Diario in pubblico /
Non sono una signora (per nostra disgrazia)
Tempo di lettura: 2 minuti
Diario in pubblico. Non sono una signora (per nostra disgrazia)
Tra l’aria che tira dal mare e il calor che ci confonde in un momento di delusione cosmica decidiamo di seguire in tv un programma condotto da Alba Parietti, un tempo musa ispiratrice di filosofi e critici impegnati. Il titolo sembrava invitante: Non sono una signora.
Detto fatto programmiamo ed ecco apparire il volto ben noto, appena scalfito dall’età. Vicino a lei imponenti drag queen osservano con evidente disprezzo i/le candidati/e. Cerco la definizione del termine che così definisce questo tipo di attore:
“Artista, generalmente omosessuale o transessuale, che si esibisce in spettacoli di varietà travestito da donna, sfoggiando un trucco e un abbigliamento volutamente appariscenti, improntati a un’idea di femminilità eccessiva e talvolta parodica”.
Diligentemente vado alla ricerca del soggetto dello spettacolo che così viene esposto:
“In ciascuna puntata, cinque celebrità del mondo dello spettacolo, sport e cultura – rese irriconoscibili da un team di esperti in make-up e styling- si mettono in gioco nei panni di splendide Drag Queen e si sfidano in una gara a eliminazione nelle discipline più iconiche del mondo Drag.[..].
A giudicare, invece, le performance dei concorrenti, e a stabilire “chi” per ogni sfida deve abbandonare il programma, è una giuria di Drag professioniste. A loro il compito di valutare abbigliamento, performance e attitudine di ciascun concorrente e mostrare al pubblico che una Drag non è semplicemente un uomo con vestiti da donna, ma molto di più…”.
Nel nome, dunque, della parità dei sessi e di quanto nel mondo produca vado rinfrescare la memoria su questa definizione
“LGBTQIA. Cosa significano tutte queste lettere? La comunità LGBT è una comunità molto variegata, che rappresenta molte identità sessuali e di genere. L’acronimo significa lesbica, gay, bisessuale e transgender. Comunque si tratta solo della punta dell’iceberg.
Un altro acronimo è LGTBQQIAA, che aggiunge queer, questioning (indeciso), intersessuale, asessuale e ally (simpatizzante). Altri acronimi possono includere un asterisco (*) a significare ogni altra lettera omessa. Per semplificare le cose, molte persone, invece di un acronimo usano “queer” come termine-ombrello più inclusivo.”
E a questo punto ci accingiamo alla visione, che risulta tra le più orribili, orrende, potrei dire ‘schifose’ manifestazioni di ogni tipo che mi sia capitato di vedere! E questo con la compiaciuta compartecipazione della conduttrice, che arriva a coinvolgere lo stesso figlio che, da bel ragazzo, viene trasformato in una inguardabile drag.
Non sono uso a scandalizzarmi in quanto la mia gioventù è stata segnata dalla cosiddetta rivoluzione sessuale attentamente compartecipata, ma inscenare uno spettacolo che ricorre ai più infami trucchi per esaltare non il sesso, ma ciò che una ormai miserabile moda diffonde tra i giovani, ma soprattutto tra i vecchi, questa sì è una colpa, che offende le legittime istanze di chi crede in questo movimento.
Vergogna! Se questa è la televisione che sostituisce la vecchia rinuncio e volentieri a seguirla.
Per leggere gli altri articoli di Diario in pubblico la rubrica di Gianni Venturi clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autore.
Sostieni periscopio!
Gianni Venturi
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Lascia un commento