Mi chiamo Ahmad, che significa molto lodevole, uno dei tanti nomi del Profeta, ho otto anni e abito a Gaza.
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Mi chiamo Ahmad, che significa molto lodevole, uno dei tanti nomi del Profeta, ho otto anni e abito a Gaza. Non conosco il significato della parola pace, non ho memoria di un tempo in cui non scoppiavano le case. L’odio, la cattiveria, la vendetta, galleggiano nelle pozzanghere ed emergono dalle macerie.
A dire il vero io non so il vero motivo per cui ci odiano e noi odiamo loro, per la terra, che prima era nostra e poi ci è stata tolta, ma loro dicono che duemila anni fa c’erano loro.
Ma io non mi ricordo, mica ero nato.
Tempo fa non era così brutto abitare a Gaza, sì, c’erano tanti funerali, molti erano bambini, scoppiava una casa ogni tanto, un po’ qua e un po’ là, ma riuscivamo anche a ridere. Oggi i funerali non si fanno nemmeno più, non ci sono i cimiteri, non c’è più posto per i morti, della mia classe sono già morti cinque bambini. Dicono che sono morti dei bambini anche dall’altra parte del muro, io credo che i bambini non c’entrino niente con questa guerra dei grandi.
Eppure Dio è con noi, ma noi continuiamo a morire, forse il loro Dio è più forte del nostro, oppure Dio non c’entra niente. Chissà perché ogni tanto si addormenta e non protegge i bambini? Forse è stanco di noi, di tutti noi. Una volta quando scoppiavano meno bombe noi giocavamo a calcio, io ero Messi e un mio amico Ronaldo, ma alle volte eravamo anche altri calciatori. Sognavamo di indossare la maglia numero dieci e il numero lo scrivevamo col pennarello, ma poi la mamma si arrabbiava.
C’è tanta polvere, ieri è morto mio nonno, due miei cugini sono rimasti sotto le macerie, il mio papà è morto tanto tempo fa, quasi non mi ricordo più di lui.
E io? Chissà se le bombe continueranno a mancarmi anche domani?
Cover: 2022, Bambini giocano a calcio per le strada nella striscia di Gaza (foto wow nature)

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Cristiano Mazzoni
Commenti (2)
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Guardavo ieri sera un video in cui c’erano ragazzini in Cisgiordania che giocavano a pallone in strada. Erano quattro o cinque, passavano delle auto, un ragazzo raccoglieva il pallone, parlava con i suoi coetanei. Un’auto poco distante si fermava, un’altra, una specie di furgone, sterzava e ne uscivano tre uomini che prendevano i ragazzi e li buttavano dentro al furgone. Un ragazzo scappava, le porte si chiudevano, le auto ripartivano, a terra restava il pallone.
La visione del video ripreso da poco distante mi aveva causato dolore e il suo rifiuto, che vuol dire voltare la mente dentro perché si sente ferita e incapace. Il tuo racconto mi ha riportato alla necessità di guardare.
grazie. Come Ahmad nemmeno io capisco. Solo che io sto qua e le case non scoppiano, e quando muore un bambino, per malattia, incidente o altre ragioni, la cosa provoca dolore e vicinanza in tutta la comunità.
Quindi, sì vedere e guardare è necessario, perché Ahmad e quei bambini che giocano a pallone e fanno Messi e Ronaldo sono nostri bambini allo stesso modo. E se non vediamo non ce ne rendiamo conto.