Ho realizzato quanto mi mancasse Valencia e quanto desiderassi tornarci solo quando, a sorpresa, domenica 25 settembre, dopo un bellissimo concerto nella stupenda Sala delle Carte Geografiche del Museo Archeologico di Ferrara, alcuni amici della Corale Veneziani mi hanno proposto di aggregarmi al loro viaggio, previsto per il ponte di fine ottobre.
Mi sono attivata immediatamente per le prenotazioni di volo e hotel e ho cominciato a sognare, ho comprato la Cartoville del Touring Club, ho cercato, senza trovarli, romanzi contemporanei ambientati in quella città (ma ho trovato un interessante saggio di Vittorio Caratozzolo dal titolo VALENCIA – Una città mondo, che presenta una panoramica antologica dei romanzi di Blasco Ibáñez da una prospettiva particolare, un punto di vista urbanistico, architettonico, topografico, spaziale) e mi sono messa ad aspettare ansiosa il 29 ottobre, giorno della partenza.
Sapevo che avremmo assistito a due concerti in due luoghi diversi di Valencia e dei dintorni e anche questo mi rendeva particolarmente felice perché adoro la musica, qualunque musica, e, in più, faccio parte anch’io di un coro e so quanta emozione dà cantare lontano da casa, far conoscere i nostri brani all’estero e realizzare scambi con altri cori.
Ma per ora la protagonista voglio che sia Valencia, avremo tempo per parlare dei cori e del motivo per cui la Veneziani ha viaggiato fino a qui per cantare…
A Valencia abbiamo pure guardato, visitato, ammirato posti nuovi e altri conosciuti, abbiamo gustato tapas e paella e bevuto tanta buona cerveza, da soli o in piccoli gruppi; e, in più, il programma comune prevedeva una escursione di un giorno intero a Gandìa, nel nome dei Borgia!
Io qui racconterò prevalentemente la mia Valencia, quella delle architetture modernissime, che desideravo assolutamente rivedere (Calatrava), o scoprire per la prima volta (Chipperfield, Foster) e quella del centro storico e dei palazzi antichi, di cui avevo solo un ricordo sfocato, visto che la volta scorsa, alcuni anni fa, ero in viaggio di istruzione con una classe, con la responsabilità di docente organizzatrice ed accompagnatrice, il che mi ha reso difficile fare “la turista”.
Tra le scoperte voglio assolutamente citare il Giardino Botanico, fondato nel 1567 e collocato, a cura della Università, nel 1802 nell’attuale sede in Carrer de Quart, non lontano dalle due imponenti Torres de Quart. Ospita specie di tutto il mondo; comprende anche una serra tropicale in ferro bianco del 1859 e un giardino (Umbràculo) in ferro grigio del ‘900. Ci hanno colpito particolarmente le tante palme altissime e le canne di bambù enormi.
Io sono appassionata di mercati, soprattutto quelli in ferro battuto dei primi del Novecento e nelle città spagnole ce ne sono di veramente belli; al Mercato Centrale siamo andati in orario di pranzo appena arrivati il primo giorno; abbiamo ammirato i coloratissimi banchi di generi alimentari di ogni tipo e le cupole, vetrate e ceramiche che arricchiscono la struttura, tipico prodotto di Art Nouveau risalente al 1928.
L’ultima sera, con la nostra preziosa tour-operator Marta, abbiamo raggiunto, per l’aperitivo, il Mercato Colón, ora centro commerciale e sede di baretti e ristoranti molto pittoreschi; è un vero gioiello Art Nouveau, adorno di trecadís, frammenti di ceramica alla Gaudí, in voga all’inizio del Novecento.
Amo moltissimo anche le stazioni ferroviarie, piccole e grandi, antiche e moderne. Il nostro hotel, per una felice combinazione, si trova vicino alla Estació del Nord, opera del 1917 di Demetrio Ribes, ancora un gioiello dell’Art Nouveau, con una sorprendente facciata decorata con ceramiche e un ancor più sorprendente atrio delle biglietterie, per non parlare della sala d’attesa!!!
Il centro storico è ricco di monumenti di altissimo rilievo: la Cattedrale col bellissimo campanile ottagonale denominato Micalet; la Lonja de la Seda, vale a dire la Borsa della seta, capolavoro in stile gotico civile della fine del Quattrocento; una serie di bellissimi palazzi di Ottocento e Novecento di cui ho ammirato gli angoli arrotondati, i decori, i balconi, le finestre.
E veniamo all’architettura modernissima. Quello stesso pomeriggio del giorno dedicato al centro storico e ai grandi viali, me ne sono andata, da sola, a cercare di raggiungere, prima a piedi, poi, quando ho capito che si trovava decisamente in periferia, in taxi, il Palau de Congressos realizzato nel 1998 da Norman Foster, un altro dei miei architetti preferiti; è un palazzo a forma di pesce inclinato, pensato per ricevere la massima luce possibile.
Una giornata intera ho poi dedicato, insieme a una coppia di amici, alla passeggiata nel Jardí del Turia, un parco naturale di 7 chilometri realizzato sul letto dell’omonimo fiume, deviato nel 1957; la “giornata Calatrava” era in realtà iniziata in metropolitana, per raggiungere, anche se con una sola fermata dal nostro hotel, quella disegnata appunto dal famoso archistar valenciano: Alameda, che si caratterizza all’esterno per la curvatura che anche in Italia riconosciamo come suo tipico disegno: il Ponte della Costituzione a Venezia, la Stazione dell’Alta Velocità di Reggio Emilia…
La passeggiata, rallegrata dalla vista di tantissimi Valenciani a piedi, in bici, famiglie con bimbi festanti, ci fa ammirare la “cupola” di vetro del Palau de la Música costruito su progetto di José María Paredes nel 1987 e ci conduce, uno dopo l’altro, ai capolavori di Calatrava: la Città delle Arti, concepita sul tema della natura e dell’acqua e dominata, all’ingresso, dal giardino sospeso dell’Umbracle i cui 55 archi evocano le lische di un pesce; l’Hemisfèric, il cinema detto “l’occhio” che riflette in una vasca la sua semisfera contornata da una “palpebra” in metallo; il Museo delle Scienze “Principe Felipe”, un edificio che assomiglia a una colonna vertebrale e che accoglie un museo interattivo su tre livelli.
Terminata la visita al Museo delle Scienze, ci “tuffiamo” nello straordinario Oceanogràfic, un parco marino disegnato da Felix Candela che riproduce i mari freddi e caldi, offre emozioni fantastiche nell’acquario-tunnel lungo 70 metri e “regala” tre volte al giorno una spettacolare esibizione di delfini.
Siamo giunti quasi al mare e, col Bus 95, arriviamo in prossimità di una sorta di ‘padiglione minimalista’ di 10.000 mq, Veles e Vents, disegnato nel 2006 da David Chipperfield per offrire alle personalità intervenute per assistere all’America’s Cup la migliore vista sulle regate e altre manifestazioni marittime: quattro piani di piattaforme che affacciano sull’orizzonte.
E ora, musica!
Per presentare, a chi non la conosce, la Corale Veneziani, riporto, dal sito web, la sua “storia”.
La costituzione dell’Accademia Corale “Città di Ferrara” risale al 1955 e ha visto come promotori Mario Roffi, presidente dell’istituzione per delega del Sindaco fino alla sua morte, avvenuta nel 1995, Renzo Bonfiglioli vice presidente e il maestro Vittore Veneziani, rientrato nella città natale dopo un trentennio trascorso a Milano come direttore del coro scaligero.
Veneziani portò la sua esperienza e il suo entusiasmo nella nuova attività, assumendone la direzione e l’organizzazione artistica. Da allora l’Accademia, che nel 1958 prese il suo nome per celebrarne la memoria, ha svolto un’intensa, ininterrotta e qualificata attività concertistica in centinaia di concerti, tournée, convegni e rassegne in Italia e all’estero.
Fu per diversi anni diretta dal maestro Emilio Giani. Gli successe, negli anni dal 1980 al 2000, il maestro Pierluigi Calessi, sotto la cui direzione sono state eseguite tre incisioni discografiche e numerose tournée all’estero.
Per l’attività musicale e culturale promossa e realizzata fin dalla sua formazione, l’Accademia ha ottenuto nel 1988 il Premio Willaert e nel 1989 il Premio Stampa. Dal settembre 2000 al 2019 si sono poi succeduti alla guida della Corale V. Veneziani i maestri Giuseppe Bonamico, Stefano Squarzina, Giordano Tunioli, Maria Elena Mazzella; dal settembre 2020 la direzione artistica dell’Accademia è stata assunta dal maestro Teresa Auletta.
Ed è alla direttrice Teresa Auletta che chiedo di parlarmi del progetto che ha portato ai due concerti “valenciani”. La intervisto sul bus che ci riporta a Valencia da Gandía, a conclusione di una giornata di storia, arte e musica. A Gandía sono nati i Borgia, anche Lucrezia, che a Ferrara ha vissuto e sofferto e concluso in convento la sua esistenza e questo particolare legame è all’origine del gemellaggio tra città che ha portato al gemellaggio tra cori.
La storia è questa: Bologna e Valencia sono gemellate dal 1980; quarant’anni dopo, a seguito di un incontro virtuale tra imprenditrici e professioniste bolognesi dell’Associazione Fidapa e donne valenciane dell’Asociazione Evap per condividere esperienze imprenditoriali in tempo di Covid, si è pensato di aderire ad un programma di iniziative turistico-culturali lanciato da due agenzie di viaggi, una bolognese e una valenciana.
In questo ambito, la sezione di Ferrara della Fidapa ha immaginato un gemellaggio di carattere artistico-musicale, coinvolgendo l’Accademia Corale Veneziani, nota come “il coro di Ferrara”; nel contempo, l’assessorato alla cultura di Gandía procedeva all’organizzazione di una giornata di incontro “nel nome dei Borgia” culminata con un concerto serale con il coro Orfeo Borja de Gandía e, per allargare al capoluogo, si individuava nell’importante Studium Vocale San Nicolás il coro gemello, che nella primavera del 2023 ricambierà la visita e sarà ospitato a Ferrara.
I due direttori, della Corale Veneziani e dello Studium Vocale, una volta accettato questo “incontro in amicizia”, si sono spesso sentiti e visti online per concordare gli aspetti musicali, mentre i due tour operator agivano sul piano della organizzazione turistica; ben ventiquattro coristi hanno dato la loro disponibilità ad affrontare, a proprie spese, questa nuova avventura che si è aggiunta agli eventi già in corso di programmazione e di realizzazione.
Per questo, afferma Teresa, per quanto riguarda il repertorio da eseguire, ci si è accordati sulla libertà reciproca di proporre ambiti diversi, ma individuando anche due canti da interpretare insieme, ognuno scelto da ciascuno dei due direttori. La Corale ferrarese, nello specifico, ha portato brani di Vittore Veneziani, tratti dalla raccolta dei “Canti Spirituali di Israele”, più alcuni pezzi di autori del Novecento che erano in corso di preparazione quando si è cominciato ad organizzarsi per il viaggio a Valencia, scelti prevalentemente perché ‘a cappella’ quindi eseguibili senza la necessità di accompagnamento strumentale.
Il coro valenciano, che fa servizio liturgico nella omonima, magnifica chiesa di San Nicolás, ha preferito portare brani del Cinquecento e del Seicento, per cui l’intero concerto ha abbracciato un tempo lungo e molto significativo; l’accordo è culminato nei due brani eseguiti insieme, per i quali si è scelta la caratteristica della ‘notorietà’ accompagnata alla facilità di armonizzazione fra voci che cantavano unitamente per la primissima volta.
I due cori, precisa Teresa, sono abbastanza simili perché entrambi amatoriali e anche come vocalità, nel senso che sono voci ‘non impostate’ seppur formate con lo studio e via via migliorate, grazie ad un lavoro sulla respirazione, sulla emissione, sul controllo della muscolatura e l’attenzione alla postura.
Per quanto riguarda alcune anticipazioni su quello che succederà ad aprile 2023, nella settimana dal 13 al 16, si prevede di organizzare un concerto dei due cori gemelli a Ferrara e un altro, che verrà realizzato col supporto di AERCO, l’Associazione Emiliano-Romagnola Cori, a Bologna.
Col coro di Gandía l’incontro è stato più estemporaneo, ma ugualmente interessante per la evidente diversità del repertorio eseguito; si è concordato anche in questo caso un brano finale da cantare insieme e, trattandosi di Va’ pensiero, l’apprezzamento del pubblico si è manifestato in scrosci di applausi molto sentiti.
Il bilancio complessivo della direttrice sull’esperienza è decisamente positivo, perché molto stimolante è stato ogni momento; è stato importante gustarsi il tempo della quotidianità (pur in versione “vacanza” ) condiviso, è stato utile e stimolante incontrare altri cori, formati da persone allo stesso modo appassionate della musica, è stato divertente pranzare e cenare insieme e scoprirsi turisti curiosi e appassionati delle stesse cose, ma anche desiderosi di scambiarsi preferenze e passioni e curiosità diverse.
Chiudo l’articolo dedicando un’altra immagine alla magnificenza del Palau Ducal di Gandía, visitato in mattinata e mirabile cornice del concerto serale in una delle grandi sale e ringraziando l’Accademia Corale Veneziani per l’opportunità offertami di partecipare ad un’esperienza in cui il piacere del viaggio si è intrecciato con la condivisione di momenti di socializzazione, di arte, di musica, di cultura.
Libri e siti web consultati:
- Cartoville VALENCIA, Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2020
- Vittorio Caratozzolo, VALENCIA. Una città mondo, Edizioni UNICOPLI, Milano 2007
- www.fidapaferrara.org
- www.coraleveneziani.it
Cover: Corale Veneziani e Studium Vocale San Nicolás: i due cori dopo i brani comuni
Cover e foto nel testo di Maria Calabrese
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