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Perché tutto questo casino sul caso Cospito?
E’ l’antica ricetta della destra: fomentare il disordine … per riportare l’ordine.

Ho da sempre avuto un particolare fascino, per il romanticismo del vero movimento anarchico. Tant’è che nel mio testamento morale, la prima delle musiche che ho chiesto per il mio funerale è “Addio Lugano bella”. Quella che dice che “… la nostra idea è solo idea d’amor”Le manifestazioni violente e terroristiche, anche di questi giorni, in nome dell’anarchia, sono un tradimento e un deplorevole imbroglio.
Il caso Cospito, che resta decisamente serio, sembra quindi niente di più che un pretesto, per dare sfogo a pulsioni violente di alcune teste calde, sempre pronte a bruciare. Anche perché non aiutano, certamente, la causa di quel poveretto, sciagurato che più non si può.
Però,  ha davvero senso questo rigore della legge? O, per dirlo meglio, è sensata la procedura seguita finora? E ancora, è accettabile il modo con cui la politica e la destra di governo è intervenuta sul caso Cospito?
Dal punto di vista legale, il ministro Nordio ha spiegato bene quanto sia complesso il caso. E comunque, i margini di discrezionalità che avevano i giudici, sono stati usati con inusuale rigore restrittivo.
Dal punto di vista politico, la destra di governo fa la destra, come sempre. Niente di meglio per lei per dimostrare il legalismo giustizialista, che è una cifra distintiva della sua propaganda. Non c’era da aspettarsi da loro, insomma, il minimo di spirito umanitario, per un detenuto che sta morendo per lo sciopero della fame. Il dibattito parlamentare, e la coda di commenti e di insulti lo hanno confermato.

Personalmente, aldilà di tutti i bizantinismi dei legulei e della propaganda politica della destra, l’idea che mi sono fatto come semplice cittadino, è che tutto considerato – condizione umana, situazione legale e responsabilità personali – tenere Alfredo Cospito al 41 bis sia una crudeltà gratuita.

Il vero senso di giustizia e di umanità, è quello che fa uno stato forte, perché alberga nell’animo sia delle persone perbene, i più, sia di uno stato come il nostro, che li ha consacrati nella sua Costituzione.
Sostituire il rispetto di questi valori, politici e morali, con la pratica di prove muscolari dimostrative, è solo brutale ottusità capace di generare soltanto danni.
Gli altri aspetti, quelli più direttamente politici, lasciano davvero allibiti. E fanno sorgere una domanda: perché tutto questo casino sul caso Cospito? C’è probabilmente un disegno rozzo che, associato all’ignoranza e imperizia dei protagonisti governativi, costituisce un vero pericolo per la democrazia.
In primis, vediamo personaggi totalmente inadeguati ai ruoli di alta responsabilità a cui sono preposti, che maneggiano carte e informazioni delicate dello Stato, come fossero lettere commerciali o posta del cuore ai giornali. Cosi, anche se il ministro della Giustizia è intervenuto in parlamento, assicurandoci che gli atti resi pubblici dal deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli non sarebbero secretati (ma i giudici non concordano con Nordio), la sparata di Donzelli, vicepresidente del Copasir, appare di una gravità inaudita.
Chi ha vissuto a lungo posti di responsabilità pubblica, con atti e notizie altamente sensibili (in Borsa, dove lavoravo, c’è addirittura uno specifico reato, quello di insider) non può che essere sconcertato e preoccupato. E so’ bene di cosa parlo, avendo personalmente rifiutato anche di collaborare con gli stessi servizi segreti, che mi hanno chiesto più volte di avere da me, informazioni riservate a… pagamento. E questo per rispettare, con rigore, il dovere di riservatezza.
Questi esponenti politici della maggioranza di governo si dimostrano totalmente privi di senso dello stato. Incapaci di distinguere il ruolo di partito, da quello di governo. Di capire ciò che si può fare, da ciò che non si può fare. Le parole in libertà della campagna elettorale, da quelle che non sono consentite a chi ricopre un ruolo di così alta responsabilità.
L’attacco poi, reiterato e violento, al Pd, manipolando fatti e parole, non è soltanto un’azione irresponsabile e uno sfregio al galateo istituzionale, ma è anche clamorosamente falso nei contenuti. Un attacco a freddo, immotivato e gratuito, quindi anche vigliacco.
Ma perché? viene da domandarsi. Per quanto ignoranti, maldestri e spregiudicati, non convince la casualità della vicenda, che è da supporre coperta politicamente dalla stessa presidente Meloni, visto che non scarica, ma difende i suoi due sciagurati scherani. Non solo, ma se non prende nettamente le distanze, vuol dire che per lei va bene così. Se così fosse, la vicenda sarebbe ancora più inquietante.
Credo che Giorgia Meloni si stia trovando di fronte, nella realtà interna e in quella internazionale, molti più problemi di quanto immaginasse. Magari pensava, sbagliando di grosso,  che per governare bastasse conquistare il potere.  Ha fatto promesse eclatanti e irresponsabili, sue e dei suoi alleati, che non può mantenere. Ha in vista, nell’economia e nella realtà sociale, una situazione in potenza esplosiva. Trova in Europa difficoltà che pensava, in modo infantile e superficiale, di gestire a suo piacimento. E invece è inconcludente, isolata, impacciata.
Non vorrei che, aizzando le piazze dell’estremismo politico, pensasse a spostare sull’ordine pubblico quella attenzione che ne farebbe una nuova emergenza, da gestire col manganello e la polizia. Gli strumenti di governo che la destra preferisce da sempre. Ricordiamo Genova G8 e Bolzaneto. E quella di allora era una destra moderata rispetto a quella che ci troviamo di fronte oggi. Una strategia quindi che tenderebbe a oscurare e lasciare in secondo piano, tutte le vere emergenze, che sono compito primario di un governo responsabile, quale che ne sia il colore.
Che questo sia un disegno studiato, o solo la conseguenza degli errori sconsiderati che hanno commesso, il rischio di finire in un pericoloso pantano mi sembra oggettivo. e molto elevato. La presidente del consiglio non può essere così ipocrita da invocare di abbassare i toni… e nello stesso tempo, consentire ai suoi scalmanati fedelissimi di esercitarsi ogni giorno in nuove provocazioni.
Legge e ordine è l’antica ricetta della destra, buona ovunque nel mondo. Ma quale ordine? Piuttosto il contrario. La sensazione è che, con vari artifici, si produca il disordine, per poi esercitarsi a riportare un ordine si’, ma di polizia.
Possiamo stare tranquilli?
Ma si certo, tanto c’è Giorgia!
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Benito Boschetto

Aretino di nascita, fiorentino di formazione, milanese di adozione. allievo di padre Ernesto Balducci. Top manager in aziende pubbliche e private (Camere di Commercio, Borsa Spa, Società immobiliari, organizzazioni no profit). Analista politico. Socio fondatore della Associazione ONLUS Macondo Ha sviluppato progetti di cooperazione e solidarietà a favore del popolo palestinese.

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