Oltre 3.700 sono state le richieste d’aiuto per gestire pensieri suicidi in sei mesi, il 37% in più rispetto al primo semestre del 2022. È quanto emerge dai dati diffusi da Telefono Amico Italia, che dal 1967 offre supporto a chi si trova in un momento di crisi, soprattutto per prevenire gesti estremi, in occasione della recente Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, che si è svolta domenica 10 settembre.
Segnalazioni che sono arrivate prevalentemente da giovani tra i 19 e i 35 anni (il 18% tra i 26 e i 35 e il 17% tra i 19 e i 25) e da adulti tra i 46 e i 55 anni (il 16%), ma negli ultimi anni è stato registrato un aumento di contatti anche da parte dei giovanissimi (under 19) che chiedono aiuto soprattutto via Whatsapp e mail. Lo scorso anno sono state raccolte da Telefono Amico Italia quasi 6.000 richieste d’aiuto da parte di persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. Si tratta di un numero enorme che, se prosegue la tendenza dei primi sei mesi del 2023, si rischia di registrare un ulteriore aumento. D’altra parte la stessa ISTAT, seppur con con dati del 2021, ci dice che la percentuale di adolescenti in cattive condizioni di salute mentale è passata dal 13,8% nel 2019 al 20,9%.
A confermare tale emergenza è anche l’Ospedale pediatrico BAMBINO GESU’ di Roma, che dichiara di aver registrato ben 387 casi nell’ultimo anno per tentato suicidio e ideazione suicidaria tra i giovani e i giovanissimi. 15 anni l’età media e il 90% sono ragazze. Nel 2022 le consulenze neuropsichiatriche effettuate al pronto soccorso del Bambino Gesù sono state complessivamente più di 1500. Ogni giorno almeno 4 tra bambini e ragazzi accedono in emergenza per problematiche mentali. I ricoveri nel reparto protetto di Neuropsichiatria, dove vengono gestiti i casi più complessi, sono stati 544 (+10%). Il 70% di queste ospedalizzazioni ha riguardato casi di ideazione suicidaria o di tentato suicidio.
La depressione e i disturbi d’ansia tra i giovanissimi – come è stato sottolineato nel recente convegno sull’emergenza neuropsichiatrica, promosso a Roma dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù in occasione della Giornata Mondiale della Prevenzione del suicidio, che ha visto la partecipazione di pediatri, neuropsichiatri, esperti di salute mentale e rappresentanti delle istituzioni – sono in aumento esponenziale da anni e i numeri altissimi di Telefono Amico Italia (02 2327 2327) e del Bambino Gesù ci dicono che siamo di fronte a una vera e propria emergenza psichiatrica, aggravatasi in particolare dopo l’esperienza traumatica della pandemia.
I problemi di salute mentale per cui i ragazzi vengono portati in urgenza in un pronto soccorso pediatrico sono sempre di più legati all’autolesionismo messo in atto fin da bambini. È un dato che colpisce e che testimonia una sofferenza psicologica dei ragazzi che non va ignorata ma che ancora non trova sufficiente ascolto e risposte adeguate.
Come intervenire tempestivamente per aiutare i ragazzi in difficoltà?
Dobbiamo fare attenzione ad alcuni importanti segnali.
“Si dovrebbe fare attenzione se il soggetto non riesce a seguire le attività scolastiche – spiega Maurizio Pompili, Professore Ordinario di Psichiatria presso Sapienza Università di Roma e Direttore della UOC di Psichiatria presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma -, se non si applica negli sport, è ritirato dagli amici, dagli affetti, ha problematiche somatiche non ben identificabili, fa uso di sostanze in maniera importante. Bisognerebbe, inoltre, cercare di avere l’aiuto dei compagni. È importante istruire i giovani a riconoscere tra i loro pari la persona che ha bisogno d’aiuto. Bisognerebbe fare anche attenzione alle verbalizzazioni: frasi come “a che serve vivere”, “non ce la faccio più”; all’alterazione delle abitudini, ad esempio quelle del sonno (sonno disturbato, insonnia o ipersonnia); all’aumento del consumo d’alcool. Infine, bisogna prestare attenzione a cambiamenti d’umore: se un soggetto precedentemente angosciato appare improvvisamente risollevato, come se avesse risolto i suoi problemi dall’oggi al domani, potrebbe aver preso la decisione di suicidarsi. Ha capito come risolvere il suo problema nel modo più estremo”.
Non sono poche le associazioni costituite in questi anni in memoria di adolescenti e giovani morti suicidi che si adoperano per cercare di tendere una mano a chi sta male e non sa a chi chiedere aiuto. Sabina Pignataro (sull’edizione online della rivista Vita) ha raccolto i numeri utili da chiamare, ma soprattutto dato parola ad alcuni genitori: [Vedi qui]
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Giovanni Caprio
Commenti (1)
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Tema scottante. Il problema secondo me è che gli adulti e la scuola non sono preparati. Prima dei compagni andrebbero istruiti gli adulti perché abbandonino qualsiasi atteggiamento giudicante o squalificante, anche di fronte ad apparenti provocazioni, stranezze, rifiuti. Quando c’è accoglienza e ascolto senza volere niente in cambio, senza forzare, si previene il bullismo e si dà un riferimento a chi ha bisogno di aiuto.