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Una candela per Julian Assange.
Il 15 Ottobre, in tutto il mondo, 24 ore per la libertà!

Perché vi chiedo di accendere e di mettere una candela per Julian Assange davanti a una finestra?

Se avete la pazienza di leggermi per 4 minuti, ve lo dirò alla fine.

Andiamo per ordine.

Julian Assange è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito. Il suo primo arresto, l’inizio del suo calvario giudiziario, risale al 2010. Ora – dopo il pronunciamento del tribunale britannico e l’autorizzazione dell’ ex ministra dell’Interno Priti Patel – rischia concretamente di essere estradato negli Stati Uniti, dove è già stato condannato a oltre 140 anni di carcere.

Julian Assange ha ricevuto decine di riconoscimenti per la sua attività di giornalista ed editore libero (non ultimo quello di Amnesty International), eppure in questo momento nessun Paese al mondo si è fatto avanti per accoglierlo come rifugiato politico e salvarlo dalla vendetta del governo americano (repubblicano o democratico, in questo caso non conta).  Evidentemente, anche se molti ormai parlano di declino dell’ Impero americano, l’influenza e il potere commerciale degli Usa sull’America Latina e sull’Europa è ancora fortissimo.

Se  il fondatore ed editore di WikiLeaks , perseguitato e incarcerato da molti anni, appare oggi il portabandiera e insieme il capro espiatorio della libertà di espressione e di stampa, i media di tutto il mondo, e segnatamente i media europei – peggio ancora, i media italiani – sembrano averlo dimenticato. Abbandonato al suo destino.

Scrive Sara Chessa su Micomega on line, una delle poche eccezioni alla congiura del silenzio:

Assange 24H, la mobilitazione che sembrava impossibile è qui

Mentre i prossimi passi del processo vengono resi noti e si profila un possibile bivio nell’itinerario giudiziario, il 15 ottobre si terranno – in Italia e nel mondo – ventiquattro ore di manifestazioni di solidarietà verso l’editore di WikiLeaks.
Se guardata da coloro che hanno iniziato la battaglia contro l’estradizione di Assange nel 2019, l’imminente maratona di ventiquattro ore del 15 ottobre a favore della sua liberazione è una sorta di miracolo.
All’epoca dell’arresto, infatti, sembrava che la campagna diffamatoria ai danni del fondatore di WikiLeaks avesse eradicato ogni possibilità per gran parte del pubblico di provare qualsiasi forma di umana compassione per il giornalista, a dispetto della condizione di detenzione arbitraria appurata da un autorevole gruppo di lavoro delle Nazioni Unite già nel 2015, quando Assange era costretto a stare nell’ambasciata ecuadoriana perché la Svezia – che voleva estradarlo per accuse poi archiviate –  si rifiutava di assicurare che non lo avrebbe ceduto, in seconda battuta, agli Stati Uniti. Questi ultimi, infatti, secondo il suo team legale, lo aspettavano al varco per fargli pagare il conto dell’imbarazzo causato al loro governo quando WikiLeaks mostrò che la realtà quotidiana delle guerre in Iraq e Afghanistan era fatta di sistematiche violazioni dei diritti umani e crimini di guerra ai danni di civili.

Per molti Julian Assange è solo un nome, magari ne hanno sentito parlare, ma non conoscono nei particolari la storia e la drammatica avventura politico-giudiziaria di Julian Assange.
Poco o nulla troverete sui grandi giornali e sull’informazione addomesticata e reticente. A tutti gli ‘incolpevoli ignoranti’ consiglio di prendersi un po’ di tempo e di leggere la pagina a lui dedicata da wikipedia, una fonte libera, indipendente, molto documentata e che non può essere tacciata di estremismo: Julian Assange su wikipedia.

Ecco l’ultima riga della pagina wikipedia:
“Il 20 aprile 2022 il tribunale di Londra autorizza formalmente l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti”. Non sappiamo cosa deciderà il nuovo governo britannico, ma se confermasse la decisione già presa, per Assange si aprirebbero le porte delle carceri statunitensi.

Per questa ragione le donne e gli uomini di buona volontà e di nessun potere hanno dato vita alla iniziativa 24hAssange.

Oggi, 15 di ottobre, 24 ore su 24, in oltre 50 città d’Italia e del mondo (in Italia e in Europa, in America Latina, in Australia, a Taiwan) si svolgeranno iniziative (incontri, cortei, flash mob, concerti, trasmissioni, dibattiti…) per la libertà di Julian Assange e per la libertà di informazione.

Invito tutti a leggere il Calendario con il programma e la mappa delle iniziative. E a partecipare, o direttamente o collegandosi da remoto.

Che altro possiamo fare?
Forse –
è quello che oggi mi è venuto in mente – anche un piccola azione individuale, un gesto simbolico, può servire. Può testimoniare che non siamo disposti a lasciare solo Julian Assange, che crediamo non possa esserci democrazia vera senza la libertà di espressione e di informazione.

Una luce, per rompere il buio della persecuzione giudiziaria. Accendere una luce è da secoli, in tutte le culture, il simbolo della memoria, del ricordo, della vicinanza. Il segno tangibile di partecipazione ad un  rito collettivo (religioso o laico che sia). O a una lotta comune contro la violenza del potere.

Appena fa buio, accendete una candela e accostatela a una finestra. Appena fa buio.

Se non vi costa troppa fatica, a Julian Assange e alla libertà di tutti può servire anche il vostro piccolo lume.

 

UNA CANDELA PER ASSANGE

Una candela sì 
Senza vento
Una candela
Dieci trenta
Mille cento
Una candela
Che non si svolga
Tutto in segreto 
Che rimanga accesa
Nella notte
Degli uffici 
Colmi di segreti
Bugie 
Falsi destini
Confezionate verità 
Una candela
Che brucia il silenzio 
Una candela 
Per Assange
Una cento
Una più una 
Senza vento
di Roberto Dall’Olio
sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)