Stoltenberg, nomen omen
La guerra che c’è, la guerra che verrà e la gerarchia delle canaglie
Tempo di lettura: 7 minuti
Stoltenberg, nomen omen
La guerra che c’è, la guerra che verrà e la gerarchia delle canaglie
Vladimir Putin è il nuovo Adolf Hitler? La domanda mi pare al contempo abnorme e legittima. Abnorme, se penso al male assoluto che il nazifascismo ha costituito nella storia del genere umano, imparagonabile in termini ontologici e “filosofici” con altre ideologie criminali. Legittima, perché solo la convinzione che Putin sia il nuovo Hitler può giustificare la sfrenata corsa al riarmo, testimoniata dai seguenti fatti pubblici:
-un ampio fronte di Paesi tra cui Francia, Italia e Germania chiede alla BEI (Banca Europea degli Investimenti) di finanziare il riarmo europeo;
-paesi storicamente neutrali come la Finlandia (e prossimamente forse la Svezia) aderiscono alla Nato;
-il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel dichiara: “La Russia rappresenta una grave minaccia militare per il nostro continente europeo e per la sicurezza globale. Se non reagiamo in modo appropriato a livello di Ue e se non diamo all’Ucraina un aiuto sufficiente per fermare la Russia, saremo noi i prossimi. Dobbiamo quindi essere ben preparati in termini di difesa e passare alla modalità “economia di guerra”…. È ora di assumerci la responsabilità della nostra sicurezza. …Se vogliamo la pace dobbiamo essere pronti alla guerra”;
-ultimo ma non ultimo, i rigurgiti pseudo-gollisti di Macron, che prima dichiara che non bisogna umiliare la Russia e poi afferma di voler mandare i soldati anche da solo per batterla. Del resto, scriveva De Gaulle, “la Francia non può essere la Francia senza la grandezza”. Bisogna vedere la grandezza di cosa: i francesi chiamano con proverbiale eleganza, boutades, anche quelle che noi chiamiamo cazzate.
Saremo noi i prossimi. Noi chi? Immagino che Michel parli della Francia, dell’Italia, della Germania, perché no del Regno Unito passando prima dalla Polonia, dalla Finlandia, dai paesi baltici, dalla Svezia (e dall’Ungheria? Dalla Turchia? Come dobbiamo considerarle queste, nazioni amiche del satrapo russo? Eppure sono membri della Nato…). Quindi, secondo questa narrazione, Putin sarebbe a capo di una nazione che considera Crimea e Ucraina solo le prime tappe di un disegno di annessione globale su scala paneuropea, sotto il giogo russo.
Qui sotto favorisco una cartina geografica che mostra bene l’espansionismo degli ultimi trent’anni:
Sorpresa. La macchia scarlatta che si è dilatata verso est negli ultimi 24 anni è rossa, ma non è russa. E’ la Nato. Ed è già da aggiornare perchè quella nazione color magenta in alto a destra, la Finlandia, è diventata rossa pure lei. Conosco l’obiezione: la Nato non obbliga nessuno Stato all’adesione. Ma la Nato è un’organizzazione del libero commercio? Un ente filantropico? Un enorme Rotary Club in cui i notabili della Terra si riuniscono per fare il bene dei loro cittadini più sfortunati?
La Nato (Organizzazione del Trattato Nordatlantico) è un’alleanza militare, nata all’indomani della fine della seconda guerra mondiale (1949). Attualmente conta 32 paesi aderenti, di cui solo due sono extra europei, ma uno di questi due, gli Stati Uniti d’America, è di gran lunga il più influente di tutti. Nasce come patto di reciproca difesa nei confronti dell’alleato bolscevico contro il nazismo, l’URSS, che nella spartizione post bellica si prende la Germania dell’Est, gli stati baltici ed è sospettato di avere mire espansionistiche paneuropee: ricordiamo che l’Armata Rossa alla fine del conflitto mondiale era arrivata a 80 km. da Berlino. Il simbolo della spartizione delle spoglie della Germania sconfitta è proprio Berlino, divisa in due fino alla caduta del Muro. Ma perché Berlino fu separata a metà dal Muro? Perché i sovietici, sospettati appunto di mire espansionistiche in tutta l’Europa, decisero a loro volta di creare un’alleanza militare di reciproca difesa – il Patto di Varsavia, 1955, con dentro tra le altre Germania Est, Polonia, Bulgaria, Ungheria e Cecoslovacchia – nata soprattutto sul timore del riarmo occidentale e in reazione all’adesione alla Nato della Germania Ovest. Tutto ciò accadde dopo che c’erano state trattative per l’ingresso della stessa Unione Sovietica nella Nato: ingresso fortemente osteggiato, tra gli altri, da Hastings Lionel Ismay, britannico, segretario generale della Nato stessa, che affermò come tale istanza era paragonabile alla “richiesta di un ladro impenitente di entrare nelle forze di polizia”.
Quel muro che divideva Berlino non c’è più dal 1989. Il Patto di Varsavia si è sciolto nel 1991, assieme al dissolvimento dell’URSS sotto la guida di uno statista troppo visionario e troppo confidente nella buona fede degli “alleati freddi” americani, oltre che irragionevolmente fiducioso nel genere umano: Mikhail Gorbachev. Quindi, in sintesi: il Patto di Varsavia non esiste più da oltre trent’anni, la Nato esiste tuttora ed è foderata di Stati, alcuni dei quali confinanti con la Russia.
Prima domanda: quale dei due fronti vincitori, dopo la guerra sospettosi l’uno dell’altro, aveva più ragione a sospettare dell’altro?
Seconda domanda: come si comporterebbero gli Stati Uniti se il Messico o il Canada entrassero nell’orbita di influenza russa?
Terza domanda: come si sono già comportati gli Stati Uniti d’America, tutte le volte che una nazione del continente americano (o addirittura asiatico) è entrata nell’orbita sovietica o semplicemente ha tentato di intraprendere una propria via economica, sociale e politica, affrancandosi dalla dipendenza dagli USA? (Un suggerimento per rispondere correttamente: non c’è stata solo Cuba, il Cile, l’Argentina. In Porto Rico e Nicaragua gli yankees hanno proprio invaso il paese. Per brevità non mi dilungo sul Vietnam e sull’Iraq).
“Il contesto era che il Presidente Putin aveva dichiarato nell’autunno del 2021, e in realtà aveva inviato una bozza di trattato che voleva che la NATO firmasse, di non promettere più alcun allargamento della NATO. Questo è ciò che ci ha inviato. Ed era una condizione preliminare per non invadere l’Ucraina. Naturalmente, non l’abbiamo firmato. È successo il contrario. Voleva che firmassimo quella promessa, di non allargare mai la NATO. Voleva che rimuovessimo le nostre infrastrutture militari in tutti gli alleati che hanno aderito alla NATO dal 1997, il che significa che metà della NATO, tutta l’Europa centrale e orientale, dovremmo rimuovere la NATO da quella parte della nostra Alleanza, introducendo una sorta di adesione di serie B, o di seconda classe. Abbiamo rifiutato. Quindi, è entrato in guerra per evitare che la NATO, più NATO, si avvicinasse ai suoi confini. Ha ottenuto l’esatto contrario”.
Questa straordinaria spiegazione non è uscita dalle labbra dei putiniani d’Italia, cioè di tutti coloro che per il fatto di avere un’opinione sono tacciati di intelligenza con il nemico. Sono parole di Jens Stoltenberg, attuale segretario generale della Nato. Nomen, omen.
Sei a casa tua. Un appartamento grande, ma un tempo era praticamente un castello. Ci sei dopo avere vinto una gigantesca faida condominiale, quando un tuo predecessore si alleò con dei condòmini – che lui reputava schiavisti, inaffidabili, con la fissa del denaro ma non pazzi – al fine comune di sconfiggere il pazzo austriaco dell’appartamento centrale che voleva annettersi la tua casa, quella dei vicini e gasarti portandosi via i tuoi denti d’oro, se per caso non eri biondo e con gli occhi azzurri (che fosse pazzo si capisce subito dal fatto che lui stesso era moro con gli occhi scuri e forse addirittura ebreo, alla faccia delle origini ancestrali del popolo germanico di cui cianciava). Dopo sessant’anni ti accorgi che, lemme lemme, gli ex alleati si sono comprati tutti gli appartamenti attorno al tuo, e accusano te di essere un espansionista perché hai occupato abusivamente una veranda che dà verso il mare. Allora cerchi di accordarti con loro affinché resti libero l’unico appartamento che non hanno ancora comprato, e che ben prima della lite condominiale era una tua pertinenza, affittata poi a gente con strane simpatie per il pazzo austriaco, i cui muri confinano coi tuoi: ma loro ti dicono di no, che se vogliono lo comprano loro – con il denaro loro comprano quello che gli pare -, ma tu devi stare tranquillo perché tanto nessuno ti vuol fare del male. A quel punto decidi di bucare la parete di confine ed entri nel bagno dell’appartamento vicino, al grido di “liberiamo i bidet dai sederi nazisti”.
In questa storiella tu sei Putin. Questo non depone a tuo favore, perché a casa tua picchi moglie e figli, fai avvelenare i parenti scomodi e fai ammazzare chi racconta quello che sei, cioè una gran canaglia. Ma gli espansionisti, chi sono?
Chiedo scusa per avere paragonato la seconda guerra mondiale a una lite condominiale, la Crimea a una veranda e l’Ucraina a una pertinenza. Chiedo scusa per aver raccontato la storiella di una lite di condominio nella quale, fuor di parabola, chi paga il prezzo più alto in termini di morte e distruzione di un presente (e spesso di un futuro) sono le persone, non i potenti, che al massimo si suicidano quando tutto è perduto, compreso il loro popolo. Non chiedo scusa per la repulsione che provo davanti agli elmetti figurati che indossano questi funzionari al soldo dell’industria bellica, volendo spacciare la tesi che loro sono buoni e c’è un cattivo che vuole entrare a casa nostra. In questa corsa alla nuova guerra mondiale – che è già scoppiata in mezzo mondo, o forse non è mai terminata – non c’è nessun buono. Ma quel che è peggio, non riesco a individuare nessun “potente” che possa essere definito uno statista. Se anche Putin potesse essere avvicinato ad uno Stalin – paragone forse meno assurdo di quello con Hitler -, non avendone peraltro più né la stessa sconfinata ampiezza di territori né l’esercito a disposizione e quindi essendo decisamente meno potente e minaccioso, andrebbe ricordato che Roosevelt e Churchill con Stalin ci fecero la pace.
Anche tra le canaglie andrebbe stabilita una gerarchia. Gerarchia di merito ma anche di convenienza. Esiste la gentaglia convinta della propria follia al punto da poter essere paragonata ai nazi, nel ventunesimo secolo di questo straordinario e allucinante antropocene, e non sono Putin e la sua cricca. Sono gli integralisti religiosi, negli ultimi decenni prevalentemente musulmani (non è sempre stato così). Possono contare su una manodopera di folli, talmente accecati dal fanatismo da ammazzare più islamici loro di tutti. Se non si udisse, flebile e disperata, la voce nel deserto di Papa Francesco avrei la peggiore opinione possibile del Dio degli uomini. In realtà gli uomini mi piacciono ancora meno.
Cover photo: Borodyanka, Kiev, Banksy graphiti
Sostieni periscopio!
Nicola Cavallini
Commenti (2)
Lascia un commento Annulla risposta
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Gran bella e lucida analisi Avv. Cavallini.
Da integrare magari, non per andare fuori tema visto che a mio avviso ha un peso importante,con “l’ambigua” posizione dell’altro grande gigante, la Cina. In guerra commerciale con gli States, ma che fa affari con tutti (paesi Nato e satelliti, Russia e satelliti ed i pochi rimasti neutrali) si compra pezzi di mondo in Europa, Africa ed Asia con
giacimenti di materie prime ed infrastrutture : anche questa è guerra che condiziona ed influenza gli stati ed i popoli ed è una forma soft (solo inizialmente) di lento ma progressivo espansionismo. Ovviamente non le mancano risorse economico finanziarie (enormi) : tra le prime 10 banche al mondo ed oltre, la maggior parte sono made in China; oltre a tecnologie ed armamenti avanzati e di cui è sconosciuta quantità, portata e pericolosità.
Per cui occhio anche alla 3^ potenziale canaglia.
Roberto Farinelli
Assolutamente d’accordo. Il percepito è che gli Stati Uniti, mediante la Nato, cerchino di perpetuare attraverso una alleanza militare sempre più espansa in Europa un dominio sul mondo che non è più loro, nè in termini geopolitici nè economici. La Cina non si preoccupa di “esportare la democrazia nel mondo”: questo problema non se lo pone, nemmeno in termini d’immagine. Esporta il suo potere economico.