San Valentino in salsa leghista
Mi sono letto il suo profilo agiografico, che si richiama al celebre Martyrologium Hieronymianum del VI secolo, e devo dire che Valentino da Terni mi è sembrato un tipo tosto: vescovo, poi martire, quindi santo. San Valentino, l’originale, che penserebbe dell’asfissiante can can commerciale montato ogni anno per il 14 Febbraio, giorno del suo martirio e festa degli innamorati?
Comunque non c’è niente da fare, abbiamo voluto il capitalismo, e adesso ci tocca anche San Valentino, con il corollario di cioccolatini, scatoline, bigliettini, palloncini, e naturalmente baci bacini e bacetti, tutti necessariamente a forma di cuore.
Quel che non si può proprio vedere, che personalmente non reggo, che tutti i ferraresi di buon senso non sopportano, sono quei cuori che ornano (deturpano) la Torre della Vittoria in piazza Trento Trieste. Un’altra pacchianata, dopo la cometa e il presepe kitsch in Piazza Ariostea, dopo lo stellone accanto allo scalone del Municipio, dopo la ruotina panoramica (senza possibilità di vedere alcun panorama) nei Giardini del Grattacielo ed altre dozzinali invenzioni in giro per Ferrara e che per fortuna ho dimenticato.
Ma il caso della Torre della Vittoria, coperta di cuori rossi luccicati e con alla base un piccolo trono per i patiti del selfie, merita una particolare menzione; non è solo volgare e cretino. ma poco rispettoso per il monumento e per coloro a cui è dedicato. La Torre deve il suo nome alla Grande Guerra e ai suoi caduti. Per ricordarli, all’interno della torre, visibile a tutti i passanti, c’è La Vittoria Alata, una scultura dello scultore ferrarese Arrigo Minerbi.
Ricapitoliamo. Natale è passato, la Befana anche, San Valentino e cuoricini dovremmo levarceli di torno nel giro di una settimana. Ma non è lecito sperare in una tregua. Siamo sotto elezioni e sono sicuro che il sindaco ha in serbo altre sorprese, altre luminarie, altre brutture, altri insulti a una città che voleva essere d’arte di cultura. Prendete nota: c’è il carnevale, c’è la Pasqua (31 marzo), la festa del papà (19 marzo), la festa della mamma (12 maggio). Poi arriva giugno e speriamo che alle elezioni i ferraresi mandino a casa il Pifferaio magico e tutta la sua compagnia di giro. Cosi finalmente spegneremo le luci e Ferrara tornerà Ferrara.
Cover e foto nel testo di Carla Bottoni
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Francesco Monini
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