«La stangata della Regione Toscana ai turisti: sanità a pagamento per i non europei»; «I turisti extra Ue pagheranno le spese sanitarie»; «Giani batte cassa ai turisti extra Ue». I titoli dei giornali di questi giorni annunciano un vero e proprio «giro di vite» imposto dalla Regione Toscana: i turisti stranieri – «finalmente», chiosano molti commentatori – pagheranno le spese sanitarie in caso di un eventuale ricovero, o in caso di un loro accesso al Pronto Soccorso.
A spiegare il senso di questa iniziativa interviene il Presidente della Regione Eugenio Giani: «Così come oggi, se [noi italiani] andiamo negli Stati Uniti, sappiamo che dobbiamo farci un’assicurazione sanitaria», si legge in una nota, «così è giusto che gli stranieri che vengono in Italia da un paese extraeuropeo facciano altrettanto, per un principio di reciprocità».
Prima di dividersi tra favorevoli e contrari, prima di gettarsi nelle consuete polemiche al vetriolo che invadono le bacheche di Facebook, i cittadini toscani devono sapere una cosa importante: questa iniziativa della Regione, almeno per come è stata presentata alla stampa, non è altro che fuffa. Vediamo perché.
Che i turisti extra-Ue debbano pagare le spese per le cure mediche è un principio già sancito da una legge dello Stato, emanata più di un decennio fa: il Decreto Interministeriale n. 850 dell’11 Maggio 2011 prevede che, per ottenere un visto turistico, lo straniero debba munirsi di un’assicurazione sanitaria. Peraltro questa norma del 2011 si limitava a modificare un precedente decreto del 2000 (Decreto del Ministro degli Affari Esteri 12 Luglio 2000) che diceva la stessa cosa, e ad applicare un provvedimento Ue del 2003 (Decisione del Consiglio del 22 Dicembre 2003) che già imponeva l’assicurazione sanitaria. Per farla breve: viene presentata come novità «rivoluzionaria» una norma che esiste da ben ventiquattro anni!
Gli uffici stampa della Regione devono essersene resi conto: e difatti nel loro comunicato lasciano intendere che, certo, la legge esiste già, ma non è molto applicata. Ma anche questa è un’informazione falsa: per poter entrare nel nostro Paese bisogna avere un visto di ingresso rilasciato dall’Ambasciata italiana, e l’Ambasciata non rilascia mai il visto se lo straniero non esibisce un’assicurazione sanitaria. Così dice la legge, così fanno le Ambasciate. Chiunque si occupi di queste cose potrà confermarlo.
C’è però un’eccezione, su cui vale la pena spendere quache parola perché è forse quella a cui alludono i (vaghi) comunicati della Regione: alcuni Paesi hanno stipulato speciali accordi con l’Italia, e questi accordi prevedono l’esenzione dal visto per soggiorni brevi. Significa, detto in parole povere, che il turista proveniente da uno di questi luoghi «fortunati» non deve chiedere il visto all’Ambasciata: può entrare direttamente in Italia, esibendo tutti i suoi documenti alla polizia di frontiera. Ed è vero che – per prassi, non per legge – in molti casi questi turisti «fortunati» vengono fatti entrare anche se non hanno un’assicurazione sanitaria. Di solito i Paesi «fortunati» sono quelli più ricchi, o quelli con cui il nostro Governo ha una relazione diplomatica privilegiata: tanto per fare qualche esempio, nell’elenco dei Paesi «esenti da visto» rientrano il Canada, gli Emirati Arabi Uniti, Israele, il Principato di Monaco, il Regno Unito o gli Stati Uniti.
Ora, che succede se uno di questi turisti «fortunati» non fa l’assicurazione sanitaria, ma riesce lo stesso a entrare in Italia e poi viene ricoverato in Ospedale? Succede, molto semplicemente, che il malcapitato è costretto a pagare di tasca propria tutte le spese per le cure ricevute. Quindi non si capisce bene dove stia la novità annunciata dalla Regione Toscana.
A meno che (e a pensar male, diceva un importante politico della Prima Repubblica, si fa peccato, ma di solito ci si indovina…) l’iniziativa di Giani non sia rivolta a un target particolare, mai nominato esplicitamente: il target dei cosiddetti «overstayers». Vediamo di spiegarci.
Nell’elenco dei Paesi «esenti da visto» non figurano soltanto le nazioni più ricche del pianeta (come gli Stati Uniti, per intenderci), ma anche qualche luogo di origine di importanti flussi migratori diretti verso l’Italia. Per fare degli esempi, sono esentati dal visto i cittadini della ex-Jugoslavia (cioè di Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Kosovo), di molti Paesi sudamericani e centro-americani (tra cui il Perù: e i peruviani sono una collettività importante in provincia di Firenze). Ugualmente esenti dal visto sono gli albanesi, il gruppo nazionale più numeroso (dopo i rumeni) tra gli immigrati residenti in Italia.
I cittadini di questi Paesi «di emigrazione» (chiamamoli così, per capirci) entrano in Italia formalmente come turisti, ma nei fatti sono emigranti: molti di loro, alla scadenza dei tre mesi (il limite temporale massimo per un soggiorno di natura «turistica») rimangono sul territorio nazionale, nella speranza di trovare un lavoro e una qualche forma di regolarizzazione. Purtroppo, la legge Bossi-Fini vieta di rilasciare un permesso di soggiorno a chi sia entrato come turista: quindi, questi stranieri hanno poche speranze di emersione. Si chiamano tecnicamente «overstayers»: cioè, migranti divenuti irregolari non perché hanno varcato la frontiera in modo «clandestino», ma perché si sono trattenuti sul territorio nazionale oltre i limiti consentiti.
Una norma del 2007 (Legge 28 maggio 2007, n. 68) obbliga tutti gli stranieri entrati per motivi di turismo a presentare, entro otto giorni dall’ingresso in Italia, una «dichiarazione di presenza», che di fatto possiamo considerare l’equivalente di un permesso di soggiorno. Gli «overstayers», per l’appunto, non fanno la dichiarazione di presenza, e diventano irregolari.
E qui arriviamo al punto: un immigrato «overstayer», proprio in quanto irregolare, avrebbe diritto alle cure mediche gratuite, come prevede l’articolo 35 del Testo Unico sull’Immigrazione. Già oggi, in Toscana e forse non solo in Toscana, ci sono molte difficoltà a rivendicare questo diritto: a molti cittadini stranieri – in particolare agli albanesi – viene richiesta l’assicurazione sanitaria, come se si trattasse di «turisti» e non di immigrati senza permesso di soggiorno. Secondo un’interpretazione della legge condivisa da molti uffici, infatti, lo straniero diventa irregolare alla scadenza dei tre mesi di soggiorno, e non dopo gli otto giorni della mancata dichiarazione di presenza. Sulla base di questo «cavillo», molti immigrati irregolari non hanno accesso alle cure mediche, o vengono obbligati a rimborsare integralmente i costi delle prestazioni ricevute.
Ecco allora il problema: non vorremmo che questa iniziativa della Regione Toscana finisse per «prendere di mira» non i turisti veri e propri, ma quella manciata di migranti (di solito poveri e privi di mezzi) che entrano formalmente come turisti, ma che tali non sono. Sarebbe un brutto scivolone. E ci piacerebbe che la Regione chiarisse almeno questo punto, per levarci ogni dubbio.
Sergio Bontempelli
Presidente di Africa Insieme
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