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Giorgia Deidda: poesie inedite

V’è il poeta della scoperta, quello del rinnovamento, quello dell’innovamento… [io sono un poeta] della ricerca. E quando non c’è qualcosa di assolutamente nuovo da dire, il poeta della ricerca non scrive.
(Amelia Rosselli)

 

In te amo
il filo che cuce le nervature
amo in te
il bosco fitto che spezza
la lontananza e il luogo fangoso —
e a Capo Colonna ci sedemmo a rammendare
il cielo terso e le nuvole sfilacciate.
Se fossi accanto a te l’eterno durerebbe
un secondo, ché l’eternità è come
un battito di ciglia se a durarlo è la mano
che stringe.
C’è un posto enorme dove
le spalle si incontrano, ed è
nella tua tasca destra, vicino al mio cuore.
Ogni inizio è solo un partire,
e la nostra partenza rimandata è solo
un avvenire.

*

Mi servono
un paio di forbici per tagliare
i momenti di quando
il bianco asettico
mi screziava la vista deforme.
Sono tornata a vedere nitidamente –
la ferrugine che batte contro la lingua rovente.
Sei per me covo, rifugio di paglia,
negletta speme che rimbomba
ai rintocchi delle campane.
E quando metto le mani nelle tasche,
c’è sempre la tua mano così grande,
che mi ci perdo dentro.
Nessun granello può compatire
la vera bocca di miele.
E assaggio i tuoi colori,
sperando di smacchiare e strizzare
il mio bianco e nero.

*

Se ti chiedessi di incartare
in una busta qualche piccolo segno d’autunno,
la pioggia che scivola su aghi di pino,
la clessidra che disegna cilindri e il tempo

che tarda ad arrivare,
la notte che sbuca dal comignolo,
e le stelle pargoli in nascita,
ancorati al solstizio d’estate,
vi scaveresti un posticino buio dove
farli germogliare
e scopriresti, il giorno dopo
e il giorno dopo ancora
quanto io ti adori.

*

Quando gremito di gente
attraverso i binari,
sospesa tra vento e fiamma,
io non so dire se la strada
sarà rovente oppure di piuma.
Ma di certo è la magnolia
che incolla come carta
la mano affine di sbieco
e lenta, come un gabbiano che si posa,
fermo,
durante il viaggio.
Il profumo ricorda,
le giornate che colavano come proiettili,
la bomba che riuscì a spegnere
l’amore stretto al nodo.
Ed ecco di nuovo la melodia,
le strade di Philadelphia,
il cammino travisato come acqua pura.
E il volto che sorride
e il nuovo inizio,
e gli occhi che s’accendono
come fiammiferi spenti al soffio
e io che sorrido di tutto questo.

*

Ecco;
di nuovo l’azzurro.
Sempre il tronco che non cede,
la rosa e la peonia che colgo,
petalo per petalo,
mentre bacio la tua bocca
rossa.
Quando guardo di sbieco
come lampo di luce,
i tuoi occhi nero pece,
si instilla e stria la voglia voluttuosa,
il sapore acquoso,
la pelle che si appiccica come colla;
una conchiglia.
E se per caso volessi partire lontano
e venirti a scombinare,
se per caso volessi amarti
e non andare più via.
Se ci amassimo fortissimo,
tanto da sentire i battiti,
cosa sarebbe l’amore
se non un albero con radici
ancorate al divino?
Vicino, vicino.
Il mare gracchia e gonfia.
Le mani si avvicinano,
e tu sei con me,
nell’etere rimbombo di un amore
senza fine.

Giorgia Deidda, ha 29 anni e proviene da Orta Nova, un paesino in provincia di Foggia. Ha studiato Lingue all’università di Bari, e ha vissuto lì per circa 3 anni in un collegio. Ha vissuto anche a Bitonto, una bellissima città alle falde delle Murge con una cattedrale romanica spettacolare in provincia di Bari, dove ha prodotto due romanzi. Si definisce una scrittrice biografico- confessionale e ha come luci ispiratrici Sylvia Plath, Amelia Rosselli, Anne Sexton. Ha pubblicato tre sillogi poetiche. Del suo fare poesia dice “Descrivo con minuzia il dolore, la passione, la melanconia. Le poesie gotiche hanno anche in parte influenzato la mia scrittura“.
Pratica Slam Poetry da due anni; la Slam Poetry è una gara tra poeti che recitano i loro versi a memoria rivolgendosi al pubblico che decreterà il vincitore.
E’ apparsa su vari giornali quali “L’Attacco” e “Il Quotidiano di Bari”. Dipinge, canta e suona il pianoforte da diversi anni. L’espressionismo viennese è una sua fonte d’ispirazione, in particolare Munch e Schiele. Adora l’arte in generale, in tutte le sue forme.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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