Barbie è un film uscito negli Stati Uniti nel 2023 e attualmente presente nei circuiti italiani, diretto da Greta Celeste Gerwig. Regista, sceneggiatrice e attrice statunitense, la Gerwing è diventata famosa dopo aver lavorato in diversi film mumblecore. Ha collaborato con Noah Baumbach in ‘Lo stravagante mondo di Greenberg’ (2010), ‘Frances Ha’ (2012) e ‘Mistress America’ (2015). Ha anche recitato in film come ‘To Rome with Love’ (2012), ‘Jackie’ (2016) e ‘Le donne della mia vita’ (2016). La pellicola Barbie è il primo adattamento cinematografico live-action della celebre serie di fashiondoll della Mattel ‘Barbie’.
Il film ha inizio nel fantastico mondo di Barbieland, una società dominata dalle femmine, dove la classica Barbie e tutte le altre amiche conducono una vita appagante, ricoprendo professioni prestigiose come dottoresse, avvocate e politiche, mentre i loro corrispettivi maschili, i Ken, si dedicano ad attività ludiche, soprattutto in spiaggia.
Un bel giorno nella mente della protagonista emergono pensieri ‘umani’, come quello sulla morte. Da quel momento in poi niente è più come prima. Da bambola perfetta, Barbie inizia a sviluppare imperfezioni che finiscono per farla sentire un’emarginata. Decide così di rivolgersi alla saggia Weird Barbie, anche lei emarginata dalla società per i suoi difetti fisici, che le consiglia di andare alla scoperta del mondo reale, dove troverà la soluzione a tutti i suoi problemi. Decisa a riappropriarsi della sua precedente perfezione, Barbie parte per il mondo umano, dove viene raggiunta inaspettatamente da Beach Ken, che si nasconde nella sua decappottabile.
Durante il loro viaggio, Barbie e Ken affronteranno varie sfide e vivranno esperienze significative. Nel frattempo, Ken viene a conoscenza del sistema patriarcale e si sente rispettato e accettato per la prima volta. Tornato a Barbieland, convince gli altri Ken a prendere il sopravvento e le Barbie vengono sottomesse a ruoli minori come governanti, casalinghe e fidanzate. A loro volta, le Barbie si liberano dai Ken, manipolandoli sentimentalmente e facendo in modo che combattano tra loro.
Dopo vari accadimenti, le Barbie si rendono conto dell’errore del loro precedente sistema sociale e decidono di cambiare Barbieland, iniziando un percorso verso la parità di trattamento per i Ken e tutte le bambole emarginate. Alla fine, la Barbie protagonista, ormai insicura sulla sua identità, decide di diventare umana e tornare nel mondo reale.
Il film ha avuto un grande successo:
– È il film, diretto da una donna, che ha incassato di più nel primo giorno di programmazione, 155 milioni di dollari.
– È il primo film live-action, diretto da una donna, a raggiungere il miliardo di incassi nel mondo.
– È il film che ha registrato il miglior incasso per una pellicola della Warner Bros.
Inoltre, il film ha destato alcune critiche da parte di esponenti politici del Partito Repubblicano e dell’area conservatrice americana che vedono, nella separazione tra la ‘visione’ del mondo delle Barbie e quella dei Ken, l’esaltazione di un femminismo oltranzista. Altra critica è stata quella di aver inserito alcuni attori appartenenti alla comunità LGBTQ+ nel cast. Entrambe le critiche mi sembrano fuori luogo.
La visione di questo film fornisce lo spunto per alcune considerazioni:
1- Il mondo di Barbie che apre il film è stato definito, in maniera inappropriata, un matriarcato ma il matriarcato non è solo un patriarcato al contrario, come superficialmente è stato definito da produttori e critica. ‘Matriarcato’ deriva dal latino mater (madre) e dal greco -άρχης (arché). A questo termine si tende ad attribuire il significato di ‘dominio delle madri’ o ‘governo delle madri’, per indicare un sistema sociale speculare al patriarcato ma con ruoli di potere ribaltati. In realtà, non è così. Il significato più antico del termine ‘arché’ non è dominio ma ‘inizio’ (e quindi traducibile con una frase del tipo ‘All’inizio le madri’).
I sistemi matriarcali non sono un patriarcato rovesciato, ma organizzazioni sociali con caratteristiche uniche. Secondo Goettner-Abendroth (si veda: https://www.hagia.de/it/chi-siamo/), la struttura del matriarcato si articola su quattro livelli: a livello economico, è una società di mutualità economica basata sulla circolazione dei doni, dove le donne distribuiscono i beni; a livello sociale, è una società orizzontale, di discendenza matrilineare, in un contesto di uguaglianza di genere; a livello politico, è una società egualitaria di consenso, in cui la casa del clan è il nodo di connessione del processo decisionale; a livello religioso e culturale, è una società di culture sacre del divino femminile, con una profonda attitudine spirituale che permea ogni aspetto della vita.
È proprio la centralità del ruolo economico e spirituale delle donne che, nelle società matriarcali, dà loro grande potere locale e influenza sull’attività degli uomini. L’autorità femminile mette in atto dei modelli diversi rispetto alla leadership maschile ma non necessariamente ribaltati o in antitesi come la contrapposizione matriarcato/patriarcato propone. Tra l’altro, tali modelli non sono quasi mai supportati da struttura di rinforzo come polizia o istituzioni di controllo.
Chiarito ciò, matriarcato e patriarcato non sono il rovescio della stessa medaglia ma strutture organizzative molto diverse che si basano su premesse etiche e valori non opponibili.
2- Un secondo tema affrontato nel film è quello della disabilità.
A Barbieland una Barbie con difetti è emarginata. È così nel film ma era così anche con le Barbie-bambole. Mi ricordo quando ero piccola e mi è stata regalata la mia prima Barbie. Altissima, magrissima e biondissima. Il motivo per cui mi piaceva molto era proprio quello. Incarnava il modello di donna appetibile in quegli anni. L’antitesi della disabilità e l’incarnazione dello stereotipo imperante.
Non mi sarebbe di certo piaciuta se fosse stata miope, grassa e con l’acne.
È stato così per me, come per molte altre adolescenti. È utile ricordare che la società occidentale, fin dalle più remote origini, si è fondata su alcuni canoni estetici incentrati su un corpo proporzionato e armonico. Proprio per questo motivo, ha respinto nelle categorie della ‘diversità’ quelle persone che – a causa di menomazioni fisiche, psichiche e sensoriali – si discostavano dai canoni estetici dominanti.
Oggi la sfida per le persone con diversa abilità risiede soprattutto nella possibilità di guadagnarsi lo spazio per il riconoscimento della propria individualità, per pensare e progettare guardando al futuro e nel rispetto del riconoscimento della normalità. La normalità è un diritto che riguarda la possibilità di partecipare ai vari contesti di vita, potendo assumere diversi ruoli: nella scuola, come studente che apprende; nel mondo del lavoro, come individuo che contribuisce alla produzione, nel contesto culturale ricreativo, come fruitore, nello sport, come atleta. Le persone con disabilità, come tutti, vogliono essere riconosciuti nelle loro competenze, capacità ed interessi; vogliono essere riconosciuti nella loro individualità, e proprio come chiunque altro affermano il diritto di poter parlare da protagonisti. Anche su questo fa riflettere questo film che parla di barbie.
3- Un terzo tema affrontato da questo film è quello del mondo umano che è il mondo ‘vero’, dove non è tutto bello, ma dove si può vivere ritrovando sé stessi.
Questo è forse il più utopico dei contenuti proposti dal film. Davvero il mondo umano è quello dove si può ritrovare sé stessi? Chi dice questo a tutte le donne vittime di violenza maschile? A tutte quelle che hanno perso il lavoro o che sono state lasciate per donne più giovani e belle?
Ma vale anche se si parla di uomini. Chi lo dice a tutte le vittime di incidenti sul lavoro, a tutte gli uomini lasciati, a tutti gli uomini vittime di malattie professionali?
Eppure, nonostante la leggerezza del film, questo ancoraggio al mondo reale come unico luogo all’interno del quale si può formare una solida personalità in grado di resistere al tempo che passa, mi sembra degno di attenzione e anche geniale nella sua ricorrenza cinematografica.
Proprio nella caducità del mondo reale pieno di accidenti dai quali non necessariamente si riesce a rialzarsi, si intravvede la strada per ritrovare sé stessi. Tale strada è quella di acquisire sufficiente lucidità per fare i conti con il deterioramento fisico che inevitabilmente ci aspetta e con il suo epilogo, la morte. Attraverso questo percorso interiore ed esteriore insieme, accidentato, non a senso unico, a volte doloroso e a volte anche violento, esiste l’unica via possibile per ritrovare un senso al nostro esserci. Quel senso vero e profondo che non ha bisogno di capelli biondi e di fisici perfetti ma che si nutre di ossigeno per vivere, di cibo per crescere, del cervello per inventare, della preghiera per sperare.
Un mondo reale che permette di superare le limitazioni che ciascuno ha, rendendoci conto che facciamo parte di un ‘tutto’ molto più grande di noi e che questo ‘tutto’ ha in sé il germe dell’eternità. In questo senso il film barbie è carino e sereno, da consigliare per una sera estiva in cui si sospende il tempo frenetico delle nostre giornate in città, e poi, mentre si guarda il film, si può mangiare il gelato, uccidere una zanzara, smettere per un po’ di guardare l’orologio e pensare che è tempo di vacanza. Non perché la vacanza rappresenti la stupidità, al contrario, perché sia un tempo rigenerante e, al contempo, molto reale. Regaliamoci un po’ di leggerezza in più. La trovo una delle strade possibili per convivere con gli accidenti della vita, senza troppo rancore. Ritornando al film, è da notare che quando la protagonista comincia a pensare alla morte inizia la sua storia, quella vera.
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Catina Balotta
Commenti (1)
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Ho parlato di Barbie in una biblioteca pubblica, perché oltre la spettacolarità, l’ho trovato un film con sceneggiatura intelligente. Strabiliante la citazione di 2001, Odissea nello spazio, ma l’evoluzione al femminile al posto dell’aggressivita’ maschile …
poi quella madre disoccupata, reale e quella figlia, reale, che non giocherebbe mai con Barbie ( piuttosto coi cellulari). Eppure è la ragazzina ad indurre la madre a ‘salvare’ Barbie dal ritornare bambola ‘nella scatola’. Intuizione stupenda, i giovani nei film incarnano sempre il futuro. Qui con felici intuizioni.