Storie in pellicola /
“Il Mai nato”, incontro con la regista Tania Innamorati
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Tania Innamorati firma un “mockumentary” su un bambino che non vuole nascere. Premio ‘climate change’ al Ferrara Film Corto Festival 2023 (FFCF), l’abbiamo incontrata per soddisfare alcune curiosità.
Guarda “Il Mai Nato” nella versione integrale in fondo all’intervista.
Dopo “One day all of this will be yours”, oggi vogliamo parlare de “Il Mai Nato”, Premio ‘climate change’ del FFCF 2023 dedicato all’interpretazione della tematica relativa al cambiamento climatico a Tania Innamorati e Gregory J. Rossi per l’originalità e l’ironia con le quali vengono trattati tutti i paradossi di una società contemporanea nella loro complessità. Entrambi i corti parlano di un mondo che non dà più molte speranze, un mondo ormai irrespirabile, invivibile e sanguinante consegnato alle nuove generazioni, che tanto ignare del dramma e del pericolo poi non sono.
Profondamenti colpiti da “Il Mai Nato”, la storia del primo e unico bambino al mondo che si è rifiutato di nascere, barricandosi nell’utero materno per 18 anni come forma di protesta sociale e diventando un simbolo per le persone di tutto il Mondo, abbiamo voluto incontrare la regista Tania Innamorati.
Ma prima alcune precisazioni. “Il Mai nato” è un ‘mockumentary’ (un falso documentario) di 20 minuti che racconta, attraverso la voce dei media nazionali e internazionali e di alcuni testimoni, l’epopea di questo bambino che sta bene dove si trova, Sarò Messina.
Un’invenzione geniale che vuole affrontare, in modo ironico, avvalendosi dell’assurdo, le storture della società contemporanea, ponendo un dubbio socio-esistenziale che tutti noi abbiamo avuto almeno una volta: “ha davvero senso nascere in un mondo come questo?”.
Il corto, selezionato in molti festival importanti (fra i quali il “Los Angeles, Italia Film Festival” e il “Bellaria Film Festival”) e vincitore dell’’Audience Award’ al “Festival Afrodite Shorts”, è prodotto dal gruppo tutto al femminile Le Bestevem, in collaborazione con Nero Film, e da Roberto Benuzzi e distribuito da Premiere Film.
Molte le curiosità per Tania, che abbiamo raggiunto telefonicamente, soprattutto sulla genesi del corto, su come è stato progettato e poi costruito e sui progetti futuri.
Le Bestevem, ci anticipa, è l’acronimo che racchiude le dieci iniziali delle fondatrici dell’associazione, creata nel 2013, trasformatasi poi in società di produzione. Anche se oggi sono rimaste in tre (Eva Basteiro-Bertolí, cantautrice e produttrice, Ester Stigliano, architetta e scenografa e Tania Innamorati, produttrice e autrice) hanno voluto mantenere il nome a cui restano molto legate. Un logo simile a quello di Barbie, nella sua travolgente femminilità, un sogno, un progetto culturale, una factory di giovani talenti, un modo di vedere e raccontare la realtà. La volontà di realizzare film che raccontino il mondo nei suoi chiaroscuri, accendere un faro su chi non ha luce, su chi non ha voce.
Alcune domande per Tania, allora, tanta la disponibilità, la cortesia e la gentilezza.
Siamo curiosi di sapere come è nata l’idea de “Il Mai Nato”, quale ne è stata la fortunata genesi? Pensiamo che l’intuizione sia geniale…
Al quinto mese di gravidanza ho avuto un’illuminazione: mi sono chiesta, che mondo lascerò ai miei figli? Quello della gravidanza è un momento davvero molto creativo.
Al tempo frequentavo un corso di sceneggiatura e dovevo pensare a un corto, un progetto da inventare e da descrivere. Ecco arrivare l’idea, mi pareva una follia, ma una cara amica, una brava sceneggiatrice, mi ha detto che l’idea era ottima e funzionava. Poi l’ho scritto in un giorno e mi pareva poco professionale averlo fatto in così poco tempo. Ho però provato a metterci le mani in seguito, ma non sono riuscita a cambiare nulla.
Come lo hai costruito, ci sono molte scene di manifestazioni, di proteste o di folle acclamanti. Sembrano tratte dalla vita reale, è così?
In effetti è così. Mi piace molto mescolare immagini esistenti, giocarci, usarle per raccontare quello che voglio. All’epoca ero rimasta molto colpita dal finto trailer di “Shining” montato come una commedia romantica. Mi affascina come musica e montaggio possano cambiare il senso dell’idea del film, stravolgerlo, come ci si possa servire di alcune immagini per raccontare la propria storia. Il 60 percento delle immagini del corto – tratte dal web, da YouTube, da Vimeo o da archivi a pagamento, sempre non troppo costosi – sono di repertorio, le ho usate e montate per raccontare la mia storia. Nel mio ordine e per la mia finalità.
E poi, aggiungiamo noi, qui ci sono le storture di questo mondo, il potere dei social media, le strumentalizzazioni dei politici, la loro incoerenza e il non rispettare le promesse fatte…
Perché Sarò Messina?
Mi piaceva il connubio fra il nome tipicamente siciliano Saro e quel verbo futuro da usarsi per un bambino che non voleva nascere, da qui Sarò. Se il nome era siciliano bisognava, di conseguenza, ambientare la storia in Sicilia, ed ecco quindi anche il cognome, Messina; mi pareva una scelta drammaturgia interessante e originale. Il tutto in un contesto non ricco e in certi luoghi anche un po’ degradati. Era un set ideale.
Quando avete effettuato le riprese e come avete scelto gli attori?
Le riprese sono state fatte in una settimana, il corto è stato girato interamente e molto prima del montaggio, in epoca pre-Covid. Le mascherine utilizzate parlavano di un mondo divenuto irrespirabile, al momento delle riprese nulla lasciava presagire quello che il Covid avrebbe comportato. Incredibile quindi che quelle mascherine usate per il film siano servite dopo… Alle presentazioni ai festival tutti pensavano, inizialmente, che si trattasse di un film sul Covid. Invece era stato solo un incredibile presagio.
Quanto agli attori, non ho usato attori professionisti, tranne il padre di Sarò. Ci sono poi anche alcuni giornalisti della carta stampata, tra i quali Giorgio Meletti e Guido Torlai. Abbiamo fatto molti provini, tutti siciliani, a parte i ruoli che non lo prevedevano. La nonna di Sarò, Catena, è davvero bravissima. Far recitare in un ‘mockumentary’ un attore non è semplice, l’attore recita sempre e qui servivano persone della società civile che ‘vivono’ la storia. Aurora Peres è la sola attrice adatta a far finta di non recitare che ho voluto. Per questo ho scelto persone di altri mondi.
Progetti per il futuro?
Oggi il corto va in pensione, ha fatto la sua strada, ha dato le sue soddisfazioni. Anche se, in realtà, stiamo ragionando sulla fattibilità di farne un lungometraggio o una serie.
Sto lavorando su un documentario su due Centri di Recupero per bambine e bambini-soldato, in Uganda e in Congo Kinshasa, per la regia di Christian Carmosino e dal titolo provvisorio “Adieu Maman”.
Ad impegnarmi molto anche il “48 Hour Film Project Roma” e il progetto, per cui abbiamo appena vinto un bando, finanziato dall’ambasciata americana, rivolto ai licei artistici multimediali in Italia, che mira a sensibilizzare i ragazzi sull’ambiente attraverso video da loro stessi girati.
In attesa di tanti (bellissimi) progetti futuri, ci salutiamo. Ad maiora, Tania. E grazie.
“Il Mai Nato”, qui sotto nella sua integralità:
Pagina Facebook de “Il Mai Nato”
Tania Innamorati
Giuliese di nascita, romana d’adozione, è laureata in Dams, diplomata presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, ha conseguito un Master in comunicazione presso l’Università per Stranieri di Perugia e un Master in Scrittura Creativa alla Scuola Holden di Torino. Dopo aver seguito la produzione di diversi programmi televisivi per La7 e per TV2000, ha creato la piattaforma Cineama.it: community online per appassionati di cinema finalizzata alla produzione e distribuzione di film indipendenti grazie alle pratiche partecipative della rete, premiata come Miglior Progetto Pilota in Europa da Media nel 2013. Da oltre 10 anni organizza il 48 Hour Film Project Roma, con Le Bestevem di cui è Presidente. Parallelamente scrive, dirige e produce progetti propri. Ha all’attivo il cortometraggio “Eve Al Desnudo”, selezionato al Festival di Cannes 2015, sezione ‘Short Film Corner’, le cui musiche sono state concesse da Ian Anderson, leader dei Jethro Tull.
Per una bella intervista a Le Bestelem
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Simonetta Sandri
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