Parole a Capo
Danila Di Croce: “Come se non fosse mai stato” e altre poesie
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Danila Di Croce: “Come se non fosse mai stato” e altre poesie
“Anche se la finestra è la stessa, non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose: la veduta dipende dallo sguardo“
(Alda Merini)
Si tradisce più dimenticando,
correndo a perdifiato – il vento in faccia
e l’erba alta a nascondere il sentiero.
Certo, una carezza è l’aria, il sole
un amo che t’aggancia,
ma i passi,
i passi faticosi e lenti
sulla pietra sanno meglio aderire
al tempo della caduta, all’ombra
incerta e fragile dell’imperfezione.
*
Come se non fosse mai stato,
così calarsi in grembo a questa sera
di giugno che sfoltisce il buio,
ne fa covoni per l’avverarsi
della luce. E quell’albero
di fico tutto foglie
ora conosce che non c’è stagione
per fruttificare: non c’è che l’istante
per addolcire la tua fame.
*
È che si impara a perdere
quando osservi la vita di profilo,
più smilza e distante, forse,
ma con l’occhio rapito dalla frangia
esatta delle nuvole.
Davvero si apprende a cedere ore
e pretese, a rintanarsi in pochi
angoli di prato, per non scordare.
E accade che persino il lungo fiume
degli addii s’incanali infine
con più capace abbandono.
Sì, è altura spoglia da conquistare
questo verso mandato a memoria
e s’impara anche solo guardando
chi dorme sul cartone, lungo i portici,
così, con un sogno addomesticato.
*
Risale asciutto il taglio
dalla potatura: non gronda
sangue e il suo grido
è visibilmente sfrondato.
Anche così s’impara la bellezza,
riducendo l’ampia linea
del sopracciglio, perché poi lo sguardo
stia stretto sulla gioia, sul dolore
(a interrogarne la somiglianza).
*
Chi dice che il mondo non possa poi ridursi
a poco, ai confini di una stanza,
al respiro di ogni uomo.
Che ne sa il mondo intero della risalita
di un fiato, della curva di una bocca,
della spinta degli occhi.
Non ha gesti, il mondo, che non siano
le mosse minime di chi abita
i pochi centimetri del cuore.
(Queste poesie fanno parte della silloge “Ciò che vedo è la luce”, perQuod, 2023)
Danila Di Croce vive ad Atessa (CH) e insegna Italiano e Latino al Liceo Scientifico. La sua più recente raccolta poetica, Ciò che vedo è la luce (peQuod 2023), è risultata vincitrice al Premio InediTO – Colline di Torino 2022 (in palio la pubblicazione dell’opera) e più recentemente, per la poesia edita, prima al Premio Vito Moretti 2024, quinta al Premio San Domenichino e finalista ai Premi Europa in Versi e Versante ripido.
Nel 2023 si è classificata prima con testi inediti nei seguenti premi letterari: Lago Gerundo, Daniela Cairoli, Chiaramonte Gulfi – Premio Sygla, Arturo Giovannitti, Città di Acqui Terme (anche con il premio della Stampa) e Città di Sant’Anastasia. È stata premiata o è risultata finalista ai concorsi Gozzano, Europa in Versi, Bo-Descalzo, Città di Como, Ossi di Seppia, Montano, Arcipelago itaca, Gianmario Lucini, Sinestetica, Rodolfo Valentino, Poeti Oggi. Suoi testi figurano nel Settimo repertorio di poesia italiana contemporanea (AA. VV., Arcipelago itaca, 2023), in Distanze verticali. Escursioni poetiche sulla montagna (Macabor Editore 2024, a cura di Irene Sabetta), su alcuni blog e su antologie legate a premi letterari. Ha pubblicato il suo primo libro di poesia, Punto coronato (ed. Carabba), nel 2011 e prossimamente uscirà per la casa editrice puntoacapo l’opera vincitrice del Premio Lago Gerundo 2023 per la poesia inedita. È membro di Giuria in alcuni concorsi.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini, inaugurata nel maggio del 2020, esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 240° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini
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Nei versi di Danila di Croce c’è il continuo mutare del tempo della vita, e la sapienza del contrarsi e dell’espandersi del linguaggio poetico.