Paura dell’intelligenza artificiale o paura del progresso tecnologico?
Vince chi accetta la sfida.
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Paura dell’intelligenza artificiale o paura del progresso tecnologico?
Nicola Gemignani è il titolare di NeXus, azienda che sviluppa siti internet, grafica e organizzazione di eventi. E’ anche un collaboratore di Periscopio, ma il cotè esplorato con questa chiacchierata è quello del musicista-non musicista. Attraverso app di intelligenza artificiale, Nicola ha creato una rock band integralmente virtuale, i Nocturune. No, non sono come i Gorillaz: lì almeno uno (Damon Albarn) è un essere umano e suona. I Nocturune sono completamente virtuali. Potete ascoltarli qui.
P: Nicola, puoi spiegare in parole semplici come fai a generare musica così “strutturata” (parliamo di brani completi di cantato, suonato, arrangiamenti e produzione) utilizzando esclusivamente l’AI?
NG: le applicazioni di Intelligenza Artificiale sono dei programmi che si possono usare con un computer o un cellulare, o tablet.
Per generare musica “strutturata” esistono molte strade, ma è essenziale avere delle conoscenze di informatica, di musica e di produzione musicale. Bisogna saper scegliere quali comandi dare (in gergo “prompt”, ndr). Si passa da semplici applicazioni che richiedono “solo” indicazioni sullo stile musicale (esempio: “rock” o “pop con strumenti che richiamano al metal”), fino a quelle che richiedono l’inserimento del testo, delle basi musicali, delle note o di veri comandi di programmazione, di informatica.
A seconda delle competenze che uno ha, può essere più utile passare prima da un AI che genera le liriche e lascia alla “macchina” la creazione della musica o viceversa. Personalmente i testi delle canzoni sono la parte più impegnativa. Nel generare una canzone con l’AI non si può non passare attraverso il proprio gusto, la propria esperienza culturale. Chi ascolta solo canzoni impegnate, per esempio alla Guccini, cercherà di generare canzoni simili.
ChatGPT è forse la più famosa applicazione AI in grado di scrivere qualsiasi cosa: da testi di canzoni a monologhi teatrali. Tutto è però tendenzialmente freddo, banale. Del resto il risultato deve “convincere” più persone possibili. E’ per questo che, accanto ad applicazioni “generaliste” come ChatGPT, se ne sono sviluppate altre sempre più specifiche per ogni progetto, tra cui alcune per generare testi di canzoni. In sostanza allo stato attuale si passa attraverso diverse soluzioni per ottenere un risultato abbastanza buono. L’ultimo step è poi quello della produzione musicale. AI può fare anche questo lavoro: migliorare la voce, il suono, la qualità, aggiungere effetti e strumenti. Si carica la canzone generata all’interno di un’altra applicazione specifica, si clicca su “ottimizza” e lei fa il resto. Non pensate che sia una passeggiata: bisogna comunque investire ore di lavoro per ottenere un buon risultato.
Le persone devono iniziare a comprendere la differenza tra un prodotto interamente “generato” dall’AI ed uno dietro il quale esiste un lavoro “umano”, fatto di ore al computer e in sala prove.
P:Almeno in campo musicale, l’avvento della AI può essere paragonato alla stagione dei sintetizzatori, con possibilità forse ancora maggiori?
NG: direi di si. I sintetizzatori hanno rivoluzionato la musica e ancora oggi sono degli strumenti incredibili. Ed esistono già applicazioni AI che ne simulano il lavoro. E’ una evoluzione che deve essere, più che “domata”, come vorrebbe qualcuno, capita, gestita e sviluppata nel modo corretto.
P: cosa rispondi a chi evoca il pericolo della sostituzione della creatività umana con qualcosa di completamente artificiale che soppianta l’essere umano?
NG: questo timore è giustificato dalle poche informazioni che si hanno e, mi permetto, dal non saper nulla della storia dell’informatica e dello sviluppo tecnologico. Usiamo il correttore automatico su Word, anche questa è da un certo punto di vista una AI: ci dice che la nostra grammatica è sbagliata e ci permette di correggerla. Oppure il traduttore automatico o anche le macchine fotografiche automatiche digitali. Insomma: l’AI ci circonda da sempre, fin dal primo calcolatore. Sta a noi, ripeto, sapere usare queste tecnologie e comprendere che possono essere un aiuto più che valido. I giovani hanno tempo e modo di adattarsi e comprendere cosa fare dell’AI e, ovviamente, anche decidere la direzione verso cui portarla. Come NeXus, non siamo per esempio dell’idea che sia giusto imporre per legge un “cartellino” alle produzioni musicali o artistiche in genere, specificando se fatte con AI o senza. In mezzo ci sta un vero e proprio oceano di variazioni sul tema, che non può essere etichettato per legge.
P: ci racconti qualcosa della tua impresa?
NG: Nexus multimedia è una piccola realtà con sede a Carrara (MS) e che nel tempo si è spostata a Venezia e poi a Ferrara. E’ nata principalmente per lo sviluppo di siti internet, grafica e organizzazione di eventi. In sostanza abbiamo messo dentro ad un’unica realtà tutte le nostre passioni.
Il nome nasce da un programma radiofonico che andava in onda su Radio Base Popolare Network di Mestre, ormai 20 anni fa. Si occupava di notizie di informatica generale alternata a musica, quella “vera”, direbbe qualcuno. La passione per la tecnologia e le novità ci ha spinto ad approfondire gli applicativi AI, ora più alla portata di chiunque voglia anche solo testarli.
Photo cover: i Nocturune
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Nicola Cavallini
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
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