Sopravvivere alla stagione delle arance:
le condizioni di vita dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro
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Le condizioni di vita e lavoro dei braccianti stranieri nella Piana di Gioia Tauro
Medici per i Diritti Umani (MEDU) da 12 anni opera nella Piana di Gioia Tauro con la sua clinica mobile, portando avanti il progetto “Campagne aperte: laboratorio di pratiche territoriali per promuovere la dignità della vita e del lavoro”.
12 anni di attività ininterrotta, durante i quali è stata fornita assistenza medica, migliaia di persone sono state informate sui propri diritti e portando all’attenzione delle istituzioni e le precarie condizioni di vita e di lavoro dei migranti impiegati nella raccolta agrumicola sono state rese note all’opinione pubblica.
Durante l’ultima stagione, da novembre 2024 a febbraio 2025, Medici per i Diritti Umani hanno fornito assistenza medica e socio-legale a 371 persone attraverso uscite regolari, tre volte a settimana, presso la tendopoli di San Ferdinando, il casolare di contrada Russo a Taurianova e Largo Bruniani a Rosarno.
Si tratta prevalentemente di uomini di età compresa tra 31 e 50 anni (61%), provenienti da quasi tutti i Paesi dell’Africa occidentale, ma anche dal Maghreb (Tunisia, Marocco, Mauritania), dal Sudan, dal Camerun e dalla Bulgaria. La gran parte di questi lavoratori (87%) possiede un permesso di soggiorno regolare, il 25% è titolare di protezione sussidiaria, il 17% di permesso per lavoro subordinato e il 17% di protezione speciale. Solo il 10% delle persone intervistate da MEDU si trovava in condizioni di irregolarità per il soggiorno e il 3% non ha fornito informazioni. Circa il 78% vive poi in Italia da oltre tre anni e si dedica prevalentemente al lavoro agricolo, spostandosi durante l’anno tra diverse regioni.
Le condizioni lavorative, a 15 anni dalla “rivolta di Rosarno”, continuano ad essere di inaccettabile sfruttamento.
“Nonostante molti braccianti (70% delle persone che hanno fornito indicazioni in merito) abbiano un contratto di lavoro a breve termine (di una settimana, uno, due o tre mesi) – si legge nella nota di MEDU . essi si trovano spesso a subire riduzioni in busta paga, salari inferiori a quelli contrattuali, riposi e ferie ridotti o addirittura inesistenti. I braccianti senza contratto (30% delle persone che hanno fornito informazione sul contratto) sono ovviamente ancor più esposti a condizioni di sfruttamento. Tutti, indipendentemente dalla condizione contrattuale, sono accomunati dallo stato di bisogno, che li espone a una condizione di ricattabilità, con orari di lavoro estremamente elastici e salari che non corrispondono a quanto pattuito.”
Per quanto riguarda la remunerazione dei lavoratori, su 66 lavoratori, il 35% riceve il salario esclusivamente in contanti, il 33% tramite bonifico e il restante 32% con una modalità mista. Ma il 58% ha dichiarato di non ricevere la busta paga e solo una ha affermato di raggiungere le 102 giornate necessarie per la richiesta della disoccupazione.
MEDU ha denunciato poi che anche quest’anno i braccianti sono stati costretti a vivere in strutture alloggiative assolutamente inidonee, di estrema precarietà in contesti periferici, abusivi e insalubri. Mentre resta particolarmente preoccupante la condizione dell’ex tendopoli ministeriale di San Ferdinando, il più grande insediamento informale della Calabria, creata originariamente come presidio temporaneo per ospitare circa 500 persone e diventato oggi un ghetto in continua espansione, con la costruzione di baracche e strutture precarie. Anche gli spostamenti quotidiani verso i luoghi di lavoro avvengono inoltre in condizioni pericolose, con strade dissestate e scarsa illuminazione, fattori che aumentano il rischio di incidenti.
Ci sono stati tentativi da parte delle istituzioni di allestire strutture adeguate, come il Villaggio della Solidarietà di Rosarno, che ha accolto i braccianti precedentemente ospitati nel campo container di Testa dell’Acqua, e il Polo Sociale di Taurianova, che offre accoglienza a circa 96 persone in 24 moduli abitativi. “Tuttavia, a Rosarno – sottolinea MEDU – un progetto finanziato con oltre 3 milioni di euro di fondi europei per la creazione di una rete di accoglienza abitativa e inclusione sociale per i lavoratori migranti e le loro famiglie, che prevedeva la costruzione di sei edifici per un totale di 36 appartamenti, è rimasto bloccato per oltre 12 anni. Attualmente, gli appartamenti restano inutilizzati in attesa dei fondi necessari per l’arredamento. Solo dopo il completamento di questa fase sarà pubblicato il bando per l’assegnazione, aperto anche ai migranti in possesso dei requisiti richiesti.”
Condizione abitativa che unita allo sfruttamento incidono profondamente sulla salute dei lavoratori. Tra i problemi di salute riscontrati, le malattie dell’apparato osteoarticolare e dell’apparato digerente sono le più frequenti, seguite da problemi odontoiatrici e malattie del sistema respiratorio. Non meno rilevanti sono le malattie della pelle oltre che malattie del sistema cardio-circolatorio e i disturbi del sistema genito-urinario.
MEDU ribadisce la necessità di interventi tempestivi e coordinati per affrontare in modo strutturale le criticità legate alle condizioni abitative e lavorative dei braccianti agricoli stranieri e l’urgenza di intervenire per garantire condizioni di vita più dignitose nella tendopoli di San Ferdinando, attraverso il miglioramento dei servizi essenziali: raccolta dei rifiuti, disponibilità di acqua calda, regolarità del servizio elettrico e la presenza costante di un presidio dei vigili del fuoco.
Qui per approfondire: https://mediciperidirittiumani.org/sopravvivere-alla-stagione-delle-arance/.
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Giovanni Caprio
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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