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Partire da qui di Stefano Modeo: una nota critica

È sfuggito alla cronaca, come è normale, la presentazione dell’ultima raccolta poetica di Stefano Modeo.

È normale perché è nella norma considerare la poesia o, davvero, “solo poesia” (come, per dire: “roba nella mente degli angeli”), oppure solo “parolume” autoreferenziale, così inflazionato e pervadente da non potergli stare dietro e credergli.

Tanto più e comunque sapendo che alla cronaca sfuggirebbe sempre l’essenziale.

Ed è proprio per questo …”sfuggire sfuggente” che l’essenziale resta sempre e solo immaginato.

Così già durante la presentazione ferrarese della sua raccolta, Partire da qui (Interno Poesia, 2024), nel mese (eliotiano) di Aprile si poteva immediatamente immaginare la “fortuna” del poeta in questione, catturandone l’essenzialità dello sguardo.

È stato Wallace Stevens a parlare in termini “pratici” di questo sguardo, quello dell’angelo invisibile che “annuncia ai pastori non una nascita divina ma una rivelazione terrestre”; lo sguardo dell’angelo della realtà che si limita a indicare la strada: l’angelo necessario che fa rivivere, il mondo, nello sguardo della poesia.

Qui terminerebbe questa modesta nota critica che , come si capisce, critica non è e, in quanto “nota”, non può che predisporre e condurre alla musica. Quella dei versi. E a questi arriveremo dopo alcune necessarie righe di … critica alla critica poetica.

Parlare di un poeta è un compito ingrato in quanto: e quello che si sa scrivere su di loro è, nella maggior parte dei casi, superfluo” [Hannah  Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, 2011].

Al poeta in quanto “…testimone dell’onestà, spetta il compito di forgiare le parole con le quali dobbiamo vivere”.

È sul poeta che pesa, consapevolmente o meno, la responsabilità di sondare il presente, inviando uno stesso identico segnale (la parola) per ricevere un’eco di ritorno (la cosa), anche quando la pesantezza (per dire gravità) del momento è tale da impedire l’esercizio stesso di un canto poetico e di rinunciare a una sua elaborazione, relegando quel che resta della nostra “umanità” a una “cieca” obbedienza (a volte incivile perché costretta).

I poeti esistono per essere citati è un verso di Auden.

Il poeta inglese, attraverso questo verso, denunciava una “triste realtà della nostra cultura”, secondo la quale un poeta riesce a farsi conoscere e ad avere successo molto di più scrivendo o parlando della propria arte piuttosto che praticandola. E così un poeta correrebbe il rischio di “perderla”, l’arte di scrivere poesia, proprio a furia di parlarci e scriverci sopra.

Costretto da poeta a svolgere il ruolo di critico, Auden così riassunse il suo ideale di “critica letteraria”: “…qualsiasi critico coscienzioso sa perfettamente che, dovendo recensire in uno spazio esiguo l’ultimo libro di versi, presentare una serie di citazioni astenendosi da ogni commento sarebbe l’unica soluzione onesta: se però lo facesse davvero, il suo direttore direbbe che non si guadagna lo stipendio”[W. H. Auden, La mano del tintore, Adelphi, 1999].

[NdA: Il direttore di questo web magazine non lo potrebbe dire (mancando il…nome della cosa) e in ogni caso, potendolo, non lo direbbe mai. Ne sono sicuro 😊.]

E allora, ciò detto, ecco la mia quote critica su Partire da qui di Stefano Modeo vincitore del Premio poesia Città di Legnano Tirinnanzi per la sezione Opera Prima o Opera di Giovane Poeta:

Risale per le vie una verità
un risentimento delle case,
delle strade. Ma la speranza
non si prende i suoi torti,
restiamo ostili con desiderio
se il vento riprende, nostro tormento.

[da Due mari, pg.11]

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 Seduti con le ginocchia nere,
non sanno cos’è un bosco di faggi,
né come fugge una volpe.
Ma in questa, di foresta,
sono come uccelli…

[da Nel vicolo, pg.13]

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Ma loro non cedono al tempo
che vogliono. Piuttosto
con un tuffo restano fedeli
a quella loro limpida sapienza.

[da La tartaruga, pg.15]

*******

Dimmi se può venire
Una parola ancora
Che sappia descrivere
Il percorso della spigola
Che si caccia sulla riva,
perché se lei parla
ti prego dice,
lasciami andare.

[da Lasciami andare, pg. 27]

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All’orizzonte minuscole vele
procedevano lente come coltelli


                                                   Dal margine
È più semplice immaginare di andarsene.

[da  Diario dell’inconscio, pg. 28]

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Mio padre in mare si allontana
E pensa che solo il numero
Delle bracciate importi
E non quando dovrà tornare.

[da Mio padre in mare si allontana, pg 32]

*******

Proteggi lui che incespica
e sospendi ogni giudizio
ora che guadagna il silenzio,
viaggio dopo viaggio.

[da Preghiera per il figlio, pg. 38]

*******

Ora mentre fuori la tramontana
spinge i remi di una galea,
la città vuole rifare le sue strade
ma nessuno sembra capire né avvertire
sotto i colpi alle ginocchia, alle caviglie
che è già ridotta in polvere di conchiglie.

[da Noi siamo dove non ci vedete, pg. 61]

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…       Cosa aspettiamo a dirci addio?
Quando finisce la guerra può l’uomo
forse con più facilità tradire la terra?
Faccio testamento, depongo lascia:
mare, restituiscimi le braccia
a questa riva mi sono abituato
a non amare a non sentirmi amato.

[da Ulisse sulla spiaggia, pg. 66]

*******

Noi siamo l’aldilà della natura
espulsi con lo sguardo, assaliti
dalle frenesie. Qui non esistiamo,
come migliaia di piccoli tentativi
che scongiurano il vuoto dopo di sé.

[da I monti, pg. 73]

*******

Da lei ho imparato a seguire
l’avanzare delle stagioni sui rami,
attendere l’ultima partenza del glicine,
le prime infiorescenze del pruno.

[da Nel giardino, pg. 75]

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Stefano Modeo (Taranto 1990) vive e lavora come insegnante a Treviso. La Terra del Rimorso (ItalicPequod, 2018 è la sua opera prima. Ha curato le antologie di poesie di Raffaele Carrieri Un doppio limpido zero (Interno Poesia 2023) e di Pasquale Pinto La terra di ferro e altre poesie. 1971-1992 (Marcos y Marcos, 2023). È coautore del libro Conversazione (Industra&Letteratura, 2023) insieme a Paolo Febbraro. Compare nel volume collettivo Poesia contemporanea. Sedicesimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2023); nelle antologie Abitare la parola-Poeti nati negli anni ’90 (Ladolfi, 2019) e in I cieli della preistoria. Antologia della nuovissima poesia pugliese (Marco Saya, 2022). Fa parte della redazione della rivista di poesia Atelier e della redazione del blog Universo poesia-Strisciarossa. Si occupa di poesia italiana contemporanea per la rivista di critica letteraria norvegese Krabben-Tidsskrift for poesikritikk.

 

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Giuseppe Ferrara

Giuseppe Ferrara – Nato a Napoli. Cresciuto a Potenza fino alla maturità Classica presso il Liceo-Ginnasio Q.O. Flacco. Laureato in Fisica all’Università di Salerno. Dal 1990 vive e lavora a Ferrara, dove collabora a CDS Cultura . Autore di cinque raccolte poetiche; è presente in diverse antologie. In rete è possibile trovare e leggere alcune sue poesie e commenti su altri poeti e autori. Tiene un blog “Il Post delle fragole”: https://thestrawberrypost.blogspot.com/

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