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La fiera del bebè e la biodiversità cancellata a Milano

Il 20 e il 21 maggio a Milano si è tenuta la fiera del Bebè ” Wish for a baby.”
All’interno una ventina di stand con hostess ben vestite e sorridenti che promettono di garantire a chiunque lo desideri un figlio su misura!
Il concepimento di un figlio trasformato in un processo industriale, staccato completamente dalla relazione e dall’amore.  Scrivono nero su bianco gli organizzatori: “Se sei alla ricerca di opzioni di trattamento a livello locale e/o in tutto il mondo, di terapie complementari, dei più recenti prodotti e tecnologie in ambito di fertilità, di consulenza legale, di una rete sociale o di un’assicurazione, li potrai trovare qui.”

Wish for a baby’ è organizzata in collaborazione con cliniche per la fertilità che dichiaratamente si occupano di “surrogacy”, cioè di utero in affitto (IVF Babble). Che ti assicurano gravidanze e parti garantiti, nonché banche del seme e di ovuli (disponibilità, sicurezza, varietà e costi inferiori).

Fuori dalla fiera, ben distanziati, alle porte dei due ingressi, i presidi  di protesta.
Da un lato le forze politiche della Destra ,FDL e Lega.
Dall’altro le associazioni femministe e organizzazioni di Resistenza al nanomondo , FINAARGIT- rete internazionale Femminista contro la riproduzione artificiale, l’ideologia gender e transumanesimo-  a cui si sono uniti l’Assemblea di resistenza al Transumanesimo di Bergamo,   uniche realtà che hanno compreso veramente la posta in gioco di tutta questa narrazione edulcorata della “maternità per tutti”.

Si perché questa fiera non  bypassa solo la legge 40 con la propaganda dell’utero in affitto (vietata espressamente all’articolo 12 ),  ma si spinge sulla vitrificazione degli ovociti, sull’adozione degli embrioni, sulla compravendita di corpi e di pezzi di corpo e su informazioni pratiche per spostare da un paese all’altro materiale biologico. Insomma, una fiera indecente di cui pochi hanno parlato, e pochi continuano a parlarne perché, se davvero divenisse dibattito pubblico, forse il risveglio dell’umanità sarebbe vicino.

Da circa una decina di anni mi occupo di maternità surrogata e ho visto come questo tema sia stato sempre tenuto ai margini del dibattito pubblico o solo lievemente accennato grazie a una neo lingua che cancella la schiavitù e il disegno transumanista aberrante che si cela  dietro a questa pratica.

Ma c’è di più, una volta disvelato l’orrore di una pratica  fondata sulla separazione del cucciolo d’uomo dal ventre  della madre, l’ambiente dove è cresciuto per nove mesi,  bisogna avere il coraggio di andare a monte e parlare di PMA e di riproduzione artificiale, perché l’obiettivo non è mai stata la cura (sono tutte tecniche che non curano l’infertilità) ma, semmai, quella di  spostare il concepimento e la riproduzione fuori dai corpi viventi e immetterli nel laboratorio. 
Dovremmo avere imparato con la storia dei semi di Monsanto, che l’espropriazione della capacità riproduttiva prima dalla terra e oggi dai corpi, è finalizzata a renderli sterili per sempre e a cancellare la biodiversità a vantaggio esclusivo di certe élite che hanno un disegno preciso sul mondo.

La biodiversità è a rischio! E’ un dato di fatto. Tutti oggi si riempiono la bocca di green e di salvaguardia della biodiversità, però poi, se si va alla radice del problema, se si tenta di aprire gli occhi sulla direzione politica e finanziaria intrapresa, che è tutto tranne che green e a tutela della biodiversità, nessuno la vuole affrontare.

Doppiamente indecente  che questa fiera  si  sia svolta a Milano nel silenzio generale da parte del Sindaco  Beppe Sala e dell’ assessore alla cultura Tommaso  Sacchi, che si fregiano  però di avere inaugurato la più grande mostra italiana di Salgado dedicata  all’”Amazonia” . Una mostra tutta dedicata alla importanza della salvaguardia della biodiversità della natura ma anche di quella umana. Una celebrazione delle popolazioni indigene che sono giunte al 2023 in maniera culturalmente diversa ma non meno importante.
Fa infuriare dunque vedere questi politici onorare a parole la politica e la cultura green, sperticarsi in difesa della biodiversità senza poi attivare il seppur minimo pensiero critico riguardo a quanto, a poca distanza dalla mostra, si stava  propagandando. La leggerezza  e la superficialità con la quale affrontano temi di vitale importanza per il nostro pianeta e per le nostre comunità, lascia basiti. A sorprendere è anche l’incompetenza con cui si occupano di aree del verde nella città .

Lea Garofalo (Petilia Policastro, 24,,04.1974 – Monza, 24.09.2009) è stata una testimone di giustizia italiana, vittima della ‘ndrangheta.

Al ritorno dal presidio mi sono imbattuta nel gruppo di ambientaliste che difendono “il giardino di Lea Garofalo” in piazza  Baiamonti,  contiguo a un fazzoletto di terra con alberi centenari e un glicine maestoso che verrà tagliato per far posto a  un edificio di 6 piani: il  nuovo Museo della Resistenza, deciso dall’intraprendente e contraddittorio sindaco Sala.

Un angolo di verde storico, frequentato da bambini e anziani, in una zona urbana molto densa viene sradicato  e cancellato in nome delle solite ipocrite belle parole sulla memoria!

Le motivazioni delle Resistenti di Baiamonti  sono suonate assolutamente di buon senso anche a una ‘foresta’ come me. Non sono contro il museo ma il progetto di cementificazione non ha nessuna logica urbanistica in quel quartiere.

 

Se abbiamo da restituire qualcosa ai nostri figli questo qualcosa non è la ricetta di come costruire il loro futuro, o fornirgli “modelli replicabili”, i famigerati protocolli che sono proprio alla base della cancellazione della biodiversità, ma i principi etici e sacri  verso la terra e verso i nostri corpi ( dove per corpi, terra e suolo intendiamo anche e soprattutto l’invisibile che si muove dentro e fuori di noi), che da secoli ci tramandiamo e che in una generazione abbiamo falciato in nome di un falso “ progresso” che porterà, di questo ne sono certa, alla distruzione del senso stesso di umanità.

In copertina: Milano, lo striscione appeso dai “Resistenti di Baiamonti” nel “Giardino di Lea Garofalo”, un angolo di biodiversità minacciato da 6 piani di cemento armato del progetto di un nuovo Museo della Resistenza.

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Roberta Trucco

Classe 1966, genovese doc (nel senso di cittadina innamorata della sua città), femminista atipica, felicemente sposata e madre di quattro figli. Laureata in lettere e filosofia con una tesi in teatro e spettacolo. Da sempre ritengo che il lavoro di cura non si limiti all’ambito domestico, ma debba investire il discorso politico sulla città. Per questo sono impegnata in un percorso di ricerca personale e d’impegno civico, in particolare sui contributi delle donne e sui diritti di cittadinanza dei bambini. Amo l’arte, il cinema, il teatro e ogni tipo di lettura. Da alcuni anni dipingo con passione, totalmente autodidatta. Credente, definita dentro la comunità una simpatica eretica, e convinta “che niente succede per caso.” Nel 2015 Ho scritto la prefazione del libro “la teologia femminista nella storia “ di Teresa Forcades.. Ho scritto la prefazione del libro “L’uomo creatore” di Angela Volpini” (2016). Ho e curato e scritto la prefazione al libro “Siamo Tutti diversi “ di Teresa Forcades. (2016). Ho scritto la prefazione del libro “Nel Ventre di un’altra” di Laura Corradi, (2017). Nel 2019 è uscito per Marlin Editore il mio primo romanzo “ Il mio nome è Maria Maddalena”. un romanzo che tratta lo spinoso tema della maternità surrogata e dell’ambiente.

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