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Vite di carta. Marco Malvaldi al Liceo Ariosto. Imparare dai ragazzi – 2. parte

Questa volta mi sento proprio impreparata e vengo a ricevere lumi dall’incontro con Marco Malvaldi su un argomento di fisica. Si tratta di una nuova branca del progetto Galeotto fu il libro, il Galeotto scientifico per l’appunto, e Marco Malvaldi torna a incontrare gli studenti all’Ariosto, dopo esserci venuto nel maggio del 2015.

il secondo principio marco malvaldiOggi viene  per dialogare sul suo saggio dal titolo Il secondo principio, uscito nel 2021 presso Il Mulino. Si parla di termodinamica e di chimica, si fa riferimento a sistemi isolati, in particolare a uno: l’universo fisico. Una bazzecola.

Non solo sono impreparata, arrivo anche quando l’incontro è cominciato da una buona mezz’ora e non mi piace per niente partecipare alle cose a metà. Però sono qui e mi dico che almeno sentirò per intero la seconda parte della conversazione, quella sul ‘libro Galeotto’ scelto da Malvaldi. Si tratta di Il sistema periodico di Primo Levi, un capolavoro.

Prendo posto in prima fila, dove le colleghe e amiche mi hanno riservato un posto e una copia cartacea del canovaccio preparato insieme agli studenti intervistatori. Scorro le prime pagine e trovo come sempre la presentazione dell’ospite e del libro su cui si dialoga oggi, seguono le domande.

Leggo e intanto ascolto Malvaldi con la sua voce potente che si accalora a rispondere. Lo vedo muoversi sul palco, è in piedi e fa la spola tra lo schermo su cui sono proiettate slide esplicative preparate dai ragazzi e la parte del palco più vicina all’uditorio, oltre un centinaio di studenti. Quando è in quest’ultima posizione ce l’ho davvero a poca distanza e la prossemica fa la sua parte.

C’è silenzio, c’è attenzione. Sono in ballo concetti, quello di entropia in primo luogo, che coinvolgono il sistema universo. Sento la mancanza delle risposte che Malvaldi ha già dato, ma mi sforzo di captare i contenuti su cui si concentra con la sua verve espositiva.

L’entropia è una grandezza fisica che misura il grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento” leggo nel canovaccio; Malvaldi intanto sta dicendo che nell’universo essa è destinata ad aumentare nel tempo, sulla base del secondo principio della termodinamica.

Ripercorre i contributi che a questo principio hanno dato alcuni grandi studiosi nella storia del pensiero scientifico, da Lucrezio a Boltzmann passando per l’’Ulisse della termodinamica’, il tedesco Rudolf Clausius. Mescola nomi della letteratura a illustri uomini di scienza e col suo accento toscano, non troppo pronunciato, ma pur sempre inconfondibile, fa da eco a un certo Galilei di cui sento la presenza.

Tocca corde piuttosto sensibili per i giovani che ha davanti. Parla di futuro, parla della conoscenza come primaria forma di potere e come antidoto a ogni forma di totalitarismo;  incita i ragazzi alla curiosità, alla voglia di consapevolezza su di sé e sull’universo con le sue leggi.

E quando lo studente di turno introduce la conversazione su Il sistema periodico, Malvaldi passa all’altra sua anima, la letteratura. Lo fa con scioltezza e si misura col capolavoro di Primo Levi come chimico e come uomo.

il sistema periodico primo leviMette in campo un respiro ancora più ampio da dare ai discorsi. Cosa rappresenta questa raccolta di racconti nella produzione di Levi: è una autobiografia in chiave chimica, dice, un affresco della natura umana fatto di 21 tasselli, ognuno un elemento della tavola di Mendeleev.

Ognuno una metafora della antropologia di cui siamo fatti, come si vede per esempio in Zinco, il racconto sulla impurità. Quello in cui Primo, giovane universitario, ha il vero incontro con la chimica e lavorando in laboratorio a preparare solfato di zinco scopre il comportamento assai diverso che questo elemento assume a seconda dei composti ai quali prende parte.

Scopre che “perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze, e le impurezze delle impurezze… Ci vuole il dissenso, il diverso, il grano di sale e di senape; il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale”. In analogia perfetta con la propria diversità di ebreo.

Nell’etimologia stessa della parola chimica è contenuta la capacità di trasformare, precisa Malvaldi, e riferisce a se stesso prima cha al sistema universo questa chiave di lettura. La chimica lo ha edotto sui suoi limiti, lo ha reso consapevole della propria identità attraverso successi ed errori,  ha incentivato in lui curiosità e conoscenza in un intreccio ancora produttivo.

Anche come romanziere ha bisogno della chimica, per avere un rapporto più obiettivo con la realtà, per dosare precisione e fantasia nel composto narrativo dei suoi gialli.

Guardo dalla mia postazione le colleghe che hanno lavorato a questo incontro: l’insegnante di matematica e fisica, che è al suo primo Galeotto, mi sembra più emozionata che mai. La capisco. A incontro finito le potrò rivolgere la domanda per me più vera: “Quanto ti sei divertita a fare questa esperienza Galeotta?” Ha il viso stanco, che le si illumina, mentre fa sì più volte con la testa.

Malvaldi sta mettendo insieme uomini e mondi nelle sue osservazioni, comprendo bene che sta dando prova della continuità tra i saperi, del continuum conoscitivo a cui ci ha invitati già da un po’ Galileo.

La platea è fatta di adolescenti: non sarà che li sta portando troppo lontano? No, mi rispondo. Ce lo hanno condotto loro, con domande come la numero 6: “Sapendo che l’entropia è una grandezza fisica che misura quanto un sistema sia lontano da uno stato di equilibrio, e sapendo che l’entropia dell’universo è gradualmente aumentata, possiamo pensare che possa influire anche sulle nostre emozioni?

Nota bibliografica:

  • Marco Malvaldi, Il secondo principio, Il Mulino, 2021
  • Primo Levi, Il sistema periodico, Einaudi, 1979

Immagine della cover a cura dell’autrice

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari di Roberta Barbieri nella sua rubrica Vite di cartaclicca [Qui]

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

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