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Vite di carta /
“Avevamo studiato per l’aldilà…” di Eugenio Montale e altri segnali


Vite di carta. “Avevamo studiato per l’aldilà…” di Eugenio Montale e altri segnali

Stamattina mi trovo all’ufficio anagrafe, primo di una nutrita serie di altri uffici a cui rivolgermi, perché ho smarrito documento di identità e tessera sanitaria. In testa ho i pochi straordinari versi che Eugenio Montale ha dedicato alla moglie Drusilla, scomparsa qualche tempo prima, in una poesia della raccolta Xenia (1964 – 1966):“”Pregava?” “Sì, pregava Sant’Antonio/perché fa ritrovare/gli ombrelli smarriti e altri oggetti/del guardaroba di Sant’Ermete”./Per questo solo?” “Anche per i suoi morti/e per me”./”È sufficiente” disse il prete”.

Cara Drusilla Tanzi, dove sarà finita la piccola busta con i miei documenti. Eccomi qui a subire la trafila delle procedure che mi restituiranno i duplicati, grata tuttavia di poterli ottenere, veri ombrelli della identità sociale di cui ho necessità di riappropriarmi.

Sono con Montale in questo chiamare in causa l’aldilà di fronte ai momenti della vita di ogni giorno in cui occorre un supporto alla nostra sensibilità, una piccola spinta alla forza d’animo che abbiamo, ma che può vacillare nei continui labirinti della quotidianità.

Lo faccio anche oggi, sempre più convinta che le connessioni con l’aldiqua non vadano escluse. Da molti anni le sento e le legittimo.

Il 19 febbraio scorso assisto presso la sede della Fondazione ADO di Ferrara alla presentazione di Sordo “Muta”, il libro intenso che Roberta Marrelli ha scritto in ricordo della sorella Paola scomparsa in giovane età e a beneficio dei lettori che vogliano condividere la sua particolarissima esperienza comunicativa e la fiducia che la vita esiste anche nel dopo. Siamo al terzo incontro della Rassegna ADOttiamo un autore, alla sua prima promettente edizione presso il salotto accogliente della sede di Via Oriana fallaci. Mi emoziono, rifletto, parlo con l’autrice nel corso della conversazione del gruppo intervenuto all’incontro. Torno a casa con una sensazione di pace totale.

Mi ritorna in mente ora un altro testo da Xenia, in cui Montale esprime la reciprocità della comunicazione tra il qui e l’oltre: non rivolgiamoci solo noi ai nostri morti, concordiamo con loro una modalità per continuare a parlarci, contaminiamoci dell’altra dimensione.  “Avevamo studiato per l’aldilà/un fischio, un segno di riconoscimento./Mi provo a modularlo nella speranza/che tutti siamo già morti senza saperlo”. Quante volte ho lanciato e avvertito quel fischio verso e da un altrove che non riesco a sentire lontano. Sono i miei cari a condurmici.

Ho avvertito segnali, e li racconto a Roberta Marrelli dopo che lei ha aperto a noi la sua storia: suscitata dalle domande di Matteo Tosi che le è amico e attore come lei, ci ha appena detto del legame profondo con la sorella affetta da sordità ma forte di carattere e felice della vita. Arresa a un tumore che gliel’ha tolta a quarantacinque anni, ma capace di fare avvertire la sua presenza amorevole in più occasioni, dopo la sua scomparsa.

La reciprocità nel mandarsi segnali d’amore fa parte della storia che ha legato le due sorelle, un capitolo di questa storia viene semplicemente scritto dopo il 29 maggio 1995, giorno del funerale di Paola. La reciprocità si traduce, poi, narrativamente nell’alternarsi delle voci narranti: il corsivo restituisce le parole di Paola: sono racconti di vita, ricordi degli stretti legami familiari, rinforzi affettivi verso Romy-Roberta che nella pagina seguente prende di nuovo la parola per ricordare il vissuto che hanno condiviso. Una citazione per tutte da Paola: “Io ho avuto la fortuna di poter contare su di te per tutta la mia vita”.

Lo stesso che Montale riconosce a Drusilla quando scrive del “radar di pipistrello” con cui la moglie poteva riconoscere anche al buio gli imbecilli col loro “bla bla”, altro che miopia. Lei sì ci vedeva e si faceva bussola per il poeta nell’incedere dentro la vita.

Nei giorni e nei mesi che seguono la scomparsa di Paola accadono fatti che la razionalità spiega a modo suo, ma che per la sensibilità di Roberta Marrelli conducono a sentire la vicinanza della sorella e a crederci. Lo comprendo. Torno a casa sentendomi in cordata con lei e con chi ha modo di staccarsi dal logos per lasciar entrare dentro al proprio spazio-tempo i segnali di un oltre che non va escluso.

Nota bibliografica:

  • Roberta Marrelli, Sordo “muta”, Al.Ce.Editore, 2017
  • Eugenio Montale, Xenia (ultima sezione della raccolta Satura), in Montale. Tutte le poesie, Mondadori, 1990

Cover: tomba di Eugenio Montale e Drusilla Tanzi presso il cimitero di San Felice a Ema, su licenza wikimedia commons

Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani