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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


In occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Un azzurro spietato”, abbiamo intervistato l’amica autrice Rita Bonetti.

1) Sono innumerevoli le definizioni della “parola” poesia che avrai incontrato fino ad oggi e chissà quante ne incontrerai! Che cosa significa per te questa parola?
Per quanto mi riguarda, la Poesia non può essere definita. È, allo stesso tempo, tutto e niente: dunque una contraddizione che si afferma non lasciandosi prendere, che non c’è ma è dentro di noi. Non ho assunto un ruolo per migliorare il mondo, motivo per cui la mia poesia, quella che scrivo, è per me consolatoria. Perché consolatoria risulta la sua capacità di mettermi davanti a quel che sono e a quel che mi accade o mi è accaduto.

NON SO SCRIVERE UNA POESIA

Io che scrivo in versi
a dire il vero
non ne sono capace
la poesia non mi accade

fabbricare una poesia
riuscì a qualche artigiano del secolo scorso
oppure anche di questo
ma nessuno ancora  lo sa con certezza

bisogna avere la magia
di chi vive la luna in pieno giorno
o la calma
di chi sta dalla parte dell’infinito

io che scrivo d’amore
e di luce d’estate al mattino
fabbrico solo sogni
e memorie senza nostalgia

2) “Street poetry” è una poesia che hai inserito in questa tua ultima silloge. In “Parole a capo” l’ho già pubblicata, a margine di uno dei readings organizzati a Ferrara dall’Associazione Culturale Ultimo Rosso di cui sei una socia fondatrice. Come l’hai ideata?
Ho conosciuto l’Associazione Culturale Ultimo Rosso in quanto mi era stato riferito, qualche anno fa, che organizzava readings di poesia in diversi luoghi pubblici della città di Ferrara. Ho pensato che questo approccio coincideva con il mio desiderio di proporre una poetica accessibile e popolare: se hai una poesia, ti serve solo uno spazio per renderla pubblica, non esiste un modello per fare poesia metropolitana. La parola d’ordine è la stessa per tutti: gettare parole al vento come semi, perché nelle strade fiorisca la poesia: quindi è nata “Street Poetry”. [vedi Qui] 

3) “A Francesco in memoria” è una struggente lirica che hai dedicato a Francesco Lorusso, studente ucciso l’11 marzo 1977 a Bologna da un carabiniere. Ricordi di un periodo movimentista che, credo, ci abbia accomunato. Nella mia mente c’è scolpito il ricordo del lunedì successivo, in quel surreale funerale al cimitero, in una Bologna blindata, incredula e un po’ straniera. Cosa ti è rimasto di quel periodo e di quei sentimenti?
Ho il ricordo dei momenti che precedettero quel giorno, quella sensazione di leggerezza, del poter essere tutto o niente, anche “cani sciolti”, che ci faceva sentire vincenti rispetto ai fratelli maggiori sessantottini. Invece quel giorno tragico forse fu lo spartiacque fra la leggerezza e quelli che poi furono gli “anni di piombo”. E noi che eravamo giovanissimi, ci trovammo grandi all’improvviso, cresciuti nelle tragedie.

 

(A FRANCESCO IN MEMORIA)

la neve scendeva ogni stagione
dalle sfere di vetro capovolte
e il mare d’estate
toccava immaginarlo
in un disco per l’estate

il cortile con gli ippocastani
e il palazzone popolare
che lo circonda
adesso ha un muro zeppo di graffiti
più grandi della solitudine
di quella madre che affogò
il suo bambino
in un lago di sangue
e di quell’unica panchina
dove hanno trovato Daniele
morto di eroina

poi, bandiere e lotte già perse in partenza
nomi e volti bendati alla memoria:
il tuo sangue ghiacciava la terra
nello spazio di un lenzuolo funebre
mentre l’orrore esplodeva intorno

dove siamo andati noi in quei giorni
in quelle ore
con le impronte profonde nel petto
per imparare a tacere negli anni?

le nostre parole
inciampano sui nomi dei morti
ora che è tardi
ora che la giostra del tempo
ha divorato ogni cosa

 

4) Nel secondo capitolo “Della morte, delle domande inevase, delle mancanze”, affronti come “elemento sostanziale dell’umana vicenda” (come scrive Antonio Valentino nella prefazione) il tema della morte. “Un azzurro spietato” è il titolo di una poesia inserita in questo bel libro e che ha dato il nome alla tua silloge. Qual è la genesi di questo titolo?
La morte c’era sempre stata nei miei versi ma era in gran parte una sorta di lente per prendere le distanze. Invece nell’ultimo periodo quel motivo è diventato l’esatto opposto: un antidoto preso per partecipare meglio al teatro del mondo, una sorta di punto di vista sulla vita, di illuminante per assaporare il tempo. La fine della vita costringe a riflettere sul proprio destino, la propria storia, diventando strumento di illuminazione. La poesia “Un azzurro spietato”, da cui il nome della silloge, raccoglie miei pensieri e riflessioni in occasione del funerale di mio padre. Il cielo così splendente di quel giorno, così contrastante con la situazione dolorosa, mi ha ricordato l’indifferenza della Natura leopardiana.

UN AZZURRO SPIETATO

Sei nel nero che cancella il mondo
per ultima dimora

un’urna grigia di cenere
nel silenzio
freddo di eternità
la mente va a un passato altrove
chissà se esisti ancora da qualche parte
di certo non c’è nulla
che ci faccia superare la distanza
il valzer si è interrotto
e il cielo è di un azzurro spietato

5) Spesso ritornano frammenti di memoria legati ad amori finiti (anche con sferzante ironia come in “Ecologia di un amore”, esperienze di gioventù. Poesia, memoria, ricordi si rincorrono e si mescolano spesso...
Il lettore della mia raccolta deve aspettarsi un vortice di suoni d’amore,  l’amore rimane sempre il fil rouge del mio scrivere. Dall’amore che fugge all’amore che torna passando per gli amori effimeri. Qui sono descritti momenti d’amore, una continua ricerca, sperando sempre nel ritorno. Non devono tornare le persone ma il sentimento. In questa raccolta ci sono anche amori di quando avevo 16 anni e oltre, vissuti tra l’amore e la ricerca dell’amore perduto. Così, nel ricordo di un amore, ritornano luoghi e sensazioni, emozioni e pensieri che credevo perduti.

 

ECOLOGIA DI UN AMORE

Volevo un amore compostabile
ma non era un ambiente sostenibile

parole come scorie
veleno nelle arterie
lasciavo i giorni andare
e i fiori lì a seccare

Io
con l’acqua dentro gli occhi
a sperare l’impossibile
e tu
come sempre, riciclabile

 

MANCANO LE INDICAZIONI

E’ mai possibile che nessuno sappia dov’è il capolinea?
Se qualcuno lo sa, non me lo ha detto
mancano le indicazioni
nemmeno un cartello, come nei piccoli paesi del sud

seguo l’unica carreggiata possibile
nell’ignoto segmento di tempo
che scorre veloce di ore
non so più fare un balzo oltre un masso
sono attenta a non inciampare
potrei spezzarmi le caviglie di cristallo

Un tempo mi illudevo di giungervi per caso
e trovare ristoro all’ombra buona di un albero
sulla panchina dove mia madre mi aspettava
la domenica pomeriggio

E’ sempre più disabitata nel mio procedere, la strada
e tutta quella musica e risate e urla dalle case
hanno lasciato il posto al ronzio degli insetti

chissà dove sono finiti gli sguardi da sogno
il miele dei sorrisi e l’apparente noncuranza dell’invidia
forse sono avanti al mio passo
o sono sangue che cresce l’erba trascurata dei campi
o le radici dei rovi secchi d’arsura
oppure vagano come frammenti in volo di vento

Il cartello che vedo a Ovest in lontananza
è solo la pubblicità di un supermercato

 

Rita Bonetti nasce e vive a Bologna. Da sempre innamorata di romanzi e letteratura.
Dopo la laurea in Archeologia presso l’Università di Ferrara, inizia una stretta collaborazione di scrittura creativa con due amiche storiche e nel 2017 pubblica la prima opera narrativa, una raccolta di racconti scritti a tre mani Le Regine di Quadri. Contemporaneamente, l’autrice approfondisce la passione per la poesia e nel mese di Febbraio 2019 esce la sua prima raccolta di liriche “Persiane Blu”, Armando Siciliano Editore. Nel settembre 2019, questa raccolta di poesie si classifica al secondo posto al Concorso Internazionale POETIKA LAB. Il 18 Maggio 2019 la sua poesia Dettagli e l’11 Gennaio 2020 la sua Poesia “Scrivi per me” vengono pubblicate nella rubrica La bottega della Poesia del quotidiano Repubblica di Bologna. La sua poesia Il bacio si classifica sesta tra i dieci vincitori del PREMIO WILDE Concorso Letterario Europeo sezione POESIA D’AMORE. Nel 2020 l’autrice inizia la sua collaborazione con il sito web Lo Scrigno di Pandora, per la pagina della poesia. Nel 2021 viene pubblicato “D’amore e di altre storie”, Bertoni Editore. Nel 2024 esce “Un azzurro spietato“, Bertoni Editore. In “Parole a capo” sono state pubblicate altre poesie di Rita Bonetti l’8 aprile 2021, il 3 novembre 2022, il 27 luglio 2023, e in altre occasioni collettive.
 

 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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