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Ferrara film corto festival

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Il merlo e la Liz

Sei troppo grossa! Sei troppo nera! La gente avrà paura di te. Come faccio a tenerti.”

La Liz, una cucciola di lupo senza mamma e senza casa, guardò la bambina e d’improvviso le zompò addosso riempiendole la faccia di leccotti e dandole piccole testate con quel muso dalla lingua rosa e senza denti.

Esagerata”, le dice la bambina stringendola tra le braccia e pensando che, da quel goffo grosso scuro animale non si sarebbe più separata.

Cresceva la bambina e cresceva, ma molto più velocemente, la cucciola.

La Liz e la bambina

Dopo un anno la Liz sembrava proprio il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso e quando camminavano per strada i bambini si giravano spaventati urlando: “Aiuto il lupo” e le mamme e gli altri proprietari di cani scansavano preoccupati quella coppia.

Esagerata”, la sgridava benevolmente la bambina, “mangi troppo, corri troppo, non stai mai ferma, fai paura alla gente”.

E la Lizettona, che non era più una cucciola, le zompa addosso e le bagna la faccia con la sua grande lingua salivosa, dandole spinte affettuose con quel testone dal muso feroce e dalle bianchissime enormi zanne.

Il tempo passava felice tra giochi, zuppe gigantesche, corse, abbracci e…disastri.

Liz, molla!”, urla arrabbiata la bambina quando la Liz insegue le galline del vicino.

Cane cattivo”, si dispera quando per giocare con la palla calpesta tutti i fiori del giardino e fa buchi grandi come canyon.

Nooo!” ancora si lamenta guardando le sue scarpe preferite finite a pezzi dai morsi di quella stupida cagnolona testona.

La Liz diventa triste quando viene sgridata. Tanto triste. E mette la coda tra le gambe, piega la sua testona da un lato per capire meglio e guarda la bambina aspettando il perdono.

Esagerata Lizettona”, alla fine dice la bambina vedendo quel bestione dispiaciuto e implorante.

E a quelle parole, zac! La Liz scatta come un lampo ed è subito addosso alla bambina per cercare abbracci.

Un pomeriggio, dopo aver corso a perdifiato, la bambina e il suo cane si sdraiarono sull’erba a guardare in su.

D’improvviso arrivò un merlo che, in quella pausa, cominciò a fare un gran baccano. Cantava a squarciagola, non stava mai fermo, svolazzava in qua e in là da farti girare la testa, zampettava in su e in giù, a destra e a sinistra, quando si fermava per qualche istante ti osservava allegro piegando la testolina da un lato.

Guarda Liz”, dice la bambina, “fa proprio come te. Scommetto che, se tu ti trasformassi in un altro animale, saresti proprio come quel merlo nero”.

La Liz, che si stava rotolando sul prato, si fermò come se un pensiero le avesse attraversato la mente. Poi sentì il rombo di una moto e via! Corse abbaiando all’inseguimento dell’intruso.

La bambina cresceva e diventava grande, anche la Liz era diventata una Lizettona grossa e forte con un vocione che faceva davvero paura e una scodella grande come l’equatore. La gente che non la conosceva aveva un po’ paura e non credeva che potesse essere un cane affettuoso e giocherellone.

Se saltava, le persone subito urlavano, se apriva la bocca per un sorriso, quelle zanne splendenti facevano drizzare i capelli. Chi non la conosceva, quando la vedeva per la prima volta, la evitava o addirittura scappava, c’era anche chi le diceva brutte parole cattive.

La Liz si mortificava, e allora piegava da un lato la testa per capire meglio.

Qualche volta la bambina cercava di aiutarla e spiegava alla gente che la Liz era buona, che cercava solo la loro amicizia, ma la Liz era così grossa e soprattutto così nera che non c’era ragione che tenesse.

Uno strano giorno la Liz fece una cosa che la bambina pensava fosse impossibile: non toccò neanche un boccone della sua grande zuppa.

Che starà succedendo?” si chiese perplessa e rimase in attesa.

La liz e il merlo con le stelle

Quello stesso giorno accadde un’altra cosa straordinaria, il nero merlo lucente si andò a posare sul prato soleggiato, vicino vicino alla cagnolona che lo guardò assopita lasciandolo fare.

Alla bambina sembrò persino che si parlassero, che si dicessero qualcosa di molto segreto.

Guardandoli sorrise e si disse ”Se dovessi disegnare l’anima del mio cane, la farei proprio come il merlo lucente quando vola”.

Arrivò il giorno dopo, e la Liz non toccò ancora neanche un boccone. Quando la bimba si avvicinò un po’ preoccupata, la Lizettona le diede la zampa. Alla bimba piaceva quando al suo comando “Dà la zampa!” la Liz, tutta concentrata e attenta, si sedeva e le appoggiava sgraziatamente la zampa sulla mano. Diceva “Bravo cane!” e sapeva che a lei piaceva tanto sentirsi dire “Bravo cane”. E così non la smetteva più di battere la sua zampona sulla sua manina rosa.

La bambina perciò le disse “Bravo il mio cane!” e la Liz sorrise.

In quel momento arrivò svolazzante e fischiettando il merlo.

La Liz lo guardò, si accucciò lentamente vicino alla bambina, il muso sul suo grembo e si addormentò.

La nera Lizettona non si risvegliò mai più. Ma da quel giorno, tutti i giorni, il merlo si mostrava alla bambina facendo il solito baccano: cantava, volava in qua e là, in alto e in basso, becchettava questo e quello e non stava mai fermo.

Esagerato” gli diceva la bambina ridendo, contenta di avere vicino a sé, per sempre, l’anima nera

e allegra della sua Liz.

N.B. Illustrazioni elaborate al computer di Giovanna Tonioli

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Giovanna Tonioli

Giovanna Tonioli da molto tempo si occupa di Dipendenze Patologiche nel servizio pubblico. A lungo, come educatrice, ha pensato di fare uno dei mestieri più belli perchè coraggioso, avventuroso, “stupefacente” come le storie delle persone. Il battesimo lo deve a Marco Cavallo e, sull’onda del pensiero della Psichiatria Democratica, le piace abbattere le porte chiuse e lottare contro tutte le forme di stigma; è testimone delle più svariate umanità. Si è laureata in Psicologia clinica, si è specializzata presso l’Istituto di Psicoterapia Espressiva di Bologna ed è socia di Art Therapy italiana. Lavora a Ferrara. L’incontro con l’arte terapia è stata una svolta importante sia personale che professionale – ma Marco Cavallo lo sapeva già – e così come libero professionista svolge l’attività di Psicoterapeuta Espressiva, dove l’arte, la creatività e l’estetica si sposano con la psicoanalisi, le neuroscienze, la mente con il cuore delle persone. Una terra di mezzo, uno spazio transizionale in cui le parole possono incontrarsi con tutte le forme espressive, il rigore con la curiosità e il gioco, la disciplina con l’immaginazione. Giovanna è anche un mezzo (e sottolinea “mezzo”) soprano, una sfocata fotografa, un’artista naif. Vive in provincia di Ferrara, precisamente alla Cuccia, una piccola casa in uno sperduto borgo di campagna, con i suoi cani che nel tempo si avvicendano, ma che, sempre, sono a loro modo grandi maestri di vita.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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