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Joy Story, un corto sull’importanza della gentilezza

Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre. Platone

I cortometraggi animati sono pillole preziose di messaggi importanti, perle che arrivano dritti al cuore e alla mente. Pochi minuti, in un mondo pervaso dalla fretta, che tutti possono trovare nelle lunghe, interminabili e affollate giornate.

Ci sono tante produzioni di tale tipo, Pixar, ad esempio, ne produce molte.

Empatia, comprensione, solidarietà e gentilezza sono i pilastri di Joy Story, una produzione cinese del 2018, diretta da Kyra Buschor, Constantin Paeplow e Kenneth Kua. Omaggio alla Cina nell’anno del cane, il 2018 appunto.

Con questi teneri, simpatici e muti quattro minuti, restiamo sorpresi dal potente effetto di donare con tutto il cuore: ogni buona azione porta con sé una meravigliosa e inattesa ricompensa. Lo scopriremo cammin facendo.

È la storia di Joy, un buffo e sospettoso cagnolino bianco con un grande naso che va a pescare con il padrone e si scontra con un airone un po’ fastidioso e invadente, Heron, un animale che nella cultura orientale simboleggia la bontà.

Joy è felicissimo di andare a pesca, saltella qua e là nel vedere pesci e libellule, scodinzola. Finché sulla barca arriva un alto, allampanato e strano animale che sembra volere proprio i vermi che si trovano nell’appetitoso e ghiotto cestino delle esche.

Un dispetto al suo amato padrone? Il furto va evitato, a tutti i costi.

Il cielo è limpido e il mare è calmo, ma la pesca notturna pare turbata da quell’intruso. Inizia la lotta, un vero – e divertente – braccio di ferro fra i due animali. Il padrone non è cosciente di quanto accade, anzi rimprovera Joy per quella confusione che non comprende. La scena si ripete.

Ma perché mai quell’airone ruba le esche? Cosa se ne fa?

Non diamo nulla per scontato, non fermiamoci alle apparenze, non traiamo mai conclusioni affrettate. Dietro le apparenze e i comportamenti strani, ci sono persone con bisogni diversi. Per le proprie azioni, ognuno ha le sue ragioni. Lo capiremo sul finale.

Joy Story, di Kyra Buschor, Constantin Paeplow, Kenneth Kuan (creative director), 2018

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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