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Parole a capo
Alessandro Canzian: alcune poesie tratte da “In absentia”

Articolo pubblicato il 23 Gennaio 2025, Scritto da Pierluigi Guerrini

Tempo di lettura: 3 minuti


Alessandro Canzian: alcune poesie tratte da “In absentia”

“Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi e i benestanti devono tirare a indovinare.”
(Charles Bukowski)

 

L’anziano al di là della strada
taglia l’erba non dissimile
al verme che schiaccia.
Una voce al balcone.

 

*

 

La tovaglia piena di briciole
e mosche, a terra
tra la polvere un grano.
Alla finestra un latrato.

 

*

 

Le lenzuola distese
sono più casa delle case.
Grate, gronde e greppi.
Da lontano un geco
le traversa mozzato.

 

*

 

Ragazzina, vent’anni e
un sapore di fiori sul vestito.
Un rischio per la pietra
comandata dal Signore
o da altro ufficio.

 

*

 

La ragazzina chiede il motivo
della pioggia dopo il ponte.
Sorride a un bimbo che corre
sulla bicicletta nuova.

 

*

 

Lungo la strada il miraggio
d’un capannone non basta
a sorvolare la storia.
Eppure siamo stati felici
come una propaganda.

 

*

 

La ragazzina a lato dei binari
con le calze smagliate e le
unghie scolorite domani
risolverà tutti i problemi
bevendo ammoniaca.

 

*

 

La ragazzina s’alza e se ne va
come nulla sia avvenuto.
L’estate dei rospi e dei cani.
La storia accade
ma non se ne ha memoria.

 

(“In absentia”Interlinea srl edizioni, 2024 – è composto di tre sezioni: MinimaliaSul fondoIn absentia. Abbiamo scelto poesie dalla prima sezione. Dalla nota di Martin Rueff al libro, riporto un passaggio che ritengo importante per l’approccio alla lettura di questi versi: “Le poesie delle tre sezioni sono per la maggior parte delle strofe di cinque versi (il francese usa la parola quintil), non rimate e costruite su una nitida opposizione drammatica dei tre primi versi e dei due ultimi. Così la poesia diventa un piccolo dispositivo drammatico basato sul contrasto fra una cosa vista e la sua iscrizione nella sensibilità.”

Alessandro Canzian è nato nel 1977 a Pordenone. Nel 2008 fonda la Samuele Editore. Nel 2015 apre il ciclo di incontri letterari “Una Scontrosa Grazia” a Trieste e nel 2016 l’osservatorio poetico on line Laboratori Poesia. Nel 2018 cura, assieme a Simona Wright, il 50° numero del “Nemla Italian Studies” del College of New Jersey dal titolo Writing in a Different Language: Transnational Italian Poetry (presentato nel 2019 a Washington), mentre nel 2021 fonda la rivista semestrale “Laboratori critici” (con e per la direzione di Matteo Bianchi). Dallo stesso anno collabora con Pordenonelegge pubblicando le collane Gialla e Gialla Oro e, con Roberto Cescon, apre e cura il sito pordenoneleggepoesia.it. Come autore ha pubblicato Il Condominio S.I.M. (Stampa 2009, 2020, prefazione di Maurizio Cucchi, premio San Vito al Tagliamento 2020).

(Un grazie all’autore per averne autorizzato la pubblicazione).

(L’immagine di copertina è tratta da pixabay)

NOTA: “Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”. Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica. 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 268° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.
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Pierluigi Guerrini

Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani