“Quijote!” del Teatro Nucleo in piazza a Ferrara: manifesto spettacolare contro le ingiustizie
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Quijote! del Teatro Nucleo in piazza a Ferrara: manifesto spettacolare contro le ingiustizie
La favolosa opera del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes è tornata a vivere nei giorni scorsi nelle piazze di Ferrara grazie al Rabicano – festival di teatro per gli spazi aperti. Il titolo riassume in modo sintetico quello della lingua d’origine: Quijote!. Ed è una versione corale e spettacolare delle avventure del cavaliere delle cause impossibili. Narrazione caratterizzata dalla colorata, vivida e roboante coreografia del Teatro Nucleo. Il protagonista è affidato, o forse meglio incarnato, in Horacio Czertok, che ne firma anche la regia assieme a Natasha Czertok.
Quijote e il suo fido Sancho sono così tornati protagonisti, ma in sella a improbabili destrieri meccanici dotati di ruote: mezzi quanto mai degni della città capitale delle biciclette. Da lì e da altri marchingegni spassosi, che comprendono pure un attualissimo benché scalcagnato monopattino, sono stati rilanciati i messaggi di lotta contro le ingiustizie, trasmessi insieme al piacere per gli occhi e le orecchie degli spettatori.
Nel romanzo Don Chisciotte il protagonista dichiara di lottare contro tre giganti. Per il regista teatrale argentino Horacio Czertok, che di Cervantes e della sua opera ha fatto un pilastro della sua impegnata attività culturale e drammaturgica, i giganti sono molti di più. Oltre alla Paura, all’Ingiustizia e all’Ignoranza, che lo stesso Don Chisciotte cita nelle pagine del libro come nemici da sconfiggere, Czertok ha trovato altri cinque pericolosi avversari dell’umanità. Secondo il teatrante studioso, sono quindi almeno otto i giganteschi mostri che l’eroe della Mancia si mette in testa di combattere in quell’opera che si può considerare a pieno titolo uno dei capolavori della letteratura mondiale e che per prima – tra il 1605 e il 1615 – ha dato forma al concetto moderno di romanzo.
Chi ha avuto la fortuna di assistere al monologo-spettacolo-lezione di Czertok intitolato Contra Gigantes, può avere sicuramente apprezzato anche di più quella macchina acrobatica, comica, circense e spettacolare che è stata messa in scena domenica sera nell’area pedonale accanto al Castello Estense di Ferrara.
Ho assistito come spettatrice alla rappresentazione Contra Gigantes che Horacio ha tenuto l’11 settembre 2022 nella sede del Teatro Nucleo di Pontelagoscuro, a Ferrara. Una visione che, a me, ha rivelato un’angolazione del tutto inedita di questa storia, che ho sempre pensato più che altro come ingegnosa e fantasiosa.
Non avevo capito – fino a quella sera – quanto fosse in realtà un lavoro di forte denuncia sociale e politica, costruito con coraggio stupefacente in pieno dominio dell’Inquisizione spagnola e di una monarchia assoluta, basata su un potere aristocratico che schiacciava e sfruttava la povera gente.
Il romanzo, pubblicato in Spagna da Miguel de Cervantes Saavedra nei primi anni del ’600, usa infatti la finzione, la comicità e la fantasia per dire cose diversamente indicibili. Per farlo – ha spiegato Czertok con quella sua capacità affabulatoria e coinvolgente da grande uomo di teatro – Cervantes usa l’espediente narrativo del ritrovamento di un manoscritto arabo che lui avrebbe tradotto, riportandone le vicende di don Chisciotte.
L’invenzione di questo narratore, peraltro spesso inaffidabile, e di altri espedienti narrativi destinati a creare ambiguità nel racconto, è sicuramente una geniale trovata letteraria. Ma è anche un filtro fondamentale per poter dire cose che non sarebbero state accettate se dette in maniera diretta, in uno stile non romanzato e non acrobaticamente costruito.
Messaggi di una modernità rivoluzionaria che sono infilati dentro questo libro, camuffati da buffe lotte, dove c’è così tanta sproporzione tra l’eroe e i nemici contro i quali combatte. Perché la lotta di Don Chisciotte ha come obiettivo tutte le ingiustizie concrete che lui individua nella società del tempo e che, almeno in parte, possono essere ancora ricondotte a problematiche attuali.
Prendiamo i mulini a vento. Suona assurdo, e quindi anche ridicolo e comico, il fatto che il cavaliere scambi questi manufatti per nemici. Ma non c’è nulla di folle nello slancio dell’eroe accompagnato dal fido scudiero Sancho. Perché i Mulini a Vento – spiega Horacio Czertok nella lezione spettacolo e anche (con voce fuori campo) nella mirabolante rappresentazione di strada – sono marchingegni che potrebbero aiutare a ottenere più farina macinando in modo sistematico il grano, ma diventano lo strumento per portare via soldi ai poveri contadini e metterli nelle tasche dei banchieri olandesi.
Altri temi scandalosi e rivoluzionari riguardano la condizione della donna (capitolo dedicato a Marcella e Crisostomo) e quello della giustizia nel capitolo sui galeotti. Horacio Czertok ha fatto anche notare come lo studio strutturale del romanzo rivela un don Chisciotte vincitore della metà dei 40 conflitti che affronta come cavaliere errante. Un traguardo che contrasta con l’immagine che si è imposta di lui, che è quella di un vecchio pazzo destinato alla sconfitta.
“Quijote non è un vincente – dice il regista e teatrante – ma non è nemmeno un perdente: proprio in questo preciso equilibrio sta la consistenza del romanzo. Quasi ad ogni capitolo il Don risulta bastonato e ferito nel corpo, tant’è che alla fine ne muore. Ma è una morte di sacrificio”.
Una chiave innovativa di lettura e un invito per approfondire la conoscenza di quello straordinario romanzo al quale la rappresentazione di piazza ha dato una sostanza spettacolare. Un messaggio avvolto e arricchito dai suoni avvincenti, come quelli tratti dall’aria ritmatissima e contagiosa del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, dai fuochi, dalle danze corali e dalla meraviglia. Per adulti e bambini che affollavano tutta la platea popolare, creata sull’asfalto tra il Castello e i giardini di corso Cavour. Per divertirsi e poi, magari, anche per pensare.
Reportage fotografico di Luca Pasqualini
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Giorgia Mazzotti
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