Nature Restoration Law:
un primo passo per farsi perdonare dal pianeta Terra
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Nature Restoration Law
Nelle ultime settimane nell’area mediterranea si sono susseguite notizie di eventi atmosferici estremi (temporali con grandine di grandi dimensioni e trombe d’aria) o incendi distruttivi nelle regioni del sud Europa (Italia e Grecia in particolare). Questi, e altri fenomeni, hanno in comune la medesima causa: l’aumento delle temperature dovuto ai mutamenti del clima.
Il 27 luglio nella trasmissione di Radio 3 Scienza viene raccontato come il bacino del Mediterraneo sia sottoposto a ondate di caldo eccezionali che, il 24 dello stesso mese, hanno portato le acque del mare ad un livello di temperatura media di 28,7 °C, superando la soglia storica di 28,2°C registrata il 23 agosto 2003: tutto questo sta avendo effetti disastrosi specie sugli ecosistemi marini. Gli effetti di questi eventi sono vari e diversi nelle aree del pianeta, ma sempre di più portano alla distruzione dell’ambiente e spesso alla morte di esseri umani, animali e piante.
Il 2 agosto scorso è stato proclamato l’ Earth Overshoot day 2023 (Overshoot Day 2023), il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, calcolato ogni anno dal Global Footprint Network utilizzando i dati dei National Footprint e Biocapacity Accounts, che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che il Pianeta è in grado di offrire nell’arco di un anno.
Il fatto che la data dell’esaurimento delle risorse quest’anno sia arrivata qualche giorno dopo rispetto ai precedenti (nel 2022 è infatti stato il 28 luglio) è una buona notizia, ma secondo economiacircolare.com “c’è poco da festeggiare…perché si conferma il dato che per stare in equilibrio avremmo bisogno di 1,7 Pianeti Terra”.[1]
E’ alla luce di questo sempre più drammatico andamento della crisi climatica e delle tante problematiche che l’ambiente terrestre si trova ad affrontare, che l’Europarlamento ha recentemente approvato una legge, la Nature Restoration Law, che, come si può leggere nel sito di ASviS (leggi qui), per la prima volta presenta norme vincolanti per il recupero degli ecosistemi danneggiati. Tutto questo da realizzarsi per il 90% entro il 2050, con un obiettivo più vicino e limitato al 20% del ripristino di aree terrestri e marine, ma anche di più spazi verdi cittadini e meno pesticidi in agricoltura.
Del tema hanno parlato a Radio 3 Scienza, in occasione della approvazione della legge, Cristina Cipriano, ricercatrice del CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), tra i coordinatori del gruppo italiano della Global Youth Biodiversity Network (GYBN), la rete giovanile globale per la biodiversità, e Roberto Danovaro, docente di biologia ed ecologia marina e sostenibilità all’Università Politecnica delle Marche, e coordinatore del progetto Ue Redress per il restauro degli habitat di acque profonde nei mari europei.
La legge è stata approvata nonostante la forte opposizione delle destre europee (governo italiano incluso) e del partito popolare europeo. Anche se, come qualcuno ha detto, la natura ha vinto, “qualche nota dolente c’è”. Nell’introduzione all’intervista di Radio 3 Scienza viene infatti riportato che “con la legge sono infatti passati anche diversi emendamenti che di fatto le tolgono forza, cancellando o modificando profondamente alcuni degli obiettivi più ambiziosi”.
Sul Manifesto del 12 luglio scorso[2] Dante Caserta scrive che “la legge sul Ripristino della Natura sarà fondamentale per la prosecuzione del Green Deal europeo di cui questa norma rappresenta uno dei pilastri. Presentata dalla Commissione europea un anno fa e già approvata dal Consiglio europeo, si tratta di una vera e propria legge per la natura, la prima con obiettivi vincolanti per recuperare gli ecosistemi danneggiati”. Una legge ambiziosa, scrive il giornalista, “che rappresenta un punto di svolta per la natura, il clima, l’economia e la sicurezza dei cittadini europei”. La distruzione della biodiversità nel mondo ha infatti raggiunto dimensioni catastrofiche e questo anche nel nostro Paese dove la diversità ecologica raggiunge valori elevatissimi. Risulta perciò inspiegabile, continua Caserta, “l’opposizione che, prima il governo italiano (uno dei pochi ad aver votato contro la Nature Restoration Law nel Consiglio europeo), e ora partiti come Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega stanno facendo a questa legge, la cui applicazione sarebbe fondamentale per il nostro Paese”. Avrebbe infatti effetti molto positivi per l’Italia, principalmente a causa della sua collocazione geografica che rende la nostra penisola particolarmente soggetta agli impatti del cambiamento climatico, intervenire sul ripristino degli ecosistemi. A maggior ragione se si considera che si interverrebbe in “un territorio già compromesso da decenni di cementificazione selvaggia, con evidenti conseguenze negative sulla sicurezza delle persone, sull’agricoltura e sulla salute dei cittadini”.
Il degrado del suolo, si legge nel sito di ASviS,[3] inoltre, “costa all’Unione 50 miliardi di euro all’anno e mette a rischio la capacità di produrre derrate alimentari”, come viene confermato dallo studio del movimento Save soil (movimento globale di Conscious planet), per “risvegliare l’attenzione dei cittadini sullo stato del suolo e sollecitare i governi ad agire”. La situazione, riporta lo studio, è tale che in Europa tra il 60% e il 70% dei suoli è in uno stato di degrado, mentre a livello globale la percentuale è al 52%. Entro 60 anni potremmo perciò perdere le terre coltivabili, e l’unica soluzione è quella di aumentare il contenuto organico nel terreno.
Sono circa seimila (Andrea Capocci, Il Manifesto, 12/07/2023) gli scienziati specializzati in clima, ambiente e agricoltura di una sessantina di Paesi (tra cui l’Ue al completo) che hanno firmato una lettera aperta a favore del Green Deal europeo, prima dell’approvazione della legge sul ripristino della natura. Ventitre accademici di Germania, Spagna, Paesi Bassi, Finlandia e Polonia ne hanno redatto il testo per rispondere punto su punto alle obiezioni con cui la destra sovranista e una parte dei Popolari chiedono di bocciare il Regolamento europeo per il ripristino degli ecosistemi e quello sull’uso sostenibile dei pesticidi, che andrà in assemblea in ottobre.
I ricercatori contestano innanzi tutto che i nuovi limiti alle attività agricole mettano a rischio la sicurezza alimentare (cioè la disponibilità di derrate agricole e alimenti). Al contrario, dicono, la metà delle terre coltivate con piante da impollinazione oggi deve fronteggiare la carenza di insetti impollinatori causata «dalla pressione dei pesticidi e dalla distruzione degli habitat naturali». Inoltre il ripristino degli ecosistemi può contribuire alla sostenibilità. Sul fronte della pesca poi non è vero che le aree marine protette ne danneggeranno le attività. La percentuale dello stock ittico pescato a livello globale è infatti salito dal 10% degli anni Settanta a quasi il 35% nel 2017.
ASviS, nella pagina prima citata, riporta un interessante rapporto della Banca Mondiale dove si afferma che il cambiamento climatico, la produttività economica, la sicurezza alimentare e idrica, i pericoli per la salute, rappresentano alcune delle sfide globali che potrebbero essere vinte se utilizzassimo le risorse naturali in maniera più efficiente. Le azioni di tutela e ripristino del capitale naturale potrebbero inoltre garantire la prosperità del genere umano nei prossimi decenni.
Il rapporto della Banca Mondiale dal titolo “Nature’s frontiers: achieving sustainability, efficiency, and prosperity with natural capital”, è stato pubblicato il 27 giugno scorso, e sostiene che attraverso la combinazione di conoscenze scientifiche, dati e modelli biofisici ed economici è possibile offrire una nuova visione sullo sviluppo sostenibile.
Richard Damania, capo economista della Banca Mondiale per lo sviluppo sostenibile, ha dichiarato: “questo lavoro ci sta aiutando a capire cosa sta succedendo e come i Paesi possono raggiungere i propri obiettivi di sviluppo senza sacrificare la biodiversità o l’equilibrio climatico. Ci sono azioni che i Paesi possono intraprendere ora per dare ai loro cittadini una vita migliore, mantenendo un Pianeta vivibile”.
Note
[1] Per l’italia l’Overshoot Day è arrivato il 15 maggio. In pratica se tutti vivessero come gli italiani servirebbero 2,8 pianeti Terra per soddisfare i bisogni collettivi.
[2] Una legge per difendere la natura. Ma l’Italia si oppone, Dante Caserta, Il Manifesto, 12/07/2023.
Si legga anche di Luca Martinelli su il Manifesto del 13/07/2023 Una legge che fa bene all’agricoltura ma osteggiata dalle imprese italiane, Nature Restoration Law. L’opposizione di Coldiretti, Confagricoltura e dell’Alleanza delle cooperative.
[3] Il Parlamento europeo dà il via libera alla legge per il ripristino della natura. https://asvis.it/home/4-17192/il-parlamento-europeo-da-il-via-libera-alla-legge-per-il-ripristino-della-natura
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