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Teatro in Carcere: lo studio teatrale “voci di dentro” alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2024

 

Progetto teatrale Passi Sospesi alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca
studio teatrale voci di dentro
per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2024

Lunedi 25 Novembre 2024, alle ore 16.00, presso la Casa di Reclusione Femminile di Giudecca, sarà presentato voci di dentrostudio teatrale con alcune donne recluse, che hanno partecipato al laboratorio teatrale permanente Passi Sospesi di Balamòs Teatro diretto da Michalis Traitsis e con la collaborazione artistica di Patrizia Ninu, nell’ambito del progetto teatrale Passi Sospesi di Balamòs Teatro negli Istituti Penitenziari di Venezia, e allestito in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2024.

Questa data ricorda il 25 novembre 1960 quando, nella Repubblica Dominicana, furono uccise le sorelle Mirabal, colpevoli di denunciare gli orrori del dittatore dell’epoca e la cultura machista che li alimentava. Da allora divenne il giorno simbolo per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere.

Quello che ancora ci si domanda è come sia possibile non intravvedere soluzioni alle domande: cosa si può fare per contrastare il fenomeno della violenza? Come si può radicalmente agire su una cultura paradossalmente ancora dominante, soprattutto cosa si può fare prima che sia troppo tardi?

Il teatro non ha la pretesa di trovare risposte ma di contribuire ad attivare un lavoro di riflessione, di introspezione e di cambiamento che, pur con difficoltà e fatica, le persone recluse hanno fatto su loro stesse, sui pregiudizi, sugli stereotipi, sul ruolo di eterne vittime, sulla violenza delle stesse donne, le une contro le altre, sul come ritrovare un nuovo modo di essere, di rispettare se stesse e le altre/i, sul depositare la rabbia e la frustrazione del passato per entrare nel dolore senza maschere e per restituirlo in una narrazione, in un gesto, in un movimento, in uno sguardo di solidarietà, di comunanza, di luce e poesia.

Forse attraversavano una strada, forse una frontiera, forse una piazza, forse ogni legge, forse il confine del cielo e l’inizio del mare.

Come vagabonde nella nebbia.

Recitando rosari di sogni abdicati, speranze tradite, corpi violati, errori inconfessabili.

Di nebbia si vestivano per non vedere e sopportare l’Ade, il regno delle anime perdute.

Attraverso la nebbia cercavano segni di salvezza e ripari per intravvedere schegge di luce.

Qualcuna arrivava correndo, un’altra strascicando i passi, un’altra fischiettando, un’altra ancora bisbigliando preghiere e canti e dialogando con le assenze.

Non portavano bagagli, si spogliavano di ogni bene materiale e si riconoscevano in quella bruma dalle voci che premevano per raccontare una storia.

Ciascuna la sua”.

Cover; Le sorelle Mirabal, simbolo del coraggio di tutte le donne vittime di violenza

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