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Ricchi & Lusso, la nuova nazione nomade mondiale

Uno dei tratti caratteristici della nostra epoca è il mercato del lusso (moda, hotel, cibo, design, auto, nautica, gioielli, occhiali, vini, alcolici,…), in continua crescita nonostante l’impoverimento che ha colpito il mondo da 3 anni (prima pandemia, ora le guerre, esplosione dell’inflazione e dei prezzi energetici e delle materie prime) e che ha colpito la grande maggioranza dei cittadini occidentali e le stesse classi medie.

Nella sua ultima newsletter Federico Fubini, giornalista del Corriere della Sera, racconta di un imprenditore abbastanza agiato che ha rinunciato ad andare in vacanza a Paraggi (S.Margherita Ligure) dopo 40 anni che ci andava, in quanto l’ombrellone in prima fila costa 350 euro al giorno (250 in 2^ fila, 200 in 3^), 48 euro il posteggio, quasi mille euro un giorno di hotel oppure 80 euro al pasto, mentre la concessione per la spiaggia che il privato paga allo Stato è di “5.840 euro all’anno, più o meno i ricavi di un paio di file di ombrelloni in un giorno per mettersi a posto un anno”. A parte l’assurdità di beni pubblici svenduti dallo Stato ai privati, colpisce che nonostante questi prezzi stratosferici la spiaggia sia piena di turisti (80% stranieri), per i quali evidentemente quei prezzi non sono poi così alti.

Per capire questo fenomeno bisogna leggere il Report 2024 Global Wealth della banca svizzera UBS (fallita ma assorbita dalla concorrente Credit Suisse) che analizza la quantità di ricchi nel mondo, salita a 60 milioni. Gli svizzeri se ne intendono di ricchi, in quanto ne hanno più di tutti. Si tratta di chi ha almeno un milione di dollari di patrimonio, il che significa che tra mogli, mariti e figli stiamo parlando di circa 200 milioni di persone, il 2,5% della popolazione mondiale ma capaci di incidere anche per il 50-70% su molti settori economici (dalla moda agli hotel 5 stelle che, non a caso, si vogliono ora costruire in tutte le città “attraenti”).

Milionari e % sulla popolazione

                     Ultraricchi

Ultraricchi (patrimonio di almeno 100 milioni di dollari)

Miliardari e quanto non pagano di tasse

In Italia gli ultraricchi sono 8.930 (2022) per un patrimonio totale di 978 miliardi, pari al 10% nazionale, in media hanno 110 milioni a testa (fonte Ubs). Nella terza Tab. sono indicati i miliardari, quanto pagano di tasse e quanto pagherebbero se solo pagassero il 2% sul patrimonio. Si potrà notare che l’Europa fa pagare pochissimo, come America Latina e Africa, mentre Cina, Giappone e Usa tassano molto di più.

Ci sono poi altri 200 milioni di benestanti con uno standard di vita nettamente più elevato della media, che vivono nel loro paradiso terrestre lontano da quello purgatoriale o proprio infernale del resto del mondo. I ricchi ci sono sempre stati, ma i “nuovi” si distinguono dal passato per alcune peculiarità: vivono in un mondo globale e hanno reti di relazione globali, lavorano spesso nella finanza, moda, spettacolo, media, sport, nelle grandi Istituzioni internazionali e sono come “nomadi” in continuo movimento. Fanno le vacanze in posti glamour, vivono 6 mesi qui e 6 mesi là, in modo da evadere le imposte e benchè siano ancora in maggioranza occidentali (84%), hanno sempre più rapporti con gli altri ricchi arabi, cinesi, indiani, messicani, brasiliani, russi. Sono favorevoli alla logica del mercato e del profitto, all’innovazione tecnologica, alla sostenibilità (almeno a parole), alla cultura woke e alla stessa immigrazione, un problema per gli Stati, ma non per loro, che anzi selezionano i “migliori” nelle loro aziende multinazionali, in quanto fattore di sviluppo e identità multiculturale, perché producono beni e servizi globali e il loro interesse non è mai quello nazionale – ancor meno locale – ma globale.

Alcuni hanno facoltose fondazioni, ma sono (quasi sempre) del tutto disinteressati allo sviluppo e alle relazioni con le proprie comunità, che era invece una caratteristica dei vecchi ricchi, i quali spesso portavano qualche vantaggio ai loro compaesani.

Ovviamente sono anche il più potente gruppo di pressione sui governi (sia democratici che autoritari) e i loro consumi alimentano alcuni settori come quello della moda, della finanza speculativa, delle criptovalute, dell’immobiliare di lusso, del turismo di lusso e i mercati. Purtroppo anche i politici guardano sempre più spesso a questi magnati per lo sviluppo delle citta che amministrano: i 70 hotel a 5 stelle di Bolzano e Trento, la speculazione immobiliare di Brugnaro a Venezia, quella di Tosi a Genova, per non dire di ciò che succede nel Sud d’Italia.

Altospendenti e filantropi

I principali clienti sono i ricchi americani, europei e i cinesi, che alimentano il mercato del lusso da 353 miliardi (stime di Bain & co.) e che potrebbe crescere a 540-580 nel 2030. Altospendenti li chiamano gli esperti: l’Italia è uno dei paesi dove è maggiore la presenza di marchi del lusso (anche stranieri, da Chanel a Louis Vuitton, Hermes), in quanto usano fornitori italiani che tradizionalmente  sanno lavorare con qualità. I ricavi della sola moda hanno raggiunto in Italia i 107 miliardi (+16% sul 2021 e +9% sul 2019). Il tessile italiano è cresciuto del 32% e del 30% gli occhiali, che esportano il 90% dei 5 miliardi di produzione (erano 4 nel 2019) – da qui l’interesse di Zuckerberg per Luxottica.

Del resto durante i due anni di pandemia (e di impoverimento generale) c’è stata un’accelerazione nell’arricchimento dei pochi ricchi che non ha precedenti: essi hanno guadagnato in due anni di pandemia più dei 23 anni precedenti. Oggi i miliardari possiedono il 13,9% del Pil globale, mentre nel 2000 ne possedevano solo il 4,4% (fonte Oxfam).

La disuguaglianza ha raggiunto vette incredibili ed è spinta dalla finanza da cui provengono i maggiori profitti. Gli statunitensi detengono la cifra monstre di 33.530 miliardi tra azioni e funds. Vuol dire che ogni americano detiene circa 100mila dollari tra azioni e fondi, ma (come nella media del pollo di Trilussa) la realtà è che il 90% è posseduto dal 10%. In sostanza 22 milioni di americani possiedono (in media) a testa un milione di dollari di prodotti finanziari, mentre il restante 94% degli abitanti solo 11mila dollari. I veri ricchi detengono disponibilità per decine di milioni e ciò spiega la crescita incredibile del consumo di lusso.

In sostanza, non sanno dove mettere i soldi, al punto che 200 miliardari hanno chiesto agli Stati di essere più tassati e tutti i maggiori miliardari hanno realizzato fondazioni benefiche che stanno gradualmente sostituendo il ruolo dello Stato nel welfare: per cui sono spesso i ricchi più lungimiranti che decidono come redistribuire una parte della ricchezza. Si consideri che negli anni ’50 del secondo dopoguerra l’aliquota dell’imposta sul reddito era in Usa del 90% oltre 400mila dollari all’anno, mentre oggi è del 37% oltre 540mila dollari (per chi ovviamente non li nasconde nei paradisi fiscali).

I settori dove si fanno più affari sono: cibo, materie prime, energia, tech, armi, farmaci/vaccini (finanziati dagli Stati in anticipo e senza chiedere la partecipazione nei brevetti). Pfizer nel 2022 ha raggiunto la cifra monstre di 100 miliardi di ricavi e 14 miliardi di dollari di profitti (intanto, solo in Italia, ci sono in magazzino 122 milioni di vaccini in scadenza o scaduti). Ferrari ha venduto 13.255 auto nel 2022 (+18,5%) e aumentato i profitti del 13% (un miliardo) e così agli operai è stato dato un bonus di 13.500 euro (hanno super ordini fino al 2024-25). Vendute 599 Daytona SP3 che costano 2 milioni di dollari l’una. Record anche per Lamborghini (da quando è nata nel 1963) con 9.233 auto vendute (+10%), merito della Huracan Sterrao e altri modelli di alta gamma già tutte vendute anche nel 2023-24. Nella nautica (7 miliardi di fatturato) mai come nel 2022 si sono venduti yacht di lusso (593 oltre i 24 metri) e noi italiani con Azimur Benetti, Sanlorenzo, Ferretti, The italian Sea group, Overmarine, Palimbo, Baglietto, Cantiere delle Marche siamo leader nel mondo. Tutta venduta anche la produzione di lusso del 2023 e 2024.

Ai primi di gennaio 2023 è stato rinnovato a New York l’Hotel Waldorf-Astoria, nato nel 1931. E’ diventato un residence per milionari con oltre cento appartamenti e quattromila metri quadri di servizi comuni (piano bar, piscine, saune, spa di ogni tipo, campi da gioco, locali per feste e pranzi collettivi, giardini e molto altro). Lo studios più economico costa 1,8 milioni di dollari, un monolocale 2,7 milioni, un appartamento con 4 camere da letto 18,5 milioni. Prezzi incredibili anche per New York dove pure il costo medio di una casa non scherza (14mila dollari al metro quadro).

E’ la conferma delle crescenti disuguaglianze sia in Italia che nel mondo, per cui anziché avere investimenti in beni collettivi (sanità, scuola) o consumi di base (alimenti, case a buon prezzo,…) crescono i beni di lusso personali che riguardano una piccola quota di cittadini del mondo occidentale (6-7%) e, seppure meno (0,1-0,5%) anche di quello orientale, che continuano ad arricchirsi nonostante tutto il resto vada a rotoli (scuola, sanità, welfare, poveri, cultura).

Se fossero solo ricchi …il problema è che non pagano le tasse e distruggono il pianeta di tutti. Questo modo rapace di far soldi fondato su crescenti disuguaglianze, distruzione di ecosistemi e delle comunità, produzione di schifezze, si alimenta con le guerre. A volte però nella storia arrivano svolte inaspettate, che mai avremmo pensato.

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

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