Uno speciale evento espositivo che racconta l’esperienza pioneristica del Centro Video Arte di Ferrara: è quello offerto in questo momento dal MamBo, il Museo d’Arte Moderna di Bologna. Meritevole il fatto che uno dei più importanti musei di arte moderna e contemporanea d’Italia dedichi un approfondimento all’esperienza ferrarese. La rassegna è allestita in una delle sale del percorso museale permanente, collocato all’interno di quelli che erano gli spazi industriali dell’ex Forno del pane, in via Don Minzoni, facilmente raggiungibile dalla centrale via Indipendenza.
“Una ricerca polivalente. Esperienze dal Centro Video Arte di Ferrara” è il titolo della mostra inaugurata giovedì 27 giugno e visitabile fino a domenica 13 ottobre 2024 al MamBo. Ad ospitare un riassunto del percorso video-artistico compiuto dal centro ferrarese è la Project Room, lo spazio riservato a quei fenomeni, eventi, personalità o organizzazioni che hanno avuto un ruolo fondamentale nella recente storia culturale di Bologna e dell’Emilia-Romagna.
Centro video arte – Una ricerca polivalente foto ODeCarlo
Il progetto è realizzato attraverso la collaborazione tra il museo bolognese e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. È curato da Chiara Vorrasi, conservatrice responsabile delle Gallerie ferraresi, e Uliana Zanetti, responsabile del patrimonio del MamBo. L’intendimento – spiega una nota del Settore Musei Civici di Bologna – è quello di “celebrare le attività, a circa cinquant’anni dalla fondazione e a trenta dalla chiusura, del Centro Video Arte di Ferrara, unica istituzione artistica espressamente dedicata in Italia alla produzione di video-tape. Ideato da Lola Bonora nel 1973, e da lei stessa guidato per l’intero corso della sua durata, il Centro Video Arte diviene sin dal suo esordio parte integrante della Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara diretta da Franco Farina“.
Tra i diversi percorsi intrapresi dal Centro Video Arte diretto, l’esposizione si concentra su due aspetti: la video-registrazione di performance e la realizzazione di opere d’arte in forma di video-installazioni e video-sculture. A testimonianza di questi aspetti sono stati selezionati i lavori di alcuni degli artisti più esemplificativi che hanno gravitato attorno alle esperienze del centro ferrarese.
Particolare dell’allestimento
Opere del centro video arte di Ferrara
La Project room del Mambo – foto ODeCarlo
Ecco allora la sequenza di disegni su cartoncino di uno degli artisti italiani più celebri nell’ambito delle videoinstallazioni come Fabrizio Plessi. Firmata da Maurizio Camerani la grande video-scultura, che già alla fine degli anni Ottanta anticipava tematiche ambientali per un artista che è stato tra i più giovani rappresentanti del movimento e che in questi anni ha continuato ad esporre su tutto il territorio nazionale. La video-installazione di Enzo Minarelli, “La Bandiera” (1989), indaga invece gli aspetti, cari a questo autore, che riguardano la poesia sonora e visiva. Completano l’esposizione le proiezioni video, fruibili da due monitor di vecchia generazione. Attraverso uno di questi apparecchi il visitatore può prendere visone del documentario a colori che illustra “Tempo liquido” di Fabrizio Plessi (1990), “Il filo di Arianna” di Claudio Cintoli (1974), “The Box of Life” di Federico Marangoni (1978). Un altro monitor consente di visualizzare il videotape sulla “Discussione sulla struttura e sulla sovrastruttura” di Giuseppe Chiari (1977), la pellicola in 16 mm del regista e pittore Sylvano Bussotti legato al gruppo Fluxus e a John Cage che documenta “RARA (film) guardato al pianoforte dall’Autore” (1978) e “Sentire/Ascoltare” di Claudio Ambrosini (1979).
Sala dedicata al Centro ferrarese alla 1.a Settimana internazionale della Performance
Performance di Abramovic-Ulay alla Galleria d’arte moderna bolognese nel 1977
Per il MamBo e per i musei civici bolognesi questo omaggio non è comunque un episodio isolato. Una sezione documentaria stabile collocata al piano rialzato del MamBo – sullo stesso livello dove sono esposte le collezioni del Museo Morandi – racconta l’esperienza del Centro Video Arte ferrarese in tre teche dedicate a momenti diversi.
Ci sono pannelli fotografici che testimoniano come il Centro Video Arte fu ospite insieme agli ‘scandalosi’ performer Marina Abramovic e Ulay della prima Settimana Internazionale della Performance, curata nel 1977 da Renato Barilli in collaborazione con Francesca Alinovi, Roberto Daolio e Marilena Pasquali alla Galleria d’arte moderna bolognese, in sinergia con lo svolgimento dell’allora neonata Arte Fiera di Bologna.
Un’altra teca di questa parte artistico-documentale è dedicata ai cataloghi dell’attività di Video Arte. Un reperto riguarda la mostra su questo tema realizzata nel 1980 a Torino. Un altro documenta la mostra dedicata al periodo che va dal 1973 al 1979, esposta a Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 2015.
Un articolo della fine degli anni Settanta, a firma della critica d’arte e curatrice Dede Auregli inquadra in maniera emblematica l’eco suscitata dall’esperienza ferrarese nell’universo culturale e artistico nazionale. Il ritaglio, è tratto da una pagina del quotidiano “l’Unità” del 24 marzo 1978, ed è una prestigiosa testimonianza del riconoscimento della pioneristica attività ferrarese e del luogo che ne ospita le attività, elogiato fin dal titolo come “Un gioiello di nome ‘Sala polivalente'”.
La Palazzina Polivalente ‘gemella’ di quella che ospita Spazio Antonioni, a Ferrara
L’esposizione in corso fino all’autunno sul Centro di Video Arte è completata dal grande pannello sulla “Cronologia” che segna le tappe storiche del lavoro prodotto da Ferrara in ambito video-artistico. Si parte dal 1973, quando Lola Bonora e Carlo Ansaloni vengono incaricati dal presidente della Regione Emilia-Romagna per sperimentare l’uso documentario del video. Altra tappa quella del 1977 con appunto l’apertura della Sala Polivalente, anch’essa diretta da Lola Bonora, accanto a Palazzo Massari, nuova sede della Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara, che permette di ampliare la programmazione con performance, spettacoli musicali e teatrali, letture di poesia, rassegne cinematografiche. Importante il punto segnato nel 1980, quando la Videoarte approda a Torino con una mostra, dove sono incluse le opere monocanale di Lola Bonora, Maurizio Bonora, Claudio Cintoli, Maurizio Cosua, Janus, Klara Kuchta, Christina Kubisch, Giuliano Giuman, Franco Goberti, Lorenzo Lazzarini, Elio Marchegiani, Armando Marrocco, Fabrizio Plessi, Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, Gretta Sarfati, Guido Sartorelli, Nanda Vigo e William Xerra, Claudio Zoccola.
Andy Warhol a Ferrara nel 1975 intervistato da Franco Farina e Lola Bonora
Un’opera che potrebbe essere utile integrare nel rilancio di quell’esperienza è il lavoro curato in tempi recenti dalla docente dell’Università di Ferrara Patrizia Ada Fiorillo, che ha in qualche modo sancito la consacrazione storico-accademica dell’attività culturale e artistica di Palazzo dei Diamanti e del contiguo Centro di Video Arte di Ferrara. Quasi 25 anni dopo il termine di quell’esperienza, la docente di Fenomenologia dell’arte contemporanea di Unife ha deciso di avviare uno studio sistematico di ricerca e documentazione. Per far questo ha coinvolto diversi altri studiosi e collaboratori. Ne è uscito il volume “Arte contemporanea a Ferrara” (Mimesis edizioni) a cura appunto della professoressa Fiorillo, che nel 2017 ha avuto il grande merito di fissare una testimonianza articolata e filologicamente strutturata sul ruolo propulsore svolto da Palazzo dei Diamanti in ambito artistico-intellettuale, che rende Ferrara protagonista di quanto di più innovativo accade in quegli anni in Italia e nel mondo. Particolare attenzione è infatti data al periodo che dal 1973 al 1993 fu segnato dalla direzione di Franco Farina per le Civiche gallerie e di Lola Bonora per il Centro di Video Arte. Io stessa ho avuto il compito di evidenziare le forti risonanze nazionali e internazionali del lavoro che veniva fatto a Ferrara. Nel capitolo dedicato a “La comunicazione, la stampa e l’editoria” sono venuti fuori i tanti e prestigiosi attestati di stima arrivati da critici, giornalisti e intellettuali attraverso pagine di giornali, magazine. Ma anche lettere e scambi personali che dalla direzione di corso Ercole d’Este si diramano nel mondo, da Parigi a New York. Per dei pionieri multimedia ante-litteram.
Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, MN 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, BO 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici UniFe, Mimesis, MI 2017). Ha curato mostra e catalogo “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.
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