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Cosa è quanto sia sostenibile delle attività umane non è facile determinarlo oggi, quando siamo ormai ad un passo dalla catastrofe climatica e già con un piede nella fossa dei disastri ambientali: scioglimento dei ghiacciai e del permafrost e siccità estrema da una parte, alluvioni e piogge torrenziali fuori stagione dall’altra, con le tragiche conseguenze che conosciamo. Ma chi studia i cambiamenti climatici, le ricadute sull’ambiente e sugli ecosistemi, ci ripete da tempo e quasi quotidianamente ciò che ancora la generalità delle persone non riesce a digerire e, purtroppo, anche i politici, coloro che dovrebbero operare le scelte per il bene delle popolazioni e dei territori, non vogliono capire: le RISORSE del PIANETA TERRA, e quindi anche quelle della UE e del nostro Paese, SONO LIMITATE, perciò vanno difese e tutelate tutte! (QUI)

Il 22 maggio scorso a Roma si sono svolti gli STATI GENERALI CONTRO L’EOLICO E IL FOTOVOLTAICO A TERRA, proprio per portare l’attenzione, ancora una volta, sugli ormai  annosi problemi della distruzione del paesaggio italiano e  i danni irrecuperabili alla biodiversità e agli ecosistemi, tanto ricchi quanto fragili, dell‘aumento indiscriminato del consumo di suolo, ad opera degli impianti industriali di energia cosidetta “sostenibile”. Solo nei primi due mesi del 2024 il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha ricevuto ben 168 richieste di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) relative a progetti di impianti eolici e fotovoltaici a terra, per un totale di 8.378 MegaWatt (MW) pari al 56% dei 15 GigaWatt fissati dalPiano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) come obiettivo da raggiungere entro il 2025. Poco più del 50% dei progetti proposti (4.322 MW) sono impianti a energia solare a terra, il resto è rappresentato da 513 pale eoliche. (QUI)

Da sempre questi scempi di ambiente e natura sono stati ignorati dai media pubblici e privati e dalla stampa locale e nazionale, spesso anzi i nostri bravi giornalisti, da buoni cavalier serventi ai politici di turno e all’impresa/finanziaria che realizza gli impianti e si quota in borsa, (Enel, Sorgenia, AGSM-AIM ecc.) hanno realizzato trasmissioni TV o pubblicato articoli totalmente favorevoli alle rinnovabili industriali ed eretto muri di notizie vaghe e incomplete, per non dire false, contro le ripetute denunce dei  comitati di cittadini e delle associazioni in difesa del territorio.

L’artefice dell’incontro romano è stata #CoalizioneArt 9 (QUI) , che si rifà nei suoi principi generali appunto all’art. 9 della Costituzione, e che in meno di tre settimane ha raccolto circa 500 adesioni all’iniziativa: 90 tra primi cittadini di Comuni e rappresentanti di Amministrazioni locali, 120 tra associazioni ambientaliste e culturali, comitati, e tanti tanti cittadine e cittadini, aziende agricole e imprenditori attive/i nella difesa dell’ambiente e nella tutela del territorio. Provenivano tutti dalle zone invase e danneggiate dalla presenza di enormi  impianti industriali di produzione di energia eolica e/o di fotovoltaico a terra: dal Foggiano e dal Salento, dalla Sardegna e dalla Sicilia, dal Beneventano, dalla Tuscia, dalla Calabria, dall’Abruzzo e dal Molise, e salendo su, lungo l’Appennino, sono arrivati rappresentanti dall’ Umbria e dalle Marche. Erano altresì presenti i comitati antieolico del Mugello e quelli dell’Alta Valmarecchia e Montefeltro, che stanno combattendo proprio ora contro la realizzazione di nuovi impianti eolici di enormi dimensioni (pale alte fino a 230 m) sui crinali appenninici, che la Regione Toscana e il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) hanno approvato o intendono approvare.

Quando si parla di interessi quelli che prevalgono presso quasi tutti i politici non sono quelli delle popolazioni, che da questi impianti ricevono solo danni economici e alla salute, vedendo cancellate le possibilità di uno sviluppo agricolo-ambientale, e turistico-culturale  equilibrati, ma sono gli interessi finanziari delle imprese e delle multinazionali dell’energia,  provenienti la maggior parte dal Nord Europa e da un pò di anni a questa parte anche dal Nord Italia, che hanno tutto da guadagnare dalla loro realizzazione.
Si tratta infatti di investimenti ad elevata remuneratività, assicurata dai finanziamenti a fondo perduto per la realizzazione degli impianti, garantititi anche  dall’enorme flusso di danaro che l’Unione europea ha destinato all’Italia per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, dagli incentivi per la vendita dell’energia prodotta (QUI) e le prospettive di crescita e finanziamento del comparto (PNIEC e PNRR). I costi per la realizzazione dei mega-impianti sono sostenuti ampiamente anche dai contribuenti italiani, anche da quella fetta di popolazione che, pur essendo contraria all’ eolico o al fotovoltaico industriale che gli costruiscono sotto o sopra casa, suo malgrado ne paga la realizzazione attraverso le tasse e altre spese inserite nelle bollette energetiche (luce e gas).  Soldi  pubblici che al 100%, attraverso i finanziamenti nazionali ed europei, serviranno a costruire e piazzare le torri eoliche e i pannelli solari, corredati di tutti gli annessi e connessi, sui crinali delle nostre montagne, nei terreni agricoli e forestali espropriati agli stessi cittadini che oltre al danno subiscono la beffa, se così si può chiamare, di dover convivere con la vista di gigantesche e orribili pale, con il rumore, con i campi elettromagnetici che generano tutto intorno, oltre a tutti i disagi alla salute che la loro realizzazione, mantenimento ed esercizio comportano. Nessun beneficio va al territorio e alla popolazione, si tratta solo di speculazione finanziaria.

Per denunciare i gravi danni economici, ambientali e sociali che derivano ai territori e l’enorme speculazione che si nasconde  dietro al mercato delle rinnovabili,  per dare un segnale forte e chiaro alla politica che così non può e non deve continuare, sono state enunciate le seguenti richieste, che tutti i partecipanti all’evento  hanno condiviso:

1) che i pannelli fotovoltaici debbano essere installati solo sulle superfici edificate, sulle aree degradate o nelle aree di bonifica, al di fuori dei centri storici;

2) che debba essere cancellata ogni forma di incentivo e bandita ogni forma di speculazione a spese delle comunità locali;

3) che gli impianti energetici da fonti rinnovabili possano essere insediati solo ed esclusivamente nelle Aree Idonee definite dalle Regioni, in base a linee guida, senza produrre ulteriore consumo di suolo;

4) che nelle more dell’individuazione delle aree idonee si sospendano nuovi insediamenti;

5) che vengano abrogate le norme che consentono gli espropri di terreni agricoli per la realizzazione di progetti di rinnovabili.

 

 

Coalizione Articolo 9 è formata da numerose associazioni nazionali e comitati territoriali, in questa occasione da Italia Nostra, Amici della Terra, Mountain Wilderness, Ente Nazionale Protezione Animali, ProNatura, AssoTuscania, Altura, l’Altritalia Ambiente, Crinali Bene Comune, Rete Resistenza dei Crinali, Associazione Italiana Wilderness AIW, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, LIPU Puglia e Basilicata, Centro Parchi Internazionale, Salviamo il Paesaggio, GRIG Gruppo Intervento Giuridico, Comitato per la Bellezza, Comitato per il Paesaggio, Emergenze Cultura e Appennino Sostenibile.

Cover: paesaggio italiano – immagine da www.salviamoilpaesaggio.it 

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Marina Carli

Nata x sbaglio a Ferrara, migrata in Toscana per studiare vi è rimasta per amore degli ulivi e delle viti, a cui ha dedicato gran parte della sua vita di studentessa e di agronoma, promuoverndone la cura attraverso tecniche agricole migliorative di agricoltura biologica, ed imparando ad apprezzarne i prodotti nei panel di assaggio. Hobbies: appassionata di cicloturismo. Politicamente: impegnata nel movimento femminista, nel movimento No Tav, nel Consumo critico e nel volontariato a favore delle persone migranti. Ma la vera aspirazione della sua vita è’ fare la contadina… e prima o poi ci riuscirà!

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