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Route one: Palla lunga e pedalare

Tra il 1966 e il 1972 andò in onda sulla BBC un programma intitolato Quiz Ball, nel quale piccole delegazioni delle principali squadre inglesi e scozzesi si sfidavano in un quiz di cultura generale [Qui]. Chi otteneva più punti accedeva al turno successivo, e per mettere a segno ciascun punto – o gol, date le circostanze – bisognava scegliere uno tra i quattro percorsi disponibili con cui attraversare simbolicamente il campo da calcio elettronico presente in studio. Su quel campo, infatti, c’erano quattro vie luminose: dalla più tortuosa alla più diretta, denominata route one, la quale prevedeva una sola e difficilissima domanda.

Fatto sta che, grazie all’enorme popolarità del suddetto programma televisivo, l’espressione route one viene tutt’oggi utilizzata per descrivere la tattica più in voga nel calcio inglese degli anni ’70 e ’80, cioè quella che dalle nostre parti è stata sintetizzata nel concetto di “palla lunga e pedalare”. Insomma, è il modo più diretto – ma non per questo il più efficace – di risalire il campo, proprio come in Quiz Ball.

Sulla scia degli studi effettuati dall’analista Charles Reep nel secondo dopoguerra, il cosiddetto route one football si affermò definitivamente nella seconda metà degli anni ’70, e fu incentivato addirittura dalla Football Association, ossia la federazione calcistica inglese. In particolare, fu l’allora direttore tecnico della stessa federazione a stabilirne i princìpi: si trattava di Charles Hughes, il quale sosteneva che nella maggior parte dei casi non fossero necessari più di cinque passaggi per segnare un gol. Così, al fine di risalire il campo il più velocemente possibile, bisognava lanciare il pallone in delle zone che lo stesso Hughes chiamava POMO (Positions Of Maximum Opportunity), situate, com’è intuibile, nei pressi dell’area avversaria.

Queste e altre idee vennero raccolte in un libro, The Winning Formula, che fu pubblicato nel 1990, ossia all’inizio di una decade in cui la Premier League e il calcio inglese accolsero nuovi stili di gioco, grazie soprattutto all’apporto di giocatori e allenatori stranieri. Tuttavia, già a partire dagli anni ’80 il gettonatissimo route one football suscitò qualche critica, tra le quali spicca certamente quella dell’allenatore Brian Clough.

“If God had wanted us to play football in the clouds, he would have put grass up there.”

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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