TikTok… c’era una volta l’America
Senato e Camera degli Stati Uniti hanno votato una legge la quale stabilisce che, entro fine gennaio 2025, l’app TikTok US vada ceduta: per la precisione, che Bytedance ceda la sua quota, pena la messa al bando della app negli Stati Uniti per “ragioni di sicurezza nazionale”.
La proprietà di TikTok è per il 20% dei fondatori cinesi Bytedance, un altro 20% è dei suoi dipendenti e il 60% è stato comprato dal fondo speculativo finanziario americano BlackRock. Il motivo della legge è il timore che i dati dei consumatori americani vengano usati dal Governo cinese (Bytedance nega). I cinesi però non vogliono vendere, ma non solo: se costretti, si terranno di certo il formidabile algoritmo che è il vero valore dell’app e faranno una battaglia legale contro la norma, che considerano anticostituzionale. La faccenda appare molto protezionistica e poco da “libero mercato” e non piace a tutti gli statunitensi, mentre invece TikTok piace a molti: è popolarissima tra i giovani ed è comunque usata da 170 milioni di americani.
Che si debbano porre vincoli e regole ai big tech è sacrosanto, ma bisogna farlo con tutte le app, non solo quelle cinesi. Vedremo come andrà a finire. Ma questo era solo uno spunto per parlare di un Impero che sembra al tramonto.
Gli Stati Uniti hanno 200 anni di democrazia. Noi italiani al suo confronto, in termini di consolidamento della democrazia, siamo perdenti, usciti come siamo dal fascismo da ottant’anni, e senza averci realmente fatto i conti. Tuttavia, America ha avuto volti e fasi molto diverse le une dalle altre, per questo il giudizio su di essa è controverso. Ha salvato l’Europa due volte, nella prima e seconda guerra mondiale, ma l’ha anche condizionata due volte. La prima con quella pace maledetta del presidente americano Woodrow Wilson che, mettendo sulle spalle tedesche enormi oneri di guerra, sembrava fatta apposta per indebolire la Germania (cioè l’Europa) e che ha contribuito non poco alla nascita del nazismo. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, l’errore non è stato ripetuto, ma si è optato per aiutare (anche col piano Marshall) a far “mettere le brache” agli europei in modo da doverla seguire, l’America, come i bambini seguono la mamma (cosa che avviene tuttora dopo 75 anni).
Dal 1850 al 1914 America ha vissuto un’epoca di straordinaria crescita economica all’insegna del “libero mercato” e di incredibili disuguaglianze (vedi Rothschild col suo petrolio) che portò però anche ad una legge (Sherman Act) che introdusse nel mondo per la prima volta l’idea di una Autorità pubblica che deve regolamentare i mercati, contrastare monopoli e oligopoli se si vogliono tutelare i consumatori. In Italia una legge analoga è arrivata nel 1970, cento anni dopo.
L’America è sia quella del libero mercato, sia quella dell’intervento dello Stato nell’economia. Dopo 70 anni di crescente libero mercato, cade in depressione nel 1929 proprio a causa del liberismo. Con 10 milioni di licenziati (un terzo degli occupati) e un impoverimento di massa, seppure dopo 4 anni (1933) Roosevelt cambia registro: avvia il New Deal, facendo proprie le idee di Keynes (dopo aver seguito Adam Smith per 153 anni) e introduce il ruolo dello Stato nell’economia per avere più occupati e maggiore crescita. Roosevelt divide le banche commerciali (buone) da quelle d’affari (cattive). Le prime erano aiutabili dallo Stato se fallivano, le seconde no. Dunque è la patria del libero mercato ma anche dell’importanza del ruolo dello Stato nell’economia. Lo sviluppo delle imprese private nell’high tech (da Internet al digitale all’AI) è anche il frutto di massicci investimenti pubblici. Il paradosso è di avere abbandonato queste politiche pubbliche (riprese però nel 2023 con l’Inflaction Reduction Act:mille miliardi di investimenti pubblici) proprio mentre la Cina le andava sviluppando, creando così una leadership mondiale nelle auto elettriche, nei pannelli solari e nelle principali tecnologie green.
L’America è anche la patria della difesa dei consumatori e di una libera stampa che non fa sconti ai potenti. E se vogliamo saperne di più sulla guerra Russia-Ucraina conviene leggere il New York Times, il Washington Post o il Wall Street Journal, i quali spiegano da 2 anni, diversamente dai nostri, come sia impossibile battere la Russia anche mandando tutte le armi di questo mondo agli ucraini.
L’America è la patria delle più importanti innovazioni tecnologiche ed organizzative. Agli americani però piacciono molto anche i dollari, e il potere. Qualche dubbio viene, se nel 1961 il capo ingegnere della Olivetti, il visionario cinese Mario Tchou, muore in un’incidente dalla strana dinamica a bordo della sua auto. Qualche dubbio viene, se nel 1962 il fondatore dell’ENI, l’ex partigiano Enrico Mattei, muore in un misterioso incidente aereo, le cui indagini verranno ripetutamente soggette a depistaggio. L’America è anche quella del 1999 che abolisce la divisione delle banche con il democratico Clinton, quando il suo collega di partito Roosevelt le aveva divise, e le fa diventare tutte speculative, avvia la globalizzazione e una serie di guerre finalizzate a difendere la sua leadership mondiale. Ma l’America è anche quella del 1962, quando il Congresso approvò una legge che limitava la libertà degli americani di abbonarsi a periodici comunisti. Il clima era quello della crisi Cuba-Usa. Tre anni più tardi la Corte suprema all’unanimità ritenne però la norma illegittima e contraria al diritto degli americani di leggere ciò che desideravano.
Insomma, una America a due facce. Mi sono persuaso che gli americani sono così perché hanno sviluppato l’auto-coscienza e l’individualizzazione (l’uomo che si fa da sé) ma nello stesso tempo hanno sviluppato (forse per contrasto) la “paura”, da cui il desiderio di controllare tutto e tutti. Basta vedere il sito del Pentagono, ma anche cosa è scritto “apertis verbis” sul retro della cartamoneta del dollaro attorno ad una piramide – simbolo dell’impero – sovrastata dall’occhio del Dio (denaro?) che “favoreggia le nostre imprese” (annuit coeptis) nel novus ordo saeculorum.
Ma tutti gli Imperi hanno una crescita e un declino. Dopo aver governato il mondo nel secolo ventesimo, varrebbe la pena per America darsi una calmata nel ventunesimo, così forse passerebbe la paura per un mondo multipolare, che comunque arriverà.
Photo Cover: America Beautiful Country by James Bo Insogna
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Andrea Gandini
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