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Ferrara film corto festival

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La poesia deve avere in sé qualcosa che è barbaro, immenso e selvaggio.”
(Denis Diderot)

 

MI DISSOCIO DA ME STESSA

 

Mi dissocio da me stessa
La nostalgia mi è entrata dentro
E non sento altro
Che i suoi aghi nel petto.
Vorrei scappare
Da questo dolore intenso
E vorrei abbracciare
La mia famiglia intera.
So che la mia esperienza
E la mia prospettiva
Sono date da ciò che
Mi incute sofferenza e timore
La mia vita
Non sarà
Più
La stessa?

Da un lato
Sapere che tutto sta cambiando
Mi rincuora,
Ma questo stesso cambiamento
Che avviene sotto la mia pelle
Mi fa orrore.
Vorrei avere il coraggio
Ma tremo
In questo letto che non è il mio.
Non so più chi sono
E non so cosa diventerò.
Rimango aggrappata
Alle lenzuola di casa mia.
Il dolore che provo
Non è così terribile, vero?
Ai miei occhi
Sto perdendo
Tutto ciò che ho di certo.
Distanza da me stessa
Distanza dalla terra.
Io mi appartengo.

 

*

 

VOCE

 

Lei è
Una voce
Pronunciata
Con gli occhi
Di chi ascolta
La terra
Con mani
Piene di fiori.

 

*

 

PEZZI

 

Stacca pezzi
Della sua stessa carne
E li dà in pasto
Al mondo rovesciato.
Spera di vedere
Se stessa
Tutti insieme
E di formarsi una vita
Dove il mondo
E le cose dell’universo
Le appartengano
Così come
Nel cielo
Il fenomeno delle nuvole.
Si distacca, si contorce, e si ricompone.
Tutta è sua.

 

*

 

INTOLLERANZA

 

Questo inesprimibile senso
Di soffocamento
Ha dove appoggiarsi.
È forse l’odore di morte
O l’ingiustizia di anime
Uccise e violate.
Come posso
Aver fiducia
Di un mondo fallito?
I mostri uccidono
Ma nessuno – tranne coloro che non esistono più –
Ne pagano le conseguenze.
È giusto così?
Come fai a respirare?
Fermiamo il tempo
Così da non poter più
Commettere errori.
Cosa può fare una parola
Contro una bomba?
O contro un soldato
Pronto a fucilarti?
Guardano gli altri
Ma c’è bisogno di rumore,
Un urlo mondiale,
Più forte dello scoppiare dei bombardamenti,
Un urlo comune
Per fermare
Il genocidio
Ingiusto, intollerabile,
Chi tace e non muove un dito
Ha già ucciso.

 

*

 

NON È COLPA TUA, È GRAZIE A TE

 

Ho vissuto tutta la mia vita
Soffocando tra
I sensi di colpa
Per chi credevo di essere
E la vergogna
Per chi diventavo ogni giorno.
Te lo devo dire:
tu non sei la malattia.
Tu non sei quella definizione di sofferenza.
Non è colpa tua.
Lo so che non fa
Alcuna differenza
Finché non ci credi anche tu.
Quando ti libererai da quel peso
Capirai così tante cose
E la tua anima
Si infiammerà di vita.
E sarai in grado
Di vedere con i tuoi occhi
Quanto la vita ti può dare.
Potrai sentire così forte
L’amore che ti meriti
E tutto il tuo essere
Sarà un giardino
Dove le radici delle piccole cose della vita
Cresceranno
Rendendoti così orgogliosa
Di essere chi sei
Ogni giorno.
Ci saranno
Così tanti fiori
Che coglierli
Non sarà un peccato
Perché
Stai vivendo la tua vita.

 

Margherita Bigoni è nata a Ferrara nel luglio del 1997, ha una grande passione per la lettura di romanzi e di poesie. Ha iniziato a scrivere sin da piccola nei suoi vari diari, per poi passare a racconti e poesie che esprimono i suoi stati d’animo e ciò che le accade. Tutto ciò che scrive è dovuto ad un impulso istintivo, un bisogno naturale di tirare fuori ciò che inizialmente nasconde, che le brucia dentro. Ha scritto e autopubblicato tre raccolte di poesie (“Mani fragili”, “Qualsiasi cosa accada, io rimango qui”, “Questo tempo”) e una raccolta di racconti intitolata “Alcune parti di me”.

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione nella rubrica. 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 243° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

 

 

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it