Storie in pellicola /
“The Tender Bar”, quando le assenze hanno un peso
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“The Tender Bar”, infanzia e adolescenza del giornalista-scrittore J.R. Moehringer, storia di un’assenza, ma anche di un’immensa presenza
Stato di New York, Long Island, anni Settanta. Un giovane che ha voglia di imparare e crescere, un padre assente e una madre che si destreggia fra lavori precari e difficoltà. Non potendosi più permettere una casa, Dorothy (Lily Rabe) decide di tornare con suo figlio J.R. (prima Daniel Ranieri, poi Tye Sheridan) a vivere a casa dell’anziano padre (il Doc di “Ritorno al futuro”, un burbero Christopher Lloyd), dove dimora anche il fratello Charlie (un favoloso Ben Affleck, recentemente visto in “Air, La storia del grande salto”). Suo marito (Max Martini) li ha abbandonati prima della nascita di J.R. e l’unico modo che il bambino ha di entrare a contatto con lui è ascoltarlo in radio, dove lavora. Un uomo lontano che è e sarà sempre e solo “La Voce”. L’assenza del padre è il punto cardine di “The Tender Bar”, di George Clooney: il padre è un fantasma, una figura inaffidabile e arretrata, carente di empatia, a tratti pure crudele.
Il ruolo paterno viene assunto dal rude ma affettuoso zio Charlie, nel suo bar molto frequentato “The Dickens”, dove, fra libri polverosi e rovinati, si legge tanto, si fanno parole crociate e si chiacchiera, e J.R. apprenderà la vita, in tutte le sue sfaccettature.
Charlie è generoso, non si risparmia per il nipote, soprattutto in sentimenti e amore. Lo stimola a studiare, a perdersi nei libri, a credere in sé, a non mollare mai, a osare. Lui è il suo coraggio, la mano sempre tesa alla ricerca e rivendicazione della propria identità.

La rivincita di J.R. sarà la laurea in lettere a Yale, e dal lavoro come fattorino al The New York Times, la scalata sarà fino al Los Angeles Times e al Premio Pulitzer, nel 2000, per il giornalismo di approfondimento e costume (feature writing).
È la vita di J. R. Moehringer, pseudonimo di John Joseph Moehringer (New York, 7 dicembre 1964), il famoso giornalista e scrittore statunitense, la cui carriera di scrittore inizia, nel 2005, con l’uscita del suo primo romanzo, “The Tender Bar” tradotto con il titolo “Il bar delle grandi speranze” (editore Piemme).
George Clooney lo ha adattato con lo sceneggiatore William Monahan. Di Moehringer si è parlato molto per il suo sostanziale contributo alla stesura di Open, l’autobiografia del tennista statunitense Andre Agassi (2009), così come a Spare (2023), l’autobiografia di Henry, duca di Sussex.
Quel ragazzo aveva sempre sognato di fare lo scrittore, facendo i conti con il suo doloroso passato, da cui troverà riscatto. In un’atmosfera pienamente anni ’70 (auto dell’epoca, vestiti a zampa di elefante, musica rock alla radio), una storia ordinaria di persona straordinaria, bella, di quelle a lieto fine, che pare uscita da un album di foto di famiglia, un racconto pieno di bei sentimenti e di atmosfere dolci, 104 minuti che fanno bene all’anima.
The Tender Bar, di George Clooney, con Tye Sheridan, Ben Affleck, Lily Rabe, Christopher Lloyd, Max Casella, Daniel Ranieri, USA, 2021, 104 minuti.

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Simonetta Sandri
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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