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L’autrice, nel raccontare l’esperienza autobiografica di un rapporto amoroso insano (uno dei tanti in cui l’amante, verbalmente e gestualmente violento, considera il corpo dell’amata come oggetto di desiderio e di dominio, senza la grazia di uno sguardo autentico rivolto alla persona), sembra quasi innestare le sue parole nell’intrico spinoso di una memoria ancora sanguinante di delusione, amarezza, disperazione, supplica, tormento, trovando infine una risoluzione nel perdono divino e nell’auto-perdono, tema che viene sviluppato nell’ultima delle tre sezioni del libro e ribadito nell’epilogo (un testo in dialetto siciliano, quasi con l’intento di recuperare la purezza anche sonora dell’infanzia), in cui la vittima si emancipa finalmente dal giudizio della società dei benpensanti (compresa la cerchia parentale) (…) Il titolo della silloge “Errata Complice“, ricalcando l’espressione errata corrige non senza un chiaro rimando di senso, riassume bene il percorso di recupero della propria autonomia e libertà, stigmatizzando senza incertezze una relazione sbagliata di cui l’autrice riconosce di essere stata complice con il suo comportamento troppo lungamente tollerante.” (dall’introduzione di Franca Alaimo)

Ringrazio Stefania Giammillaro per aver autorizzato la pubblicazione in “Parole a capo” di alcune sue poesie.

(dalla sezione “Il peccato”)

Ai sensi di una legge non scritta
appesa al baratro senza risposta
è vietato venire al mondo
in un qualunque giorno di pioggia

Senza tuono rimbomba
il dire del mare
che soffia e soffia un ruggito ancestrale
tra cosce nude e stoffe bagnate

L’appetito nasce senza fame.

 

*

 

Hai votato la sacra bellezza
al tabernacolo di amanti senza tempo

Hai ingoiato scelte e rimorso la lingua
prima dell’ultimo bacio a strappo
stendendo panni di ghiaccio
su gomiti viola
appesi al balcone
delle marionette

Oggi dimentichi la tua forza
e se esiste giustizia che riscatta
la perdi al rigore dei birilli
nel travaglio di un parto, senza nascita

 

*

(dalla sezione “La colpa”)

Disegnare a matita
l’incombenza di una minaccia
e cancellarne i granuli
acerbi di miele

Così l’addiaccio
attira ogni senso
d’impasto di terra
brulla bruciata
su cui vivo e tremo

E mi arresto
a conoscerne il pianto
E mi stendo
a respirarne il freddo

(dedicata alla strage di Cutro 26 2 2023)

 

*

Era proibito il cortile
agli schiamazzi
quando le ginocchia sbucciate
bruciavano di vita
appena iniziata

Era proibito urlare in protesta
contro addii mortali
alla coscienza
quando puntare i piedi
era occasione di crescita

Da un vetro di roccia
si penetrava il mondo
io pesce rosso
con diritto di parola

 

*

(dalla sezione “Il perdono”)

 

Lo sguardo gira ancora intorno
in cerca di un ricordo
che mi sveli essere legata a te.

Ma muta è la risposta
delle spallette su Lungarno
nessun abbraccio che spaventi la piuma
né nodo di tristezza a vomitare saliva

È l’impossibile successo
ora che appartengo
al vuoto del tuo grembo

*

 

Nulla è perduto
tutto è adesso

Non sono viva nel ricordo
nell’ossessione
di quel che avrei potuto

La carne è in questo pizzicotto
che giro di traverso per sentirmi
quando non distrae il mare

La parola è ponte che attraversa
la possibilità di perdonarmi
allo specchio dei rimorsi

E se sanguino
sanguinerò per partorirmi

 

*

(EPILOGO)

 

Muta sugnu
comu pisci senza sangu
ca trema a schina ghigata
Littra strazzata
pi na lisca lissata
n’mezzu ai renti
Sula, sittata
ravanti a tavula cunzata
cu tutti i cumannamenti
Figghia sugnu
e matri mi ciamu
senza iabbu né maravigghia pi parenti
senza patiri i dulura
ra nascita
m’arricampu cunzumata
pi chiddi ra morti
sorti mavara
ca m’accumpagna
Matri sugnu
e figghia nasciu n’autra vota
pi vuatri ca nun cririti a na parola rata
surda e malacavata…
Nun viru nun parru nun sientu
ma vi lassu a testamento
na cunnanna
na ninna nanna d’amuri
ca comu sciroccu
ciusciando rina, vi ricuorda:
L’uocci aggiuvanu a taliari
sulu quannu ru cori
nun c’è chiù nenti ri pigghiari”.

“Muta sono / come pesce senza sangue / che trema a schiena piegata /
Lettera strappata / per una lisca lasciata / tra i denti // Sola, seduta /
davanti alla tavola apparecchiata / con tutti i sacramenti (apparecchiata
a puntino) // / Figlia sono / e madre mi chiamo / senza stupore né
meraviglia per i parenti / senza patire il travaglio del parto / vi raggiungo
consumata per quello della morte / sorte cattiva / che m’accompagna //
Madre sono / e figlia nasco un’altra volta / per voi altri che non credete
alla parola data / sorda e malfatta… / Non vedo, non parlo, non sento
/ ma vi lascio a testamento / una condanna // una ninna nanna d’amore
/ che come scirocco / soffiando sabbia, vi ricorda: / “Gli occhi servono a
guardare / solo quando il cuore / non ha più nulla da donare”.

 

Stefania Giammillaro (Messina, 1987). Avvocato. Si avvicina alla poesia già all’età di otto anni, ha all’attivo nove sillogi poetiche, di cui solo le ultime tre finora sono state pubblicate: Metamorfosi dei Silenzi, Edas, Messina, 2017, e L’Ottava Nota – Sinfonie Poetiche, Ensemble, Roma, 2021 e Errata complice, peQuod- Casa editrice Italic, 2024.
Ha conseguito diversi riconoscimenti negli anni, tra cui menzioni d’onore al premio nazionale di poesia Colapesce di Messina, con i componimenti Appartenersi, Incastri; terza classificata al premio indetto dalla Proloco di Castroreale (ME) con la poesia in vernacolo Bedda; prima classificata al Premio Pittura e Poesia Emozioni in Armonia con la poesia Vergine dal Cuore Grande.
Nell’ultimo anno, si è esibita in diverse performance poetiche, delle quali si ricorda Ciuri ri puisia che l’ha vista protagonista nell’ottobre 2021 a Torino, nell’ambito del Festival Indipendente di Poesia Trasfusioni, ideato ed organizzato dall’associazione teatrale Lo scatolino – Ars in code. Cura la sezione poesia della Libreria Civico 14 a Marina di Pisa.

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica. 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 253° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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