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Ferrara film corto festival

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Perché l’ideologia liberale si trasforma inesorabilmente in turbo liberismo

È il mito della torre di Babele. Lo Stato è simbolizzato dalla stessa torre. Un edificio collettivo che unifica coloro che partecipano coralmente alla costruzione e che vengono innalzati a livelli superiori col progredire dello Stato-torre. Questo fino al momento in cui subentra il diabolus, il divisore che mina la fede in ciò che lega a dei principi dei valori superiori. Gli uomini non si comprendono più perché ormai parlano linguaggi diversi. L’ edificio si ferma e viene abbandonato mentre quella che era una comunità si disgrega e si disperde rinunciando ad innalzarsi ad un livello superiore di civiltà.

Lo Stato è sempre stata questa realtà, uno strumento comunitario che serve ad innalzare l’uomo sia da un punto materiale che spirituale essendo in passato stati concepiti i due tipi di progresso simultanei e non disgiunti.
Nell’antica Grecia lo Stato è incarnato dalla Polis che viene organizzata con la politeia che è sia una forma di Stato che di governo. Isocrate la definì l’anima della città e la paragona alla funzione che l’intelletto ha sul corpo.

Il fattore quasi metafisico e sacrale dello Stato in realtà non era unicamente una visione arcaica perché anche in epoca moderna è sopravvissuto tale concezione anche se in forme diverse. Niccolò Machiavelli quando parla del Principe arriva a teorizzare una diversa morale per colui che si occupa dello Stato. Dice che ciò che è buono per la morale corrente non lo è più se è il Principe ad usare la morale comune anche se questo può danneggiare lo Stato. Invece, azioni che apparirebbero cattive, se compiute da un uomo comune, non lo sono più se compiute per il bene comune dello Stato.

Questa moderna visione dello Stato non fa altro che confermare, non dico la divinizzazione del Cesare ma costui viene posto indubbiamente su un diverso piano anche morale, si potrebbe dire, al di là del bene e del male. Inoltre Machiavelli arriva a pensare che non ci siano dei valori al di fuori dello Stato.

In seguito, l’illuminista e democratico Jean Jacques Rousseau trasferisce la sacralità dal Principe allo Stato. Per Rousseau lo Stato è l’io comune. Questa entità comunitaria diventa tanto importante che viene teorizzata la completa alienazione dei diritti individuali di fronte al bene comune, fosse anche il diritto alla vita.

Hegel teorizzava lo Stato etico, ripreso in seguito da Giovanni Gentile, come base per uno Stato laico. Ogni cittadino dovrebbe favorire comportamenti favorevoli non solo al proprio benessere individuale ma anche a quello collettivo senza venir meno ai valori condivisi. Hegel arriva a parlare di volontà universale. Inoltre per Hegel lo Stato che è fonte di libertà ed etica del singolo non può essere passibile di valutazioni morali in quanto è un arbitro assoluto del bene e del male.
In passato la corona assicurava l’unità dello Stato e non occorreva un ulteriore collante. Dal momento in cui al re è stata tagliata la testa perché quello di era dimostrato un sistema politico non più rispondente all’evoluzione dei tempi, sono state pensate varie alternative. È stata reinventata ed esaltata la nazione come collante, rifacendosi alle tesi del contratto sociale.

Con Napoleone è rinato il cesarismo e la concezione dell’impero in senso moderno.
Taluni hanno sacralizzato la razza. In altri casi è il Partito che si fa Stato e che diviene la massima autorità come avviene anche attualmente in Cina e come è avvenuto in passato in tutti i totalitarismi moderni. Le democrazie invece hanno sacralizzato la costituzione. Qualsiasi cosa si renda utile a tenere unito lo Stato moderno.
Ma purtroppo esiste un tarlo. L’ideologia liberale oggi trionfante, se incontrollata, tende a mordere il freno. In realtà la sua natura tende a non riconoscere la legittimità né delle nazioni né di degli Stati, né delle culture, e tantomeno delle leggi dei Parlamenti. Queste realtà vengono sopportate, tollerate, ma appena possibile inizia l’opera di decostruzione e di erosione, giorno dopo giorno.

L’ideologia liberale senza forti autorità che la frenino, inesorabilmente si trasforma in turbo liberismo. Infatti contiene in sé molte componenti anarchiche costituite da uno spirito eccessivamente individualista, indifferente a tutto e a tutti. Parlo di quel tipo di anarchia che diventa antistato.

Il concetto di antistato, riporta la memoria al mito del grande divisore che era denominato diabolus. Quella forza che altri non è che il distruttore e che infatti avversa ogni Stato organico o Stato nazionale ed ogni ordinamento e che mira all’atomizzazione, alla disgregazione. Ci sono persone che temono in un prossimo futuro, il realizzarsi di quell’antica allegoria di genti che non si comprendendo più e di conseguenza si allontano gli unici dagli altri rinunciando ad ogni disegno di edificazione comune, di un progetto che superi le loro stesse individualità.

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(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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