Natale SENZA (2)
Lettere dal carcere
Natale è una festa da passare CON, con i figli, con i genitori, con fratelli e sorelle. Per le persone detenute invece il Natale è SENZA, senza i figli, senza i genitori, senza fratelli e sorelle. Quei figli, quei genitori, quei fratelli e quelle sorelle preparano ogni Natale un posto a tavola, destinato a rimanere vuoto.
Pubblichiamo la seconda parte delle lettere dei Carcerati. I testi che seguono sono pezzi di vita poco natalizi, storie di Natale tristi: noi li dedichiamo prima di tutto a chi potrebbe fare qualcosa per cambiare le condizioni di vita delle persone detenute, e in particolare i loro rapporti con la famiglia. Siamo sicuri che con il nuovo anno tante persone si uniranno a noi per chiedere più umanità nei rapporti delle persone detenute con i loro cari.
Molti già l’hanno fatto, e vogliamo ringraziarli di cuore, e ringraziare tutte le persone detenute che hanno deciso di affiancarsi a noi, raccogliendo firme, scrivendo le loro testimonianze, coinvolgendo le loro famiglie. Il modo migliore per sentirsi tutti un po’ meno soli.
La redazione di Ristretti Orizzonti – Casa di reclusione di Padova
Cerco di abbracciare con la voce mia moglie e mio figlio
Paradossalmente, mi chiamo proprio Natale, sono detenuto da circa 25 anni, e se dovessi rispondere con una formula alla domanda sul Natale “dentro” direi “Malinconia per 2 elevata alla quinta”, unito al forte desiderio di far passare quei giorni in un battito di ciglia! Ma non si può modificare il tempo, a noi umani non è consentito poterlo fare, quindi, ogni anno si deve affrontare questo mare di malinconia che ti pervade senza pietà, fino ad annichilire quella forza interiore e quel “facciamo finta che questa sia vita…” che ci accompagna assiduamente nelle normali giornate dell’anno.
In questo periodo, ci si alza comunque, cerco di fronteggiare quel giorno, quei giorni, iniziando a pensare alla telefonata da fare a casa per abbracciare con la voce mia moglie, mio figlio, qualcuna delle mie sorelle che si trovi lì per l’ occasione, Poi si cucina qualcosa di particolare, si porta qualche fetta di panettone a qualche compagno con il quale ci si frequenta più che con altri, si prende un caffè insieme, ci facciamo i conti del dolore unito e silenzioso che si prova per la lontananza dalla famiglia cercando di carpire chi soffre più tra noi, ma ci accorgiamo che nessuno “vince”, c’è una livella in tal senso che ci accomuna tutti, e tutti ci auguriamo che il prossimo Natale possa essere trascorso tra l’abbraccio dei nostri cari. Troviamo altresì il tempo di pensare a chi sta peggio di noi per un motivo o per un altro e immancabilmente ci si affida a questo Gesù bambino che non si stanca mai di ricordare all’ umanità intera che è lui la speranza per gli uomini, a prescindere delle condizioni in cui ci si trova.Mai perdere la speranza.
Natale Bonafede
Natale senza i miei cari è tanta tristezza
Mi chiamo Iulian e sto soffrendo tantissimo a passare anche questo Natale qui in carcere. Per me il Natale in questo posto è soprattutto il dolore di stare senza la famiglia, mi mancano tutti i miei cari tanto, troppo. Soprattutto mia madre, mio padre e mia sorella.
Il ricordo più bello è la grande tavolata dove tutti mangiamo insieme, e qui non è possibile. Ricordo le tradizioni del mio paese, la Romania, i bambini vengono a recitare poesie e canzoni e in cambio gli adulti danno piccoli regali, o dolci, oppure qualche soldino. Tutto questo calore nel freddo della mia cella non lo posso trovare. Natale senza i miei cari è tanta tristezza.
Iulian M.
Un Natale amaro per tutta la famiglia
Per questioni di lavoro due, tre volte all’anno venivo alla Casa di reclusione di Padova per ritirare il buono o ordine di servizio, dopo aver vinto la gara per la manutenzione antincendio e forniture varie. Quello che mi colpiva di più era quante auto erano presenti nei parcheggi antistanti l’ingresso.
Sembrava l’ingresso di una grande azienda più che di un carcere.
E pensavo cosa ci faceva tutta quella gente dentro un luogo molto distante dalle mie aspettative di lavoro, mai e poi mai avrei immaginato un giorno di far parte di questo contesto.
Comunque il mio Natale era sempre molto sentito nella mia famiglia. Si cominciava con l’addobbare in giardino i vari alberelli, poi si appendevano le ciocche sulla porta, e si cominciava a mettere le luci attorno ai balconi, e si passava a fare l’albero con tutte le palline e le luci. Ricordo che ogni giorno arrivava qualche dono da amici e parenti, poi da mia moglie per me per mio figlio e per la nuora, ma più di tutti erano i regali per mia nipote Matilde.
La notte di Natale si andava a messa, si passava a bere una cioccolata per poi tornare a casa ad aprire i regali, e lì cominciava una grandissima festa che finiva dopo il pranzo di Natale. Oggi mi trovo in carcere e il mio cuore è molto triste, immagino di già che il giorno più bello per me lo passerò in cella con il mio compagno, anche se è di un’altra religione spero di fare comunque una bella festa, pensando ai miei cari che come me passeranno un Natale amaro, ma la vita va avanti e spero di tornare quanto prima dalla mia famiglia.
A me piacerebbe in sezione andare a messa il giorno di Natale, poi dopo averlo organizzato fra compagni di sventura, fare un pranzo tutti assieme in saletta.
Ma so già che questo non sarà possibile perché siamo in tanti, e tutti non la pensano come me, comunque io ci provo!!!
Questo sarà un Natale molto amaro per me e i miei cari, ma soprattutto per mia nipote, ma sono consapevole che dal male può nascere il bene, ed avrò altre occasioni di passare le feste con i miei cari. Ringrazio la redazione di Ristretti Orizzonti per avermi introdotto in questo gruppo dove si parla di tutto il buono che si può trarre in questo luogo e si impara a confrontaci per tirane fuori il meglio da ognuno di noi. Grazie a tutti e buon Natale.
Gianni M.
Speravo in un Natale diverso per i miei cari, per me e per molti miei compagni
Mi presento, mi chiamo Fatmir e sono un ragazzo albanese di 31 anni e sono nella redazione di Ristretti da qualche mese, ma in carcere ormai da otto anni.
Ho una moglie e un figlio di 11 anni che non vedo fisicamente da quasi un anno a causa della distanza, perché loro vivono a Bolzano, a circa 300 km da Padova.
Quando c’è stata la sentenza della Corte Costituzionale inerente agli incontri intimi in carcere nel mio cuore ho gioito, perché finalmente pensavo di poter riabbracciare in maniera quasi normale le persone che amo. Invece, dopo dieci mesi non è successo nulla, passerò anche questo Natale nella più completa solitudine. Ma la stessa cosa sarà per mia moglie e soprattutto per mio figlio.
Questo sistema infernale, che non vuole cambiare veramente, uccide a poco a poco i sentimenti e ti fa crescere tanta rabbia dentro. Perché noi reclusi dobbiamo pagare due volte la carcerazione? Io spero che chi deve far partire questa iniziativa degli incontri intimi possa esser spinto dalla “magia” del Natale e capire che per noi, ma soprattutto per i nostri cari, è molto dura la lontananza, e non devono pagare anche loro.
Pensavo e speravo in un Natale diverso per loro, per me e per molti miei compagni di sezione ed invece ancora una volta prevale l’indifferenza. Io capisco che ci sia indifferenza per chi ha fatto un reato, ma i sentimenti delle famiglie non meritano di essere dimenticati.
Fatmir M
Natale senza tutto ma non senza la speranza…
Natale con… la gioia, la famiglia, l’allegria, i regali, chi ami. E invece no, sono qui a scrivere di un ennesimo (il terzo) Natale senza…
Chi legge si chiederà “senza chi o senza cosa”. In realtà, se è un detenuto come me a scriverlo, è un Natale senza tutto ciò che ho nominato.
Senza la GIOIA: per me la gioia era vedere il sorriso, gli occhi che si illuminano, la contentezza delle persone con le quali fuori condividevo questo giorno, magari scambiandoci i regali; la gioia dell’attesa che arrivi il Natale. Attesa che qui in carcere è infinita per ogni cosa: per un permesso, per incontrare un parente, per parlare con il magistrato e soprattutto per il giorno dell’uscita.
Senza la FAMIGLIA: il Natale rappresenta la famiglia, e qui dentro è ciò che manca di più. Che Natale può essere senza aver vicino chi ami? I figli che vorrebbero tanto averti accanto, ed invece, con enormi sensi di colpa, non puoi accontentare per cui diventa una sofferenza per loro e per te.
Senza ALLEGRIA: una tavola imbandita, un albero pieno di regali, il presepe ricco di luci… tutte cose che danno allegria e pace nel cuore. La pace di un cuore che qui dentro è costantemente ferito e non riesce a trovare allegria. Puoi solo immaginare quella che possono avere i tuoi cari e che tu qui puoi solo sfiorare.
Però un Natale non sarà mai senza… la SPERANZA. Speranza ovvia di uscire, speranza di una nuova vita, e di tanta tanta serenità da donare a tutti quelli che ami e che con te stanno attraversando questa tempesta. Le tempeste di neve natalizie portano qualcosa di Magico… Io spero che questa magia entri nel cuore di chi sta vivendo qui tra queste fredde mura e possa portare a ognuno di noi qualcosa di Speciale.
Mattia G.
Mi manca mio figlio, e non voglio arrivare tardi quando avrà bisogno di me
Il “Natale senza” è una cosa che mi fa pensare sempre a mio padre, che ora purtroppo non è più con me a darmi consigli e aiutarmi nella vita di tutti i giorni.
Sono arrivato in Italia quando avevo circa 18 anni sperando in un lavoro, e con la motivazione di aiutare la mia famiglia in Albania, prendendo il posto di mio papà che purtroppo si era ammalato.
Avevo trovato un lavoro e iniziavo a guadagnare dei soldi, cosa che mi avrebbe consentito di prendere quel posto fondamentale di capofamiglia, e questo grazie ad alcuni miei parenti che vivono in Italia.
Mio padre è morto e non sono stato capace di fare quello che mi ero ripromesso, ora sono una persona matura, seria e soprattutto sono padre. Vorrei, appena finita la detenzione, prendermi cura di ogni percorso di vita di mio figlio, aiutandolo, e soprattutto essere presente come mio padre fece con me.
Il “Natale senza” per me è quella mancanza della mia famiglia, con la quale non vivo più ormai da oltre dieci anni, ma soprattutto quella voglia di essere come mio padre.
Mi manca mio figlio, e spero solo di non arrivare tardi quando avrà bisogno di me.
Besim X.
Per mia sfortuna non sono nato né cresciuto in una famiglia gioiosa
Fin da bambino ho sempre amato il Natale! Però non ho mai avuto modo di avere un natale “famigliare”, così come vedevo o come immaginavo che una famiglia normale potrebbe avere.
Per mia sfortuna non sono nato né cresciuto in una famiglia gioiosa, dall’età di 4 anni sono cresciuto senza la mia mamma, con un papà presente, ma molto assente nello stesso tempo.
Ricordo che nella mia infanzia Babbo Natale è passato una sola volta, non per il fatto che io non fossi un bambino bravo, ma soltanto per il fatto che ero dato sempre per scontato, come se essere bravo fosse la cosa più facile.
Nella mia vita ho odiato e amato tante cose, cosi come tantissime cose le ho date per scontate. Ma il Natale mi piaceva! Mi trasmetteva quella meraviglia, quell’amore che a me mancava, una gioia che nelle altre feste non riuscivo a cogliere.
Proprio per questo motivo quando avevo chiesto alla mia ex ragazza di sposarmi lo avevo fatto alla vigilia di Natale! pensando che se il Natale mi rendeva felice, sicuramente rendeva felici anche gli altri!
Nel 2016, una volta entrato in carcere, questa gioia del Natale spariva, non riuscivo più a cogliere quella meraviglia e quell’amore che il Natale mi offriva, fino al 2023, quando ho incontrato una persona speciale! Un’amica, un’amica come una sorella! che mi insegna a sognare ed a sorridere!
Arrivati sotto Natale, lei insieme a suo marito mi hanno fatto un regalo, un gesto d’affetto che ha acceso in me quella luce, quel desiderio, l’armonia e la gioia del Natale!
Ormai sono adulto, ma a Natale mi sento ancora un bambino bisognoso di essere amato e coccolato!
Credo che il senso del Natale sia di esprimere il fanciullino che c’è in ognuno di noi e la gioia di sentirsi a casa e sentirsi amati! Per il semplice fatto che l’amore dura finché si continua ad amare.
Filip A.
L’impossibilità di dimostrare alla mia famiglia che posso prendermi cura di loro
Dopo tanti anni di sofferenza, incertezze e problemi, in quest’ultimo anno sono riuscito a fare qualcosa che mi porta ad essere veramente consapevole di me e delle mie azioni. Probabilmente negli anni precedenti, se qualcuno mi avesse formulato la domanda “Cos’è per te il Natale?”, avrei elencato mille cose futili e materiali che avrebbero solo potuto brillare per compiacere qualcosa di estremamente superficiale, le stesse cose che mi hanno portato in tutti questi anni ad entrare e uscire dal carcere. Oggi, dopo un percorso che dura ormai da troppi anni, tra alti e bassi sto cercando di avere quella profonda consapevolezza degli errori commessi e, guardandomi attentamente davanti allo specchio della vita, capire esattamente chi sono e ciò che voglio.
Il carcere sa essere uno strumento duro e severo, che ti allontana da ogni affetto e amore, ha nei suoi molti spazi bui grande sofferenza, in tante sere e notti cupe sa essere uno dei giudici più crudeli che abbia mai incontrato e darmi una sentenza di “fallimento” senza poter essere difeso o sperare in un altro grado di giudizio.
Penso alla mia famiglia, che purtroppo non vedo spesso, che prepara le luci, gli addobbi e tante cose da mangiare, proprio come quando, dopo una giornata dura di lavoro, si rientrava a casa e mia madre, dopo essere anche lei tornata dalla sua giornata faticosa, si prendeva cura di noi e con amore guardava mio papà come se volesse rassicurarlo e ringraziarlo di aver provveduto a noi.
Proprio questo senso di amore e sacrificio è diventato per me una spada che mi trafigge l’anima, la stessa che mi ha dato la forza e fatto sentire il dovere di migliorarmi e abbandonare la vita che avevo condotto fino a quel momento.
Oggi posso dire che per me il “Natale senza” è quella mancanza di mia mamma, di mio papà e di tutti i miei famigliari, ma soprattutto l’impossibilità di dimostrare che sono quella persona che può prendersi cura di loro, una persona seria, affidabile, su cui poter contare, che è in grado di essere quel valore aggiunto che, riportato dentro alla società, non è un pericolo ma una persona nuova.
Il “Natale senza” però è anche la mancanza in carcere di un percorso equo, di una giusta valutazione che metta in evidenza le possibilità e la dignità di un uomo, che valorizzi ciò che è riuscito ad imparare in un mondo pieno di pregiudizi. Ma quello che più di tutto vorrei è il regalo di riuscire a essere il punto di riferimento delle persone più importanti della mia vita, la mia famiglia.
Armando M.
In copertina: murales di Banksy sul carcere inglese di Reading
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