, che è anche la voce narrante di sé stessa e delle peripezie che come medico legale è tenuta ad affrontare tra la vita e la morte di un sacco di gente, che transita nella sala settoria e negli altri ambienti della Medicina Legale.
I vivi sono prima di tutto i colleghi, i famigliari e gli amici di Alice; vivi sono anche i personaggi dell’entourage delle vittime che libro dopo libro hanno un ruolo nella macchina narrativa.
I morti sono le vittime di omicidi più o meno difficili da svelare, che Alice aiuta a ricostruire, per l’appunto, nella doppia veste di medico legale e di collaboratrice estemporanea dell’ispettore Calligaris.
Nel giallo, di cui ancora non ho riprodotto la trama, a morire è uno psichiatra molto in vista, dalla personalità affascinante e magnetica. Alice Allevi se lo ricorda bene, perché Ruggero D’Armento è stato suo professore alla facoltà di Medicina e in tempi recenti ha fatto da consulente alla polizia in un caso di suicidio di cui si è occupata.
Ora le occorre addentrarsi nei sentieri della psichiatria, se vuole essere di aiuto a Calligaris in una inchiesta più delicata delle altre, dove si intrecciano le vicende familiari della vittima e le storie di disagio di alcuni suoi pazienti coinvolti a vario titolo nelle indagini.
Alice stessa, trovandosi a un punto di svolta della propria vita sentimentale (con un uomo che non è CC), chiede sostegno alla collaboratrice del professore, mentre attraversa quella zona destabilizzata della vita interiore da cui è più facile sentire empatia per chi è borderline. Insomma, tutto concorre a rafforzare il suo acume investigativo.
Il colpevole dell’omicidio di D’Armento sarà individuato. Alice Allevi avrà compreso che per lei è tempo di solitudine e che “bisogna prendersi il tempo di soffrire da soli” per guardarsi dentro.
Forse non è più il caso che riproduca la trama. Per il libro parlano a sufficienza la personalità della sua protagonista-narratrice, un po’ pasticciona ma talentuosa, e la scorrevolezza della penna dell’autrice. Da lì è uscito un giallo dal meccanismo ben congegnato e fluente, adatto a una lettura leggera.
Note al testo:
- Alessia Gazzola, Un po’ di follia in primavera, Longanesi, 2016
- Dai romanzi di Alessia Gazzola incentrati sulle vicende del medico legale Alice Allevi è stata tratta la serie televisiva L’allieva, andata in onda per tre successive stagione dal 2016 al 2020.
Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

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Roberta Barbieri
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
mi hai incuriosito. grazie