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Ferrara film corto festival

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Risolto il giallo della panchina: individuato l'(ir)responsabile attentatore

Manca meno di un anno alla scadenza del primo governo di destra a Ferrara, è dunque troppo presto per tentare un bilancio dei fatti e misfatti della presente amministrazione. Qualcosa però si può dire, sul carattere e l’inclinazione dei capintesta che abitano lo scalone di piazza Municipale.

Il sindaco Alan Fabbri, o Cetto La Qualunque o Novello Nerone o comunque lo si voglia nominare, si è dedicato con passione alla moltiplicazione dell’effimero: feste, addobbi, luminarie, mangiate, spettacoli, eventi di ogni tipo hanno occupato stabilmente la città e in particolare le piazze del centro storico e l’area verde del parco urbano.

Il vicesindaco Nicola Naomo Lodi, invece,  passerà alla storia per la sua avversione per gli zingari, i drogati e gli extracomunitari, per l’utilizzo dell’insulto e del turpiloquio come unica forma di comunicazione, e per due suoi pallini, due ossessioni che lo hanno accompagnato in tutta la sua azione politica e amministrativa: le reti metalliche e le panchine.

Pallino numero Uno: le reti, le gabbie, i recinti, i cancelli. La storia politica di Naomo Lodi comincia e si sviluppa nel segno della chiusura degli spazi pubblici: piazze, parchi, giardini vengono chiusi e recintati. Com’è noto, l’ultimo prato ad essere insensatamente ingabbiato è il parco Giordano Bruno, quello che i ferraresi conoscono come “i giardini della mutua”.

Pallino numero due: le panchine. Tante panchine da togliere da sotto il sedere, ai ragazzi come ai pensionati, giudicandole, il nostro Naomo, pericoloso punto di sosta di spacciatori e delinquenti in genere. Ma anche panchine nuove di zecca da installare nei parchi e giardini dopo averli ingabbiati.

L’ultima disseminazione di panchine – tutta la città ne parla: male – è  quella recentissima all’interno del Parco Urbano, nel quadro di un generale quanto assurdo restyling dello stesso. Com’è noto, dette panchine non sono panchine, ma una sorta di incongrui frangiflutti, blocchi squadrati senza schienale del peso di alcuni quintali.

L’altra notte, così sembra, una di queste panchine è stata “vandalizzata”. Secondo un furioso video postato dal vicesindaco Naomo, prontamente rilanciato e commentato dalla equipe di Ferrara rinasce, questa panchina sarebbe stata divelta dal terreno e gettata lontano sul prato. Di seguito, se non vi spaventano gli insulti e le accuse senza fondamento, potete guardare il post di Naomo Lodi.

Il livello del Partito democratico e dei suoi supporter è questo. | By Nicola Lodi | Facebook

Nel caso specifico il ruspante vicesindaco non si limita però a lanciare le consuete accuse agli oppositori vigliacchi e piantagrane, ma punta il dito sul Pd, in particolare su Diego Marescotti, che sarebbe l’esecutore materiale dell’ “attentato alla panchina”.

Ora, è apparso subito chiaro a tutti che l’accusa di sabotaggio sia assolutamente infondata, oltre che ridicola. Come farebbe un ragazzo, pur nel pieno del vigore fisico della giovinezza, a sradicare un blocco di 150 chili (la panchina appunto) per poi scagliarlo a metri di distanza? Neppure Polifemo…

Per buona sorte, il vostro affezionato quotidiano ha sentito il dovere di aprire un’indagine, parallela a quella della procura, per accertare la dinamica del sabotaggio ed individuare il colpevole. L’indagine è ancora in corso, siamo ancora cioè nel campo delle ipotesi, ma il cerchio si restringe.

Il maggior indiziato – più di una persona l’ha intravisto bere sei galloni di birra scura all’Hangar verso le 23 e 15 – è quell’ecoterrorista che potete ammirare in copertina, il verde Hulk. “Mi è sembrato molto incazzato”, ha dichiarato un testimone che ha chiesto di rimanere anonimo. Lo possiamo capire: Hulk è da un po’ che ha lasciato film e cartoni per darsi alla politica. E’ un gretino convinto e si è iscritto a “Ultimissima Generazione.

Vi terremo informati, ma raccomandiamo a tutti molta prudenza, specie dopo il tramonto.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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