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3 ottobre 2013-3 ottobre 2o23:  dieci anni dal naufragio di Lampedusa, 10 anni di indifferenza

Il 3 ottobre 2013 persero la vita al largo di Lampedusa 368 persone. Il Comitato 3 Ottobre (https://www.comitatotreottobre.it/), un’organizzazione senza scopo di lucro nato all’indomani del naufragio con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza attraverso il dialogo con cittadini, studenti e Istituzioni, ha voluto raccontare cosa è successo da allora fino ad oggi, in questi  10 anni durante i quali sono morte in almeno altri 10 naufragi altre 27mila persone nel disperato tentativo di attraversare il Mediterraneo: https://www.youtube.com/watch?v=upGIvDFvZLk.

E mentre in questi anni nelle acque del Mare Nostrum si consumava un eccidio, l’Europa si affannava a tirare su barriere. Come certifica il Comitato 3 Ottobre nel suo dossier #10annidindifferenza, sono stati almeno 10  i muri costruiti in questi anni: in Bulgaria al confine con la Turchia, per 235 km; in Grecia al confine con la Turchia, per 12,5 + 27 km; tra la Macedonia del nord confine e la Grecia, per  37 km 4; al confine tra Ungheria, la Serbia e la Croazia, per 158 + 131 km; al confine tra la Slovenia e la Croazia, per 198 km; in Spagna al confine con la Marocco (Ceuta e Melilla), per 8 + 12 km; nell’EuroTunnel tra la Francia e il Regno Unito, per 1 km; tra l’Estonia e la Russia, per 4 km; tra la Lettonia e la la Russia, per 93 km; al confine tra la Lituania, la Russia e la  Bielorussia, per 45 + 71,5 km.

Secondo un documento pubblicato dal Parlamento Europeo a fine ottobre 2022, nel 2022 si contavano 2.048 chilometri di barriere ai confini Ue in 12 Stati membri, nel 2014 erano appena 315, nel 1990 zero.

Già nell’ottobre 2021, dodici Stati membri (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia) hanno inviato alla Commissione una lettera chiedendo finanziamenti Ue per i “muri”. “Barriere fisiche – scrivevano – appaiono un’efficace misura di protezione dei confini che servono gli interessi di tutte l’Ue” e dunque “devono essere oggetto di fondi aggiuntivi adeguati dal bilancio Ue con la massima urgenza”.

Fra qualche giorno ricorrerà il decennale di quella tremenda strage. Dieci anni trascorsi calpestando la dignità delle persone, tra “chiusura dei porti”, decreti sicurezza,  “guerre” alle Ong e a chi cerca di aiutarle a salvare vite umane, porti assegnati sempre più lontano al solo scopo di complicare l’azione di salvataggio, improbabili processi ai presunti scafisti, motovedette “donate” alla guardia costiera libica, violazione sistematica di norme di diritto internazionale e di quelle costituzionali e smantellamento delle esperienze virtuose d’accoglienza. Dieci anni di complice indifferenza, se non di una vera e propria criminalizzazione di chi si mette in viaggio in cerca di una vita degna. Intanto, durante questi due lustri, ogni giorno nel Mediterraneo qualcuno moriva.

Nel 2016 fu istituita la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza in ricordo di quel 3 ottobre 2013. Come ci invita a fare il Comitato 3 Ottobre dovremmo iniziare a porre con forza alcune domande e pretendere risposte: come è possibile che oggi si verifichino ancora naufragi con centinaia di morti, con rimpalli di responsabilità e promesse che non verranno mantenute? Come è possibile che la commozione di dieci anni fa si sia trasformata in indifferenza, se non in ostilità verso chi fugge da guerre e persecuzioni? Come è possibile che l’Operazione Mare Nostrum sia stata archiviata, e Italia e istituzioni europee abbiano cercato solo di stipulare “patti con il diavolo”, pagando signori della guerra e capi di Stato/dittatori, perché “si tenessero” i profughi?

Il Comitato 3 Ottobre ha organizzato una “tre giorni” per raccontare e offrire spunti di riflessione in merito a cosa è successo dal 2013 fino ad oggi a Lampedusa, dando voce alle persone sopravvissute ai naufragi, a chi fa soccorso in mare, ai parenti dei morti e a chi ha cercato di dare un nome alle salme, a chi si occupa dell’accoglienza.

Per approfondire:

https://www.comitatotreottobre.it/articles/mare-indifferenza;

https://registrazione.comitatotreottobre.it/wp-content/uploads/2023/09/Dossier-10anni_indifferenza.pdf

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Giovanni Caprio

Giornalista pubblicista, di Mondragone (Caserta),, già dirigente a Roma di istituzioni pubbliche e di fondazioni private. Si occupa di beni comuni, partecipazione e governo del territorio.

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