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Noa, un’artista per la pace 

Non tutti i cantanti hanno il coraggio di iniziare un proprio concerto con 3 parole.
Il 30 luglio scorso, iniziando la sua esibizione a Comacchio, la bravissima Noa lo ha fatto elencando una lunga serie di situazioni a cui ha detto i suoi “no, sì e grazie”.

No alla guerra, no alla violenza, no ai soprusi, no alle ingiustizie, no alle oppressioni, no alla prepotenza, no alla tirannia, no a ….
Sì alla pace, sì al dialogo, sì al rispetto, sì alle diversità, sì all’inclusione, sì alla candidatura della “sorella” Kamala Harris alla presidenza degli Stati Uniti, sì a….

Grazie a chi si adopera per una soluzione pacifica dei conflitti e grazie al pubblico presente.

Noa, musicista ebrea di origini yemenite nata in Israele ma cresciuta a New York, “né nera né bianca”, ha una voce straordinaria e magica che, da anni, mette a disposizione del suo grande impegno civile. Infatti ci ha tenuto a precisare che «Non c’è niente di più importante, per me, che usare la mia voce, le mie parole e il mio carisma per promuovere la comprensione, la compassione e la pace». Del resto, Noa ha spesso usato le sue canzoni come veicolo di un dialogo musicale per la pace, adoperandosi sempre a favore del riavvicinamento fra popoli in conflitto, con particolare riguardo alla questione mediorientale.

La sua musica intrisa di influenze mediorientali, spaziando dal jazz al rock, riesce a travalicare le barriere culturali e religiose.

Nel concerto, organizzato da Emilia Romagna Festival a Comacchio, Noa ha presentato brani del suo repertorio (There must be another way, Wildflower, I don’t know, Today, Now forget, Ma-ma improvisation, Child of man, Keren Or) e, in prima nazionale, quattro brani del suo nuovo album che uscirà ai primi del 2025 (Water, To all the broken hearts, I’m yours e Fear and the river. Quest’ultima canzone, ispirata alla poesia di Khalil Gibran [1], è un vero e proprio invito a non aver paura del cambiamento; mentre I’m yours esprime tutto l’altruismo della cantante consapevole di mettere la propria arte a disposizione della pace e dell’amicizia fra i popoli).

Richiamata dai tanti applausi del pubblico presente in piazza della Cattedrale, Noa ha terminato il suo concerto di pace e speranza con Shalom salam e Beautiful that way, dalla colonna sonora del film di Roberto Benigni “La vita è bella”.

Insieme a Noa (voce e percussioni) hanno suonato il suo amico e collaboratore di lunga data Gil Dor (chitarra e direzione musicale), Ruslan Sirota (pianoforte) che ha suonato un suo brano intenso per piano solo, Omri Abramov (sax e EWI) e Daniel Dor (batteria).

Di tutti i messaggi espressi da Noa, durante il concerto bellissimo, ne riporto uno perché è un insegnamento di una verità allo stesso tempo semplice e profonda, in cui credo fortemente: “Non lasciare che la vita ti accada. Crea la realtà in cui vuoi vivere. Nessuno lo farà per te. Gandhi lo ha detto meglio di chiunque altro: Se vuoi vedere un cambiamento, sii il cambiamento”.

Abbiamo bisogno come l’aria di artisti dalla profonda umanità come Noa che riescono a toccarci l’anima regalandoci, in maniera diretta e sincera, il loro messaggio universale di pace e speranza.

[1] Dicono che prima di entrare in mare
il fiume trema di paura.
A guardare indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vertici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.
E vede di fronte a sé un oceano così grande
che a entrare in lui può solo
sparire per sempre.
Ma non c’è altro modo.
Il fiume non può tornare indietro.
Nessuno può tornare indietro.
Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
e entrare nell’oceano.
Solo entrando nell’oceano
la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano
ma di diventare oceano.

Cover e foto di corredo all’articolo di Mauro Presini.

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Mauro Presini

È maestro elementare; dalla metà degli anni settanta si occupa di integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Dal 1992 coordina il giornalino dei bambini “La Gazzetta del Cocomero“. È impegnato nella difesa della scuola pubblica. Dal 2016 cura “Astrolabio”, il giornale del carcere di Ferrara.

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