Salmo fa flip, flop and fly
Cosa ci fa un vecchio appassionato di blues, soul e jazz ad un concerto di Salmo? Ma soprattutto perché ritorna a vederlo e sentirlo dal vivo?
A scanso di equivoci, il vecchio appassionato di black music sono io che son tornato a vedere Salmo dal vivo a Padova il 23 marzo, dopo averlo visto a Bologna il 25 novembre scorso.
Le risposte sono semplici: Salmo è un artista bravo che sa esprimere, in maniera originale, la “musica del diavolo” e quella “dell’anima” con i suoi testi, con la sua musica e con le emozioni che riesce a creare.
Salmo sa interpretare in maniera piena le inquietudini della sua generazione e di quella dei ragazzi di oggi; riesce a parlare direttamente ai ragazzi e alle ragazze, ad arrivare diretto alla loro testa e alla loro anima, è capace di capirli e di farsi capire.
Io credo che, in tempi come questi in cui la comunicazione è sempre più virtuale che reale e sembra più finta che vera, questa sua qualità umana sia incredibile.
“È un artista vero, è bravo, mi piace perché ha il coraggio di chi dice la verità”: sono gli aggettivi che mi hanno riferito più spesso i ragazzi e le ragazze con cui ho parlato al concerto.
Son tornato a vederlo dal vivo perché ne vale la pena sia dal punto di vista musicale che scenografico.
I suoi concerti sono coinvolgenti ed inarrestabili: sono potenti e terapeutici perché fanno star bene. Non c’è mai ripetitività o monotonia nei suoi testi ed i dettagli sono sempre molto curati.
Le sue parole diventano ritmo e musica e la sua musica sa trasformarsi in parola, in sberla, in carezza, in pugno, in abbraccio.
Lui e la sua band attraggono magneticamente con una musica travolgente, con un’energia senza limiti che ricarica all’istante.
I filmati proiettati sullo sfondo risucchiano il pubblico in un allucinante paesaggio surreale che fa viaggiare; sembrano suonare anche loro.
Le parole, sparate come raffiche, colpiscono direttamente nello stomaco e nella testa. La base ritmica è un cuore collettivo che batte fortissimo all’unisono con quello del pubblico.
È difficile inquadrare musicalmente Salmo e questo spiazzamento a cui si è costretti mi sembra un elemento molto positivo per un artista contemporaneo anticonformista, dissacrante e provocatorio perché costringe lo spettatore a non chiedersi che musica è quella che ascolta, ma ti prende per mano con decisione e ti accompagna in un percorso fatto di contrasti ben equilibrati e di meraviglie sorprendenti.
Salmo riesce a mescolare generi diversi con la sapienza e la sensibilità di un grande artista. Rap, hip hop, punk rock, hardcore, blues e pop convivono: a volte in modo conflittuale, a volte in modo naturale.
Io, che non sono un critico musicale, ascoltandolo riconosco sapori dei Rage Against The Machine, dei Metallica, dei Creedence Clearwater Revival, del primo rap dei Run DMC, dei Public Enemy, ma anche la tensione delle poesie di Arthur Rimbaud e la sorpresa delle filastrocche di Gianni Rodari.
Il pubblico partecipa esaltandolo ed esaltandosi in maniera condivisa; è un mare di onde che vibrano, saltano, si agitano, si scontrano, si riuniscono e diventano una cosa sola.
Si capisce che il pubblico gli vuole bene perché sente forte la passione che mette nelle sue interpretazioni. Si sente che Salmo vuole bene a suo pubblico perché non si risparmia ma si concede senza pause.
Salmo, il cui vero nome è Maurizio Pisciottu, nei concerti è accompagnato sul palco da Le Carie, la sua band composta da Daniele Mungai aka Frenetik alla chitarra, Jacopo Volpe alla batteria, Marco Azara alla chitarra, Davide Pavanello aka Dade al basso e da Riccardo Puddu aka Verano.
Questi i brani eseguiti durante il concerto di Padova: Russell Crowe, Stai zitto, Antipatico, Parappapà, Che ne so, Daytona, In trappola, La chiave, Criminale , 1984, Perdonami, PXM, Flop/Ace of Spades, A Dio, Hellvisback, Kumite, 90MIN. Monologo e cambio palco per i brani unplugged: Il senso dell’odio, La prima volta, Lunedì, Aldo ritmo, L’alba, Il cielo nella stanza, Run through the jungle. Chiusura affidata al DJ Set.
Per la cronaca, Salmo sarà a Ferrara il 28 giugno prossimo; se volete un consiglio spassionato da parte di un appassionato, non perdetevi quel concerto: sarà un’esperienza forte ed unica, corroborante e magica ma soprattutto non potrà mai essere un “flop”.
P.S.
Flop è il titolo dell’ultimo lavoro in studio di Salmo che ha avuto un triplo disco di platino, uscito dopo Playlist che ne ha avuti sei, il quale a sua volta è stato preceduto da quattro CD che hanno avuto tutti il disco di platino oppure il disco d’oro.
Flip, Flop & Fly è un brano famoso di Big Joe Turner del 1955, reso ancor più conosciuto da The Blues Brothers nel 1978.
Fotografie di Mauro Presini
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Mauro Presini
Commenti (1)
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Grazie del consiglio, lo seguirò con fiducia. Ringrazio anche per l’articolo che riporta al mondo dei giovanissimi così poco considerati negli spazi a loro dedicati e nella fiducia che gli si dà.