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Parole a capo
Quattro Poesie del tempo presente

Articolo pubblicato il 13 Febbraio 2025, Scritto da Pierluigi Guerrini

Tempo di lettura: 3 minuti


Quattro Poesie del tempo presente

il tempo gramo si accoppia con il nuovo tempo e genera vecchie opinioni”
(Helmut Heissenbuttel)

 

NELLA PARENTESI DI TEMPO

Era una giornata del fine settimana iniziato di un grigio screziato, nella Pianura Grande
dove non era sorto né tramonterà il sole rimasto lassù in alto.
Era una giornata come milioni di altre di una settimana quasi terminata come tantissime
trascorse e frantumate in tante azioni lillipuziane, incombenti minimi, pezzi di pane comprati e altri invecchiati di mollichine date agli uccelli stanziali della Pianura Grande e pettirossi fidelizzati nel giardinetto a nord tra vecchi muri e un tettuccio dove di nuovo
passava il gatto nero
dal collarino rosso e uno nuovo tigrato che si era smarrito e voleva entrare in casa
e si strusciava sulle gambe e si arrampicava troppo in altro sul ligustro inclinato, era evidente che prendeva misura per saltare nel giardino di lato, quello con il boschetto di nandina tutto fiorito di bacche scarlatte e di tuie alte al confine di fronte.
Le tuie sono sempreverdi snelli e azzurri e, talvolta ,ci si impiglia la nebbia, contro.
Quando riprendeva il passaggio di gatti sul tetto del ripostiglio in fondo al giardinetto, significa, che l’inverno non segna più il passo.
Tra poco miagoleranno ancora d’amore i gatti tra i cespugli, versi lamentosi e prolungati.
Lei pensava sotto sotto che l’amore, felino o no, facesse male.
E la Pianura Grande non l’aveva dissuasa.
Cos’era l’amore, dopo tanto tempo nel Territorio Vastissimo, oggi, dal cielo ovattato?
Mah, un portare l’acqua con le orecchie, in un imperterrito scorrere di sabbia.

(Alida Stroili)

 

*

Notte immobile e nera
avanzo tradito di sera,
stasi immonda d’odio.
Sola avanza e si leva,
lieve luce di lume.
È preghiera di giusti,
a costruire d’ognuno
il nuovo mattino.

(Stefano Agnelli)

 

*

 

DISACCORDI
Fuggono i giorni in vortici impazziti
dai calendari
uno via l’altro e senza sosta mietono
indifferenti ciechi.
Mi affanno inutilmente ad inseguirli
per trattenerne un lembo
per rubare un brandello al tempo avaro
di qua dal buio.
E come a ricercare
rifugio la memoria
torna a quei giorni giovani lontani
lenti e supini, parevano immobili…
Li precorreva l’immaginazione
traboccante di sogni e attese certe,
bruciante di impazienza e di azzardi
spericolati.
Così passa la vita a ricercare
un punto di armonia
e la saggezza di accordarsi al tempo.
(Marta Casadei)

 

*

 

FERMATA IMPROVVISA

ritaglio panorami immaginari
per evadere oltre l’orizzonte,
superando i confini del giorno
accarezzando altri profili del tempo.
spolvero sorrisi, sogni,
silenzioso
e mi scopro tra le mani
solo un biglietto d’andata.

scendo alla prossima
fermata
alleggerendo l’autobus
dei miei problemi

quando un miserere
incrocia volti d’impazienza.

(Pier Luigi Guerrini)

 

NOTA: “Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”. Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica. 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 271° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
(In copertina: Foto di Jim Black da Pixabay)
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani