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“Un tempo per ogni cosa” di Davide Calì e Isabella Labate, edito da Kite, ci porta nel momento giusto. Perché c’è un tempo per tutto. Basta saperlo notare

Per difenderci dall’inquietudine e dalle paure possiamo nasconderci dietro a rituali che ci tranquillizzano. Rituali che, proprio per la loro ripetitività, danno un senso di pacatezza.

Edgar – che assomiglia a un personaggio di un quadro di Magritte – lo fa. Per sua sola e unica scelta, vive chiuso in casa e a intervalli precisi uno dei suoi orologi gli ricorda che cosa deve fare, la sua giornata è scandita da un’agenda rigidissima. Tutti i meccanismi sono regolati sulla stessa ora. Pendola, cucù, orologi di metallo, tanti e preziosi, perché antichi. In qualunque parte della casa si trovi, sa che ora sia.

Uno batte alle 7 del mattino, per svegliarlo. Uno alle 13, per ricordargli il pranzo. Uno alle 14, per ricordargli di uscire a fare una passeggiata. Uno alle 16, per ricordargli di telefonare alla madre. Uno alle 17, per il thè del pomeriggio. Uno alle 19, per la cena. L’ultimo alle 21 per ricordargli di controllare tuti gli orologi.

E, poi, il suo motto: mai fermarsi, per paura di distrarsi. Ma distrarsi da cosa?

Ogni giorno fa le stesse cose, si prepara, fa colazione, legge il giornale, sceglie sempre la stessa cravatta. Non si fa mai domande, non sgarra mai. Ma è lui ad aver deciso così.

Una vita quasi ossessiva di cui non mette mai nulla in dubbio. La sua difesa.

Un giorno tuttavia capita un imprevisto che interrompe bruscamente la sua routine. E allora proprio per ripristinarla, è costretto a cambiare le sue abitudini. Scoprendo il mondo lontano.

In un tono uniforme, delicate e precise immagini grigie della matita raccontano una storia sulla paura di vivere, sulle nostre difese contro questa paura che può bloccare e i cambiamenti che possono aprirci al mondo. Sulla libertà di guardare oltre le consuetudini, di poter andare oltre e di vedere lontano, con la meraviglia, la fantasia, il colore e la bellezza della vita che illuminano la strada. Oltre il tempo, quello che corre, che vola via e che non si controlla. Perché ognuno può diventare artefice del proprio destino.

Davide Calì, Isabella Labate, “Un tempo per ogni cosa”, Padova, Kite edizioni 2020, 44 p.

Per una bella lettura, vedi qui 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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