Quella cosa chiamata città /
Quito, camminando tra vulcani e culuncos
Tempo di lettura: 3 minuti
Inizia oggi Quella cosa chiamata città, una nuova rubrica di Periscopio affidata a Romeo Farinella, architetto-urbanista e professore ordinario di Progettazione urbanistica presso l’Università di Ferrara. Un giro del mondo attraverso metropoli, città, paesi. sistemi urbani, un viaggio alla scoperta della fitta trama che lega la “Città di Pietra” alla “Città Vivente”. Buona lettura.
(La redazione di Periscopio)
Può una città come Quito nascere circondata da numerosi vulcani attivi e crescere a 3000 metri di altezza, circondata da boschi e campi fertili? Si, se consideri i vulcani una fonte di vita e non di morte.
Si potrebbe ripensare l’area metropolitana di Quito, partendo dai culuncos che sono degli antichi “cammini” storici e corridoi naturali.
Per questo motivo la città storica era lineare e la metropoli oggi è lunga circa 90 km mentre la larghezza è compresa tra i 3 e i 5 km. Secoli fa lungo i culuncos della zona nord-occidentale di Quito, molti commercianti e agricoltori scendevano dal País Yumbos portando i prodotti dagli altipiani alla costa e viceversa.
Il popolo Yumbo era coetaneo degli Inca, era specializzato nella pratica dello scambio, il paese si estendeva dalle bocche delle montagne fino ai piedi delle Ande e all’inizio della pianura costiera. Viveva nella foresta pluviale, la topografia era difficile e accidentata, mancavano buone strade ma ciò non impediva gli spostamenti. Vivevano in villaggi sparsi, in capanne fatte di canna e foglie di guadua e intrattenevano un commercio molto importante con le signorie degli altipiani della sierra Circumquiteña.
Per muoversi lungo i culuncos era necessaria la conoscenza precisa dello spazio fisico che si attraversava e la capacità di orientamento attraverso l’astronomia. Riprogettare i culuncos significa associare archeologia, storia e natura con la pratica dell’attraversamento.
Quito è una città lunga, o allungata, la griglia spagnola se vista dall’alto sembra quasi definire uno spazio isotropo, ma percorsa, ci si rende conto di quanto la geometria possa adattarsi a un sito ma possa anche nasconderlo. Il “sali scendi” di una linea retta a Quito viene esaltato dalla compattezza uniforme degli edifici che delimitano la linea, sembra quasi un cretto di Burri abitato.
L’attraversamento e il camminare raccontano la storia di tante città e del radicamento dell’uomo in certi luoghi.
Se Carlo Emilio Gadda rammenta come gli uomini in Europa camminavano lungo strade non sempre dritte ma che arrivavano sempre al termine, George Steiner ci ricorda che l’intera nostra geografia continentale è tracciata dai solchi necessari per recarsi da città a città, da villaggio a villaggio. Affermazione confermata da Michel de Certau quando sostiene che la storia comincia sul suolo, raso terra, con dei passi.
Anche i culuncos ci raccontano questa stessa storia fatta con i piedi.
© Romeo Farinella
In copertina: Quito, il saliscendi della calle (foto dell’autore)
Sostieni periscopio!
Romeo Farinella
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Lascia un commento