Parole a Capo
Walter Chiesa “Il canto della strega” e altre poesie
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“Non è necessario essere una stanza o una casa per essere stregata. Il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali.”
(Emily Dickinson)
Il Canto della Strega
(ispirata al 17esimo arcano maggiore dei tarocchi, La Stella)
Mi sporgo sull’acqua del fiume
che muta, ed è uguale a se stessa –
E osservo la volta riflessa
del cielo, e gli occulti segreti
Avverto il chiarore lunare
che sfiora e carezza la pelle –
Io, figlia di tutte le stelle,
raccolgo i rabeschi del vento
E mescolo l’oro e l’argento,
l’eterno e i confini del tempo –
E tutto, ormai saldo nel Centro,
diviene presenza ed Incanto
Io Strega, incoercibile santa,
mi arresto e rinasco a ogni istante –
E so che alla luna calante
già segue la falce d’oriente
E ancora, mi sporgo sull’acqua
e osservo il mio volto, riflesso –
La mia solitudine, adesso,
trasmuta e s’invola
in un cono di luce
che a un nuovo Congresso conduce
*
L’albero degli impiccati
Ha serrato le imposte e le porte, la notte,
ed il borgo trasuda silenzio
Annebbiato di vite e d’assenzio
muovevo i miei passi, svegliando la sorte
…Non volevo insozzarne la carne, i pensieri,
né spezzare il suo gesto, lo giuro –
Se soltanto invertissi le carte,
e l’alba – domani – chiamassimo ieri…
Ma l’aurora, infuocata di sangue,
riversava i suoi raggi sul suolo
E tracciava un sicuro percorso
davanti al mio uscio, il Giudizio del cielo
I gendarmi hanno letto il mio nome, e la colpa,
occultando ogni lume, ogni specchio
…Hai rubato la vita e l’onore – hanno detto –
la tua morte non ti vedrà vecchio!
…Ora tutto è già freddo e silenzio,
mentre pendo col cappio alla gola
Neri corvi volteggiano in cerchio,
fiutando il peccato nel sangue che gela
Questo è l’albero degli impiccati,
del suicida, di chi è giustiziato
Non v’è uno che pianga o disperi…
Per ladri e assassini non sprecano ceri
Ed io – ormai – più non sono, e la bocca
per gli insetti diviene una tana
Pare bruna, la pelle, qui al buio
E i miei occhi, sbiancati di luna
Ora siedi, ora riposa,
entro i solchi del tramonto –
La penombra è un quieto manto,
e si chiude ormai la rosa
a proteggere i confini del tuo pianto
Il profilo della luna
lento si assottiglia
…E’ tardi –
Puoi riporre i tuoi ricordi
e l’antica, eterna offesa,
nella stanza silenziosa del letargo
Levo il drappo dagli specchi,
per ritrarre i tuoi sorrisi –
…Chiusi gli occhi, forse sogni,
ma nei tratti del tuo viso
leggo l’ombra inquieta dei tuoi mille affanni
Non temere, questa è l’ora
tra l’allodola ed il gufo
…Presto il vento sarà muto –
Nello sguardo del rapace
scorgerai la pace che ti ha destinato
Walter Chiesa, docente di chitarra, risiede in provincia di Milano. E’ risultato vincitore in numerosi concorsi musicali e letterari, sia nell’ambito della prosa che della poesia.
Per anni ha collaborato con periodici locali, curando prevalentemente la pagina culturale. Alcuni suoi racconti e testi poetici sono stati inseriti in pubblicazioni firmate da autori vari.
Alla fine del 2022 ha pubblicato con le edizioni Ester “La notte e i suoi abitanti“, che coniuga prosa e poesia ed è risultato finalista in due concorsi letterari. Nel 2023 ha pubblicato il libro di narrativa “Dei mondi riflessi”, edizioni Zephyro, la cui prima parte è incentrata sul mondo magico delle bolle di sapone. Entrambi i testi sono a carattere fantastico e intrisi di atmosfere oniriche.
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica.
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