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Per Enrico, per Esempio.

L’eredità politica, tuttora giacente, di Enrico Berlinguer.

 

Mi capita spesso di fare recensioni per libri di amici, che poi pubblico sui social. Questo libro invece è qualcosa di diverso, vorrei fotografare sulla carta virtuale di un articolo il perché esso è un testo necessario, qualcosa che mancava. Non è una biografia su Enrico Berlinguer, è l’attestazione della sua modernità. Pier Paolo Farina, sociologo e saggista fondatore nel 2009 della web-community enricoberlinguer.it ci restituisce la figura di uomo moderno che ha saputo parlare alla generazione del suo tempo e a quelle nate nate dopo la sua morte (piegato dalla fatica, come scrisse Calvino), su quel maledetto palco di Padova nel giugno del 1984.

Faccio fatica a tradurre in parole i miei sentimenti e i miei pensieri, rappresentati esattamente e nel dettaglio dalle parole di Farina, nelle pagine del libro. La figura dolce e fiera di Enrico, fedele ai propri ideali di gioventù’ fino al suo ultimo respiro, ci fanno capire quanto sia sterminato il deserto dei suoi presunti eredi. Nel mondo di oggi tutti ritengono Berlinguer un santino da ricordare di tanto in tanto, sia chi proviene dalla sua esperienza che i suoi avversari politici. Io credo che le sue idee continuino a fare paura, rimanendo una anomalia moderna, applicabile tutt’oggi, ma che segna per la maggior parte il fallimento di chi è venuto dopo di lui. Quando era in vita era considerato pericoloso dagli americani che lo ritenevano troppo filo sovietico, e dai sovietici che lo ritenevano troppo filo americano. Questa collocazione lo rende a tutt’oggi una figura di riferimento di chi sogna davvero un mondo migliore e diverso.

La questione morale, la figura della donna nella società di oggi, la questione mediorientale, la pace, l’ambiente, la ricerca spasmodica e senza dubbi di una terza via, pur nella consapevolezza di essere orgogliosi delle proprie idee, fanno di Berlinguer un’ isola galleggiante nel pattume della politica odierna.

L’eredità di Enrico a quarant’ anni dalla sua morte rimane non riscossa. Un popolo smarrito, anche e soprattutto di giovani, cerca nelle sue parole ma soprattutto nel suo esempio un approdo, una roccia a cui aggrapparsi. Chi dice che il pensiero di Berlinguer è superato e fuori dal tempo, soprattutto a sinistra, mente sapendo di mentire. Ci si dimentica che buona parte dei suoi “eredi” dopo la sua morte hanno seguito la strada migliorista, fino ad arrivare a votare Napolitano quale presidente della Repubblica coi voti anche delle destre. Ma nessuno mai si è chiesto il perché? L’anomalia italiana di un partito socialista di destra, spiana la strada a tutto ciò che ora è la politica del bel paese, orfana di una vera sinistra di popolo. Ma attenzione: non ne faccio una questione di moderatismo o radicalità, la sinistra in Italia non rappresenta in nessun caso le idee e l’eredità di Enrico.

Eppure a me parrebbe così semplice, basterebbe leggerlo, applicarlo, toglierlo dai piedistalli e dalle cornici in cui è incastonato in sedi politiche che spesso non sono le sue, e farlo nuovamente rivivere.

Un compagno non si inchina a un compagno, uguaglianza con l’esempio e non solo a parole, mio padre diceva che non è sufficiente votare il primo partito in alto a sinistra. L’eredità di Berlinguer non è un modo di votare, ma un modo di essere, di vivere, di rendersi partecipi all’interno di una società che ci vede pedine di un capitale sempre più’ aggressivo e vorace. L’ossessione per i confini in un mondo talmente piccolo che tra poco esploderà sono una costante ricerca di potere, possesso, violenza, supremazia, imperialismo. Noi sognavamo un mondo senza confini e senza frontiere.

Berlinguer ci ricorda quanto la politica sia il fondamento di una società civile, sprona i giovani ad appropriarsi di essa, altrimenti diverrà appannaggio di altri. Credo di non avere mai sottolineato così tanto un libro. “Per Enrico, per esempio” va letto, e quelli che ne hanno la capacità lo studino e rendano applicabili le idee di Berlinguer in un mondo che ne ha sete, che ne ha un imprescindibile bisogno.

Quelli che mi dicono che le sue idee sono sorpassate, che lui non c’è più, che quelli di ora sono diversi, che non esistono più le idee di allora, mi fanno tremendamente incazzare: è come se mi dicessero che io sono morto. Le idee che vivono in me, ma non solo, sono la dimostrazione che Berlinguer è ancora tra noi, siamo noi che non riusciamo più a trovarci, immersi nel labirinto alienante di una vita vissuta di corsa. Il tempo è la ricchezza dei giorni moderni, la ricerca dei compagni una missione che ognuno di noi ha nel proprio scopo.

Ho avuto l’onore di essere citato a pag. 300: “Enrico per noi era uno di famiglia … una presenza costante. L’utopia morì quel giorno sul palco di Padova, ma non le sue idee”.

Berlinguer “voleva bene alle gente che lavora”, un’eredità invocata da un popolo smarrito, un’idea di mondo che dava speranza a milioni di persone.

Cito direttamente Farina … il fine ultimo della sua lotta era la realizzazione di quei valori ideali – pace, giustizia, eguaglianza, lavoro, sapere, solidarietà. La politica è passione, coraggio, idee, ma non è niente se non è fatta per gli altri.

Il libro:
Pier Paolo Farina, Per Enrico, per Esempio. L’eredità politica d Enrico Berlinguer, Youcanprint, 2024.

 

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Cristiano Mazzoni

Cristiano Mazzoni è nato in una borgata di Ferrara, nell’autunno caldo del 1969. Ha scritto qualche libro ma non è scrittore, compone parole in colonna ma non è poeta, collabora con alcune testate ma non è giornalista. E’ impiegato metalmeccanico e tifoso della Spal.

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