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Ferrara film corto festival

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“Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa”.
Questo incipit della famosa e disperata poesia-denuncia di Allen Ginsberg, letta per la prima volta nel 1955 ad un reading collettivo alla Six Gallery, mi è venuto alla mente leggendo i versi del bel libro di Roberto Dall’Olio, I ragazzi dei giardini, Ed Pendragon, 2022.
Versi pieni di rabbia, di tristezza e, perché no, di sensi di colpa che mi rimandano una mescolanza di ricordi e di esperienze lavorative.

“Ricordate/ Ricordiamoli/ erano ribelli/ poca scuola/ molta vita/ molta notte/ l’ideologia finita/ erano di sinistra/ erano maledetti/ erano ignari/ tutti lo eravamo/ finito il piombo/ del settantasette/ arrivò lo scirocco/ americano/ la droga/ per spegnere/ la giovinezza/ la ribellione/ poi gli spacciatori/ senza scrupoli/ che ghiotta occasione/ Ricordiamoli/ Ricordate”.

Dai tempi delle Magistrali, passati in una classe dove dominava l’approccio goliardico (anche pesante) alle cose, ai compiti scolastici di ogni giorno. Anche la scelta monacale di un compagno o l’interesse per la politica di qualche altro, erano passate senza scalfire più di tanto il vivere quotidiano. L’uso di sostanze stupefacenti si affacciò prepotente quando le scuole superiori erano ormai finite.
Iniziarono ad arrivarmi notizie di diversi compagni che erano diventati tossicodipendenti. Ragazzi che pensavano di essere più forti di ogni contrarietà della vita e, perché no, l’assunzione di una o più sostanze poteva aiutare…

Poi, gli incontri ravvicinati e, spesso, drammatici con ragazze e ragazzi sono stati quotidiani sia al centro giovanile, dove lavoravo come operatore, sia in comunità terapeutica, dove ho trascorso quasi sei anni di full immersion come educatore professionale. Rodolfo, Attilio, Guglielmo, Giannina, Vinicio, Catia, sono solo alcuni dei nomi di storie concrete con cui mi sono rapportato ogni giorno. Alcune storie continuano, riuscendo a dare un taglio netto con quella non vita e altre, purtroppo, no. A lungo ho pensato ai tanti episodi vissuti in quel micromondo che era la comunità terapeutica. Agli errori di valutazione commessi e ai successi dove il merito era soprattutto loro. Noi educatori eravamo le loro stampelle come quei piccoli alberelli che pian piano provano a crescere e poi arrivano a riaffrontare la vita e un nuovo futuro. A rimettere radici.

Le poesie di Dall’Olio ci/mi ricordano anni quasi passati nel dimenticatoio. Riporto una lirica diretta come un pugno nello stomaco.

LORO

Avevano i capelli lunghi
gli orecchini
i jeans alla varechina
stavano sulle panchine
dei giardini
ricordi lo zoo di Berlino?
Erano un modello
e una moda
non usare la roba
ti escludeva
da quel luogo
non c’era più politica
i blindati
erano passati
i terroristi non aveva presa
Nemmeno il Partito
Una giovinezza
Tarlata
Come mobili lucidi
In apparenza
Sotto soffiava
La violenza
Contro se stessi
Nelle spade
piantate
in vite
Piene di onnipotenza
Sovrumana
E ancora tarli
Polvere
Nessuno poteva sapere
E’ bastata
è bastata
Anche una
Una volta
Maledette
Pere

Anche il linguaggio poetico asciutto può aiutare a non dimenticare ma non basta. Lo sappiamo e non si può mai demordere o rimandare agli altri.

“I ragazzi dei giardini”, l’ultimo libro di Roberto Dall’Olio è reperibile nelle migliori librerie di Bologna e Ferrara.

Roberto Dall’Olio (1965), bolognese, docente di filosofia e storia al Liceo Classico Ariosto di Ferrara. Ha pubblicato diversi volumi di poesia. E’ del 2015 il poema “Tutto brucia tranne i fiori” Moretti e Vitali editore- nota di Giancarlo Pontiggia postfazione di Edoardo Penoncini – con il quale ha vinto il premio Va’ Pensiero 2015. Con l’editore L’Arcolaio ha pubblicato il poema Irma con note di Merola, Muzic, Sciolino, Barbera e la raccolta di poesie “Se tu fossi una città” con nota di Romano Prodi. Nel 2021 ha pubblicato Monet cieco (Ed. Pendragon). Vive a Bentivoglio nella pianura bolognese dove è presidente della sezione locale dell’ANPI.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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