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C’erano una volta in Italia, nei boschi delle Dolomiti, gli orsi. Ci vivevamo da sempre, in pace e in equilibrio con tutte le specie vegetali e animali.

Poi arrivò l’uomo, che si sentiva superiore ad ogni altra specie, un dio in terra col potere di decidere il destino di tutto ciò che lo circondava, e li ammazzò tutti.

Un giorno capitò che l’uomo si svegliò sentendosi animalista e tanto buono e si dispiacque di averli ammazzati tutti. Così andò in Slovenia, dove strappò alcuni esemplari dal loro habitat per portarli con la forza nei luoghi in cui fino a quel momento li aveva ammazzati.

L’uomo pensò di aver fatto una vera figata: aveva rimediato ai suoi errori ripopolando la zona. Così, con la coscienza a posto, smise di interessarsene. Li lasciò liberi di vivere sulle montagne. E loro stavano là in alto senza dare fastidio a nessuno.

Passarono gli anni, gli orsi si riabituarono a vivere lì. Crebbero e si moltiplicarono. L’uomo, però, non smise di assassinare l’ambiente.

Le montagne col tempo divennero luoghi inospitali nei quali per gli animali vivere era sempre più difficile. Per procurare il cibo per sé e per i propri cuccioli furono costretti, loro malgrado, a scendere verso valle avvicinandosi sempre più alle zone abitate dagli umani. Sempre più affamati, sempre più spaventati.

E fu così che, un giorno, l’uomo-dio-in-terra e l’orso-spaventato-e-affamato si incontrarono. L’uomo quel giorno ebbe paura. E invece che riconoscere il suo errore, la superficialità del suo operato e pensare a provvedimenti da attuare con urgenza che potessero permettere la coesistenza in sicurezza per entrambe le specie, l’uomo decise che l’orso era un animale selvaggio, cattivo e pericoloso e che si stava meglio quando in giro non ce n’erano. Decise quindi che la soluzione era ammazzarli nuovamente.

Morale 1: nella terribile vicenda di Val di Sole l’orso non ha avuto alcuna responsabilità, si è limitato a vivere, ovvero a sopravvivere nel solo modo che gli era possibile, subendo le scelte dell’uomo-dio-in-terra, che come è sempre stato e sempre sarà, fa, disfa, deturpa, uccide, nel nome del proprio ingiustificato delirio di onnipotenza, per poi scaricare la responsabilità dei suoi danni a terzi, che siano umani o addirittura animali.

La morte del giovane in Val di Sole è un fatto orribile, ingiusto e insopportabile per la famiglia, cui vanno le mie sentite e sincere condoglianze. Ma se di colpa si può parlare, questa non va certo addossata all’orso. Parlare di “orso assassino”, e che quindi va punito con la più severa pena possibile, oltre che essere completamente sbagliato, è un’idiozia.
L’orso non può commettere reati alla stregua di un essere umano, né può essere giudicato per le sue azioni. L’orso non fa cose buone o cattive. L’orso fa l’orso. Piantiamola di umanizzarlo e iniziamo ad assumerci le responsabilità delle nostre scelte e delle loro conseguenze.

Morale 2: in questa terribile storia qualcuno può vedere una metafora di qualcosa di ancora più grande, e più grave. Io sono tra questi.

Nella foto  di copertina:  Juan Carrito, forse lo ricorderete, l’orso buono e giocherellone, che é morto il 23 gennaio scorso, dopo 2 ore di agonia sull’asfalto, senza ricevere alcun soccorso, dopo essere stato investito da un’automobile a Castel di Sangro (AQ), nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
Non era lui ad attraversare la strada, ma la strada ad attraversare il bosco, la sua casa.

Nota di Redazione:
Se vuoi firmare la petizione “Salviamo l’orsa JJ4 dal lager del Casteller e dalla morte!” che ha già  superato le 362.000 firme, vai su:   https://www.change.org/p/salviamo-l-orsa-jj4-dal-lager-del-casteller-e-dalla-morte?source_location=petitions_browse

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Alessandra Tuffanelli

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